<9> IL TEATRO
DELL’ACCADEMIA DEI FECONDI
Gennaio 2012
Ero appena entrato nella hall de Le Vele, quando mi si
fece incontro la signora Simona, l’animatrice di questa
istituzione.
- Ciao, Mario. Ieri sera, dopo cena, ho potuto vedere le
carceri di Fucecchio in piazza Vittorio Veneto.
- E come hai fatto?
- Ero stata invitata ad una riunione del CAI (Club Alpino
Italiano) di Fucecchio e, come tu certamente saprai, la
sua sede si trova proprio in una stanza del guardiano
delle carceri. Mi hanno fatto vedere un cella. Che
tristezza! Come avranno fatto a viverci i detenuti! Devono
essere molto antiche queste celle a giudicare dalle porte
e dallo spessore delle loro pareti.
- Risalgono soltanto al 1783 e solo Dio sa quante
maledizioni queste celle raccolsero specialmente da parte
dei notabili fucecchiesi.
- I notabili fucecchiesi? O per quale ragione se la
presero tanto con questo carcere! In fondo loro non
avevano niente da temere: generalmente i ricchi in galera
non ci vanno mai.
Cosa c’era prima delle celle in quest’ala del Palazzo
Pretorio
La nostra conversazione aveva attirato l’attenzione di
Ilaria, la ragazza che in questa struttura svolge la
mansione di portiera, ma che tutti hanno ribattezzato la
super-computerizzata per l’abilità con cui usa computer ,
cellulari e fotocamere di cui conosce tutti i segreti.
- Ma mi dite, per piacere, dove si trova codesto carcere?
– ci chiese Ilaria.
- Si trova sull’ala destra del Palazzo Pretorio al primo
piano, in piazza Vittorio Veneto – risposi.
- Mah, io non mi ero mai resa conto che il Palazzo
Pretorio ci avesse un’ala. O non avrebbe dovuto esserci
un’altra arcata per dare continuità al portico?

Ripresi:
- Ed infatti fino al 1782 c’era anche sotto quest’ala il
portico con una bella arcata.
- E allora – proseguì la super-computerizzata, sgranando i
suoi begli occhi sempre vividi di luce – perché non c’è
più?
- Perché in quello spazio ci venne realizzata la chiesa
per i carcerati intitolata a S. Leopoldo e perciò l’arcata
che dava sulla piazza venne tamponata con un muro. Cara
Ilaria, le celle del carcere si trovavano al primo piano,
mentre la chiesa si trovava al piano terra. Tutte le
domeniche ed anche in occasione delle altre festività
religiose tutti i carcerati vi scendevano per ascoltare la
Messa che veniva celebrata da un frate di piazza La
Vergine. E vi scendevano anche il 15 novembre festa di S.
Leopoldo.
Simona, l’animatrice, che aveva seguito con curiosità lo
scambio di “botta e risposta” fra me ed
- Mi puoi spiegare perché i notabili di Fucecchio ce
l’avevano tanto con questo carcere?
- Perché il nostro Comune per poter realizzare il carcere
voluto dal Granduca con una decisione del 1780 dovette
costruirlo in quest’ala del Palazzo dove c’era un teatro
con i fiocchi e nuovo di zecca se tieni presente che aveva
soltanto 27 anni.
- Un teatro coi fiocchi?
- Sì, proprio con i fiocchi. Era lungo 26 metri e largo
13. Era tutto in legno. C’erano la platea, una fila di
tredici palchetti, l’area per l’orchestra ed un palco con
camerini. Se vuoi ti faccio vedere la sua pianta che devo
consegnare alle ore 11 al dott. Vezzosi.

- Mario, io non riesco a capire come mai il Comune poté
demolire un Teatro nuovo che non era suo. A proposito di
chi era il Teatro?
- Era dell’Accademia dei Fecondi.
- E costoro chi erano?
- Erano un gruppo di intellettuali benestanti, anzi
ricchi. Coloro che “contavano” e che ancor oggi vengono
chiamati notabili. Questo gruppo o Accademia era nato, con
l’approvazione del Granduca lorenese, il 2 agosto 1752. Mi
ricordo anche i nomi di alcuni di loro: Panicacci,
Galleni, Lampaggi, Montanelli, Orlandini… Per realizzare
quel teatro, detto dei Fecondi, avevano speso una cifra
per quei tempi astronomica: 1.000 scudi!
- Ed il Comune – protestò Ilaria - come poté permettersi
di compiere quello scempio!
- Cara Ilaria, mi dispiace contraddirti, ma il Comune non
commise nessuno scempio.
- O Mario, tu ma fai cascar dalle nuvole. Proprio tu ti
metti a dire codeste cose!
- Se avrete la pazienza di ascoltarmi comprenderete che il
Comune non poteva far diversamente.
- Allora spiegaci la situazione – intervenne Simona,
l’animatrice sui quaranta maglietta nera e jeans,
acconciatura a caschetto di non più di due centimetri,
occhi castani, statura media.
- Dovete saper che nell’ala del palazzo Pretorio, prima
che vi fosse montato il Teatro dei Fecondi c’era lo
stanzone delle recite. E questo stanzone era del Comune
che in genere riduceva la stagione teatrale annua a due
sole rappresentazioni; quella del Carnevale ed un’altra
riservata a festività speciali. Il proprietario dello
stanzone delle recite era il Comune. Nell’agosto del 1753
l’Accademia dei Fecondi chiese al Comune di concedergli in
uso quello stanzone per realizzarvi un teatro di cui si
sarebbero assunti l’onere della costruzione e della
gestione. Il Comune fu felice di assegnare ai Fecondi la
concessione in uso dello stanzone e non la proprietà.
