il Museo Civico - la Via Francigena - il percorso nel comune di Fucecchio (FI)

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il Museo Civico

FUCECCHIO > Piazza V. Veneto > Palazzo Corsini
Il museo, inaugurato nel 1969 nell'ex cappella della Misericordia, sul Poggio Salamartano, comprendeva inizialmente dipinti, arredi e paramenti sacri, provenienti per la maggior parte dalla Collegiata e da altre chiese fucecchiesi, oltre a due opere di proprietà del Comune. In seguito agli oggetti d'arte si aggiunsero una sezione archeologica, un gruppo di dipinti donati dal maestro Arturo Checchi e una collezione ornitologica acquistata dal Comune.
 
La pinacoteca
Comprende opere dal XIII al XVIII secolo. Si segnalano qui tutti i dipinti presenti, ponendo in evidenza le opere di maggior rilievo. La numerazione segue quella indicata nel catalogo curato da Paolo Dal Poggetto (1969).
 
1 Berlinghiero da Volterra, San Lorenzo e la Madonna. Tempera su tavola.
Faceva parte di un Crocifisso, oggi conservato presso il Museo Nazionale di San Matteo a Pisa, firmato da Berlinghiero da Volterra (1180-1236 circa). Nella sacrestia della chiesa di San Salvatore esiste una copia fotografica a grandezza naturale del Crocifisso, realizzata nel 1986.
 
2 Maestro di San Martino a Mensola (attribuito; fine del XIV secolo). Madonna col Bambino. Affresco staccato.
L'affresco fu staccato forse intorno alla metà dell'Ottocento dall'antico palazzo comunale, dove si trovava, secondo la tradizione, nella camera di abitazione del notaio. Opera di buona esecuzione per la saldezza del disegno e le qualità pittoriche, è da assegnare alla fine del Trecento.
 
3 Giovanni di Ser Giovanni, detto "Scheggia" (già "Maestro di Fucecchio"). La Madonna col Bambino in gloria di Cherubini; ai lati i Santi Sebastiano e Lazzaro, Maria Maddalena e Marta. Dipinto su tavola.
Questa tavola costituisce l'opera più importante del gruppo di dipinti già assegnato al così detto "Maestro di Fucecchio", poi identificato in Giovanni di Ser Giovanni, detto "Scheggia", fratello di Masaccio. La pala di Fucecchio, da collocare entro il decennio 1440-1450, si distingue per l'originale iconografia, la ricca gamma cromatica e il piglio popolaresco delle figure.
Notevole il particolare dell'imbarcazione che richiama il tradizionale "barchino" del Padule di Fucecchio.
 
4 Zanobi Machiavelli (attribuito). La Madonna col Bambino (frammento). Tempera su tavola.
Il dipinto, purtroppo decurtato, è stato attribuito alla maturità artistica di Zanobi Machiavelli, fiorentino, stilisticamente legato a Filippo Lippi e vissuto tra il secondo decennio del XV secolo e il 1479. L'immagine della Madonna, di elegante dolcezza, è impreziosita dai versi dedicati alla Vergine nella canzone conclusiva del canzoniere petrarchesco.

5 Scuola toscana della fine del XV, inizi del XVI secolo. L'Adorazione del Bambino con San Giovanneo (tondo). Tempera su tavola.
Già attribuito a Jacopo del Sellaio, il tondo, caratterizzato dal piglio popolaresco del Bambino e dalla schietta qualità delle pennellate, è da assegnare al primo decennio del Cinquecento.
 
6 Raffaele Botticini (attribuito). L'Annunciazione fra Sant'Andrea e San Francesco. Dipinto su tavola (1513?). Già attribuito a Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, è stato poi riferito da Federico Zeri a Raffaele Botticini.
 
7 Giovanni di Lorenzo Larciani, già "Maestro dei Paesaggi Kress". La Natività tra San Michele Arcangelo, San Clemente Papa, Santa Marta e San Pietro. Olio su tavola.
La tavola fucecchiese ha costituito a lungo una delle opere principali del corpus già attribuito al "Maestro dei Paesaggi Kress", così detto per i paesaggi rappresentati in tre tavolette conservate presso la National Gallery di Washington. Il ritrovamento del contratto col quale la Compagnia della Gloriosa Vergine Maria di Fucecchio affidò l'esecuzione di quest'opera, datata 1523, a Giovanni di Lorenzo Larciani, ha consentito di dare una precisa identità a questa "eccentrica" personalità artistica del primo Cinquecento fiorentino, vissuto dal 1484 al 1527. "Eccentrica" per l'originalità dei cromatismi e la libertà con cui sono atteggiate le figure, come il San Michele dall'ironico sorriso o lo spavaldo San Pietro dall'espressione quasi caricaturale. Notevole il paesaggio sullo sfondo, ravvivato da minute scene di vita quotidiana.
 
