la FUCECCHIO che non c'è più

 

<19> ANCHE LA FORNACE DEL BALDACCI È MORTA DA OLTRE 60 ANNI

- Pronto, pronto, pronto. Sono Margherita. Senti, Mario, avrei bisogno di 6 foratini per il giardinetto della signora presso cui lavoro come colf. Dove potrei acquistarli?
- Per la via di Padule, subito dopo aver attraversato il ponticello che passa sopra il Rio.
- Io non sono pratica. Puoi accompagnarmici?
- Volentieri.
- Allora passo subito a prenderti con la mia macchina.
- Va benissimo, Margherita. Ti aspetto davanti al cancellino dell’ingresso della mia casa.
- Grazie, grazie, grazie, Mario. Vengo subito.
Non erano trascorsi neppure cinque minuti che vidi comparire l’auto di Margherita sulla corsia destra del viale Marco Polo dove io abito.
Senza tanti preamboli salii in macchina, mi allacciai la cintura e le indicai il percorso da seguire per portarci sul ponticello che attraversa il Rio. Fatti una cinquantina di metri in discesa, parcheggiammo sul piazzaletto davanti ai due capannoni ed entrammo nell’area dove sono esposti i laterizi.
- Quanti! – esclamò Margherita – Dalla strada non avevo visto niente.
Raggiunta l’area di esposizione dei foratini, porsi a Margherita il cellulare magico e le dissi:
- Premi il tasto verde.
Margherita, come al solito, non se lo fece ripetere due volte. Premette il tasto che le avevo indicato e subito una voce stanca così parlò:
- Ciao, bella Margherita. In quest’area c’era una fornace con una ciminiera molto alta.
La fornace accennò a riprendere fiato. E Margherita, impaziente, le chiese di botto:
- Quando venisti costruita?
- Venni costruita fra il 1926 ed il 1927.
- Chi ti fece costruire?
- Se potessi, carissima Margherita di accarezzerei il volto ed i tuoi capelli. Nessun fucecchiese si è mai interessato come te alla mia vicenda. Brava! Grazie! Sappi che ti voglio un sacco di bene. Rispondo subito alla tua domanda: mi fece costruire un certo signor Baldacci di Lucca.
- E perché, scusami, ti fece costruire proprio qui?
- Perché il terreno che è intorno a quest’area è ricchissimo di argilla. E tu saprai bene che per fabbricare i mattoni ci vuole l’argilla che i fucecchiesi chiamano mota.
- E come mai sei morta? E quando sei morta?
- Io, carissima Margherita, non sono morta: sono stata ammazzata nell’estate del 1944 quando la guerra passò anche da Fucecchio.

Il proprietario dei laterizi venne a salutarmi

- Buon pomeriggio, maestro Catastini! Qual miracolo l’ha condotta qui da me?
- Questa giovane colf polacca, amica di mia moglie, aveva bisogno di 6 foratini e non sapeva dove andare a comprarli. Mi ha chiesto aiuto ed io l’ho condotta qui. A proposito, come sta sua moglie?
Scrive ancora le poesie? Ha nostalgia della scuola?
- Sì, sì: scrive ancora poesie piene di sentimento e qualche volta tradisce un po’ di nostalgia per la scuola. E lei maestro, non la sente la nostalgia?
- Per niente. Le confesso che nella scuola attuale mi ci sentirei male. Preferirei fare il calzolaio.
- Non ci posso credere. Tutti dicevano che lei era un grande innamorato della scuola!
- Senta, preferisco, troncare su questo argomento.
Il gestore dei laterizi riprese;
- Avete trovato i laterizi che vi occorrono?
- Sono questi.
Accennai ai foratini semplici.
- Quanti gliene occorrono, signorina?
- Soltanto 6.
Squillò il campanello del telefono dell’ufficio in legno alle nostre spalle.
- Prendetene anche dieci. Ve li regalo. Scusatemi, ma devo andare a rispondere.
- Buona sera e grazie - salutò Margherita.
- Grazie infinite e mi saluti la signora – soggiunsi io.

La storia della fornace non era finita

Dopo aver sistemato i dieci foratini nella bauliera dell’auto di Margherita ci accingemmo a partire.
Margherita, però, osservò:
- La fornace non ha finito di raccontarci la sua storia. Se permetti, la richiamo.
- Richiamala pure.
Margherita premette di nuovo il tasto verde.
- Ciao, Margherita. Sentivo che mi avresti richiamato. Nel mese di luglio del 1944 i soldati tedeschi occuparono il territorio del nostro comune di Fucecchio. Immediatamente capirono che la ciminiera di questa fornace avrebbe costituito un ottimo punto di riferimento per le artiglierie degli americani che si trovavano sulle colline di S. Miniato. E senza pensarci due volte la minarono e la fecero saltare. Puoi immaginare i danni prodotti dalla caduta della ciminiera.
Quando il 21 luglio venne decretato lo sfollamento della popolazione dal capoluogo una decina di famiglie alloggiarono in quest’area. In pratica alloggiarono dentro i forni dove venivano cotti i mattoni. Quasi tutti cucinavano all’aperto. Non potrò mai dimenticare la famiglia di Umberto Galli allietata dalla presenza della sua bambina Giuliana e dei suoceri. Passata la guerra venni abbandonata dagli sfollati. Rimasi sola. Il padrone cercò senza successo di riattivarla. Nel 1950 il proprietario chiuse i battenti e mise in vendita tutta l’area di questa fornace. Ciao, Margherita. Non ho nient’altro da dirti. Ho solo tanta voglia di piangere.
- Ciao, ciao, ciao, fornace.

 


 

FUCECCHIO dai primi del '900
agli anni sessanta


videomontaggio con 220 immagini d'epoca

 

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<6> Qui c'era la chiesa di S. Giovanni
<7> Anche le mura di Fucecchio sono state sepolte
<8> La casa del 1100 sul Poggio Salamartano
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<11> Piazza V. Veneto: torre dell'orologio e il campanile
<12> La fine del secondo Palazzo Comunale
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