Ilaria cominciò ad approvare con i movimenti della testa e
si lasciò sfuggire:
- Comincio a capire.
- Ora dovete anche sapere che in questo palazzo, fino al
1780, si svolgevano processi di poco conto ad opera del
Podestà che interpretava da sempre il ruolo di Giudice. Al
piano terra del palazzo c’erano anche delle celle per il
soggiorno temporaneo dei detenuti. Nel 1780 Fucecchio
venne promosso e vi venne istituita addirittura una
Pretura che a quel tempo si chiamava Vicariato e che
serviva addirittura ben 7 comuni. Ed il vicariato si
occupava di cause civili e criminali. Per questa ragione
ci volevano due carceri distinte: una per i detenuti
civili ed una per i detenuti criminali. Il Comune escogitò
mille soluzioni per evitare la demolizione del teatro dei
Fecondi. Ma il Vicario s’impuntava sempre ed affermava:”Il
carcere deve essere accanto all’aula del tribunale!” Il
Comune dovette cedere ed utilizzare l’area occupata dal
teatro per destinarla a carcere criminale formato da sette
celle per uomini ed una per donne.
- Ora abbiamo capito: il Comune non volle fare un dispetto
ai notabili. Fu costretto a costruire il carcere là dove
prima c’era lo stanzone delle recite diventato in seguito
Teatro dei Fecondi - approvò Ilaria.
- Allora, Mario, di quel teatro non c’è rimasto proprio
niente? – chiese ancora Ilaria.
- Soltanto un paio di cronache di spettacoli rappresentati
nel Teatro redatte da un sacerdote che aveva l’abitudine
di scrivere un suo diario quotidiano che lui intitolò
RICORDI.
- Ma si potrebbe avere una copia di quelle cronache?
- Sì, sì. Ve le porterò domattina.
Alcuni RICORDI del canonico Giulio Taviani
Il giorno dopo ritornai a Le Vele per consegnare tre
“pezzi del canonico Giulio Taviani all’animatrice e alla
portiera.
Varcata la porta a vetri , inquadrai subito Ilaria,
sprofondata nella sedia dietro al suo tavolo scrivania.
Neppure si accorse della mia presenza: stava ciattando sul
suo computer.
- Buongiorno, Ilaria.
- Buongiorno, Mario. Ce li hai portati quei pezzi sul
Teatro dei Fecondi che ci avevi promessi?
- Eccoli !- le dissi porgendole una busta nella quale li
avevo messi.
- Grazie, Mario!
- Ah, dimenticavo di dirti che il primo scritto porta un
titolo che sembra non abbia niente a che fare con gli
spettacoli che venivano rappresentati nel Teatro dei
Fecondi che si trovava al primo piano dell’unica ala del
Palazzo Pretorio. Se avrete la pazienza di leggerlo vi
renderete conto che il tema di fondo è costituito dagli
spettacoli teatrali.
- Va bene. Lo dirò anche a Simona. Ciao, Mario.
- Ciao, Ilaria.
I tre “pezzi” del canonico Taviani
18 Febbraio 1770
Prediche nella chiesa La Vergine durante il Carnevale
Ho detto, che il frutto di questa Missione fù grande,
ed in realtà fù tale, poiché nel tempo della medesima non
si fece una dimostrazione pubblica di Carnevale, come
Mascherate, Festini e generali Conviti, ad eccezione del
Teatro, quale non vollero cessare di tenerlo aperto fino
all'ultimo dì di Carnevale, quale fù aperto un mese prima
di quella improvvisa Missione, che anzi fecero poco
cristiane ed impertinenti parti ai due menzionati
religiosi arrivando fino a pretendere che cessassero di
predicare, perché non patissero danni gli impresari del
Teatro, dove poco fù il concorso, e vi stavano con gran
silenzio e modestia. Sopra di questo punto vi fù del
sussurro per la Terra, e lo facevano due Dottori di due
Famiglie fra le Principali della Terra Medesima, i quali
non ebbero seguito, se non quello di alcuni pochi mondani,
per non essere persone di virtù, e di stima presso del
Popolo.
3 Novembre 1774
Spettacoli al Teatro dei Fecondi
Ricordo, come nella sera del dì suddetto da una compagnia
di comici toscani fu aperto il nostro Teatro dei Fecondi
con applauso universale non considerandovi quei soliti
quattro, che hanno lo spirito della contraddizione verso
di tutte le cose, che non sono proposte da loro medesimi,
ma la loro disgrazia porta, che essendo conosciuti per
nimici del comune sollievo, non sono considerati uno zero,
i nomi dei quali si tacciono per carità.
28 Dicembre 1774
Compagnia di comici al Teatro dei Fecondi
Ricordo, come nella sera del dì suddetto fu messa in
scena nel nostro Teatro da una Compagnia di comici
fiorentini la commedia intitolata LA DONNA DI TESTA
DEBOLE, la quale erano determinati di recitare nella sera
dei 26, se la prima donna fosse stata in ordine, come
supponevano.
Costei era una romana raccomandata al sig. canonico Benzi
fiorentino e dal medesimo raccomandata poi ad alcuni
nostri fucecchiesi per lettera per non averlo potuto fare
a bocca, come aveva già detto di fare.
La Compagnia dei Comici suddetta venne in Fucecchio per
tenere aperto il nostro Teatro nel futuro Carnevale 1775.
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