la FUCECCHIO che non c'è più

 

<5> SOTTO L’ASFALTO DI CORSO MATTEOTTI

Appena uscimmo dal negozio delle calzature incontrammo Margherita, la ragazza polacca che ci esplose il suo entusiasmo abbracciandoci e baciandoci.
- Ciao, ciao, Elen! Non avrei mai immaginato di vederti in Corso Matteotti.
- Hai perfettamente ragione. Stamani mi sono presa un giorno di ferie per poter venire al mercato settimanale di Fucecchio. E siccome non vi ho trovato quel che cercavo, sono venuta con mio padre in questo negozio di calzature dove ho acquistato un paio di scarpe del tipo che piacciono a me. E tu, Margherita, dove stai andando?
- Devo andare alla Casa della Carta per fare un acquisto che serve a Renata Jenre.
All’atto di congedarci, le dissi:
- Stai attenta a non sprofondare nel fosso!
- Come, come, come?
- Stai attenta a non sprofondare nel fosso!
Mia figlia, perplessa e stupita, mi rimproverò con questo giudizio poco gradevole:
- Ma che sei ammattito, babbo?
- Non direi – ribattei.

Una sorpresa dopo l’altra

Tirai fuori dalla tasca del mio cappotto verde bottiglia il cellulare magico e lo consegnai a Margherita.
La ragazza in pantaloni e giacca color marrone scuro, sciarpa rossa al collo e cappuccio marrone che lasciava intravedere una frangetta nana di color castano, prese il cellulare, premette il pulsante verde e subito udimmo una risata cosi tonitruante che fece fermare alcuni passanti. Dopo la risata, una voce maschia, ma a basso volume, disse:
- Cara Margherita e cara Elen, l’avvertimento di Mario non era sconsiderato. Fino all’anno 1900 questo Corso si chiamava Via dei Fossi. E mica si chiamava così per caso, cara Elen. Dovete sapere che fin dal 1300 al posto di questa strada c’era un fosso profondo almeno quattro o cinque metri. Guardatelo nel display del cellulare!


- Uh, com’era profondo! E perché dalla parte dove c’è anche la casa della carta c’erano conficcati tutti quei pali ?
- E dall’altra parte della strada cosa vedete?
- Noohh! Incredibile ! – esclamò mia figlia.
- Ditemi che cosa vedete!
E Margherita:
- Vedo un muro tutto merlato. E in questo muro ci sono tre aperture. Porte vero? E sopra ad ogni porta una torre e davanti ad ognuna c’è, sollevato, un ponte levatoio.


Le tre porte (in basso)
28=Porta Bernarda 38=Porta di Gattavaia 37=Porta di Borghetto


- Brava Margherita! Ora devi seguire le mie istruzioni. Esegui la commissione alla Casa della Carta e poi tu ed Elen fatevi portare da Mario nel luogo ove erano le 3 porte con le torri e con i ponti levatoi.

Era tutto inimmaginabile

Appena Margherita fu uscita dalla Casa della Carta tutte e tre proseguimmo verso via Trieste. Giunti all’imbocco di Via Lamarmora, dissi a Margherita e ad Elen:
- Sentiamo che cosa ci dirà il cellulare parlante.
Margherita mise in funzione il cellulare che ci investì con tutte queste informazioni:
- Qui c’era la porta di Borghetto. Mario vi spiegherà dopo perché aveva questo nome. Sopra la porta c’era una torre merlata. Ai piedi della porta c’era un grande ponte levatoio. E al posto di codesta via che chiamate Corso Matteotti c’era un fosso profondo quattro o cinque metri e largo almeno altri quattro o cinque metri. Immagino la tua domanda, Margherita.
- Ma a cosa servivano tutte queste cose? – chiese immediatamente Margherita.


Le tre porte (in basso)
2=Porta Bernarda 3=Porta di Gattavaia 4=Porta di Borghetto


- Prima di rispondere alla tua domanda, Margherita, devo darti un’altra informazione importantissima. Tutto il paese di Fucecchio era chiuso dalle mura che potevano essere alte tre o quattro metri. Sapresti ora rispondere a questa mia domanda? Perché il paese era tutto circondato dalle mura?
- Non saprei – rispose Margherita.
- Hai perfettamente ragione. Te lo dirò io. Quelle mura che hai visto anche nel display servivano a non far entrare e a non far uscire nessuno dal paese. Nelle mura di Fucecchio c’erano, però, nove porte con un loro nome. Quando queste porte venivano chiuse, nessuno poteva entrare od uscire dal paese.
-Ma allora i fucecchiesi vivevano come in prigione, poveretti.
- Hai quasi ragione, Margherita. Settecento ed anche ottocento anni fa i paesi vicini ci facevano la guerra . Tutti desideravano diventar padroni di Fucecchio. Ma i Fucecchiesi non volevano farsi comandare dagli altri e facevano di tutto per non farli entrare in paese. Le mura ed anche il fosso servivano a rendere oltremodo difficile l’entrata degli aggressori in paese.
- Perché il fosso lo avevano scavato soltanto nell’attuale corso Matteotti.?
- Corso Matteotti si trova in pianura. Le mura non erano più alte di tre o quattro metri. I nemici avrebbero potuto attraversarle con le scale. Con quel fossato che avevano scavato i fucecchiesi era estremamente difficile attraversarlo anche se non c’era l’acqua. Noi dai merli del muro potevano ammazzarli tutti i nemici quando con le scale scendevano nel Fossato o quando cercavano di risalirlo.
- E le porte a cosa servivano?
- Le porte venivano aperte di giorno, ed erano sempre protette da guardie armate, per far entrare ed uscire i fucecchiesi ed anche i contadini ed i mercanti che ci portavan i beni di prima necessità. I ponti levatoi servivano appunto per poter attraversare il fossato. Proprio in questo punto, all’imbocco di via Lamarmora c’erano la porta con la torre ed il ponte levatoio. Ora fatevi portare da Mario nel luogo dove c’erano altre due porte con le torri e con i ponti levatoi.
Facemmo dietro front e ci incamminammo, ripercorrendo Corso Matteotti, verso Piazza Montanelli. Giunti in prossimità della sede della Misericordia e precisamente all’imbocco di via Giovanni Pacini, ci fermammo di nuovo. Il cellulare ci spiegò:
- Anche qui c’era una porta con la torre e con il ponte levatoio: si chiamava Porta di Gattavaia. Sull’altro lato della strada, quello della Casa della Carta, cera una staccionata fatta di pali e di tronchi d’albero ben conficcati per terra. I nostri aggressori, anche se si volevano calare nel fosso dovevano mettersi in fila perché il ponte levatoio era poco più largo di un carro da trasporto. Perciò l’apertura nella staccionata era molto stretta e dai merli noi potevano colpire con le frecce ed anche con le pietre i malcapitati aggressori che scendevano nel fossato.
Riprendemmo il cammino e ci portammo all’angolo del Palazzo Baschieri, sotto l’orologio. Il cellulare riprese a parlare:
- Qui non c’era questo palazzo. Qui c’era la terza porta a confine con il fossato che proseguiva fino all’attuale libreria Eden con il muro a confine. Questa era la famosa porta Bernarda che ha dato il suo nome alla omonima Contrada del Palio delle Contrade. Anche questa porta era dotata di torre e di ponte levatoio. Il muro svoltava ed andava su fino in cima a via Machiavelli. Siete soddisfate Margherita ed Elen? Aveva detto una cosa insulsa il vostro Mario? Vi saluto. Ciao!
- Ciao, ciao, ciao! - salutò Margherita.
Anche io e mia figlia salutammo la voce fuori campo che ci aveva fornito tante utili informazioni.

 

FUCECCHIO dai primi del '900
agli anni sessanta


videomontaggio con 220 immagini d'epoca

 

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<1> Dietro le quinte della libreria Eden
<2> La chiesina di S. Giobbe
<3> L'oratorio di S. Rocchino
<4> La chiesa di S. Gaetano e monastero di S. Romualdo
<5> Sotto l'asfalto di Corso Matteotti
<6> Qui c'era la chiesa di S. Giovanni
<7> Anche le mura di Fucecchio sono state sepolte
<8> La casa del 1100 sul Poggio Salamartano
<9> Il teatro dell'Accademia dei Fecondi
<10> Il Teatro Pacini
<11> Piazza V. Veneto: torre dell'orologio e il campanile
<12> La fine del secondo Palazzo Comunale
<13> La chiesa di S. Leopoldo
<14> La fontana monumentale
<15> La fornace D'Andrea
<16> I Seccatoi sono resuscitati
<17> La fornace della calce
<18> Altri due cimiteri
<19> La fornace del Baldacci
<20> Via delle Fornaci
<21> Piazza dell'Ospedale

 



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