8 Giovanni di Lorenzo Larciani, già "Maestro dei Paesaggi Kress". La Trinità e i quattro Evangelisti. Dipinto su tavola (olio).
Anche questa lunetta, destinata a sovrastare la tavola con la Natività indicata al numero precedente, è dettagliatamente descritta nel contratto con cui, nel 1523, l'opera venne allogata a Giovanni di Lorenzo Larciani.
 
9 Scuola Fiorentina del terzo decennio del secolo XVI. La Madonna col Bambino in trono fra i Santi Giovanni Battista e Francesco, Bonaventura (?) e Caterina d'Alessandria. Tempera su tavola.
 
10 Iacopo Chimenti, detto l'Empoli. L'Eterno benedicente. Olio su tavola (1588 circa). La lunetta sovrastava originariamente la pala d'altare con l'Immacolata Concezione tuttora conservata nella chiesa di San Salvatore. Questa notevole opera giovanile dell'Empoli si distingue per la saldezza strutturale e plastica della figura e, al contempo, per la ricca gamma dei brillanti colori che anticipa la successiva evoluzione dell'artista.
 
11 Scuola toscana della prima metà del XVII secolo. La Maddalena. Olio su tela.
 
12 Scuola toscana della prima metà del XVII secolo. San Girolamo. Olio su tela.
 
13 Scuola fiorentina della prima metà del XVII secolo. La Madonna consegna lo scapolare a San Simone, ai lati Sant'Antonio Abate, San Francesco da Padova e un Santo martire. Olio su tela.
 
14 Scuola toscana della metà del XVII secolo. La Trinità e la celebrazione dell'Ordine dei Trinitari, al centro Gesù Crocifisso. Olio su tela.
 
15 Alessandro Rosi (attribuito). San Giovanni Battista e San Benedetto(quarto - quinto decennio del XVII secolo). Olio su tela.
Il dipinto inquadrava l'affresco di scuola fiorentina del secolo XV tuttora conservato nella chiesa della Vergine della Ferruzza.
 
16 Michele Laschi da Fiesole. La Vergine in cielo e i Santi Michele Arcangelo, Niccolò da Tolentino e Nicola da Bari (fine del secolo XVII). Olio su tela.
E' l'unica opera nota di questo pittore minore attivo nella seconda metà del Seicento.
 
17 Scuola toscana del secolo XVIII. La Santa Croce in gloria d'Angeli (sportello di ciborio). Olio su tavola.
 
18 Niccolò Furini (prima metà del secolo XVIII). La pietà. Olio su tela.
 
19 Giovan Domenico Ferretti (attribuito). San Luigi Gonzaga in Gloria d'Angeli. Olio su tela.
Proveniente dalla chiesa fucecchiese di Santa Maria delle Vedute, la tela, per quanto non firmata, è stata attribuita con certezza a Giovanni Domenico Ferretti (1692-1768), uno dei più importanti pittori fiorentini del Settecento. Quest'opera dovrebbe appartenere al periodo più tardo dell'attività del pittore, poiché l'altare su cui si trovava - dedicato a San Luigi Gonzaga - fu eretto nel 1755.
 
 
Oltre ai dipinti, si segnalano, tra avori, oreficerie e paramenti, alcuni oggetti di particolare rilievo.
 
20 Riccio di pastorale in avorio con terminale scolpito raffigurante una testa di leone (secolo XII - inizi del XIII).
Per quanto sia stato tradizionalmente attribuito a San Pietro Igneo, abate del monastero di San Salvatore di Fucecchio nella seconda metà dell'XI secolo, l'oggetto, è riferibile, per motivi stilistici, alla fine del XII secolo o agli inizi del XIII, ad ambiente artistico pisano - lucchese.
 
21 Bastone ligneo del pastorale. Ritenuto parte integrante del pastorale attribuito a San Pietro Igneo, deve essere attribuito ad epoca più tarda.
 
22 Mitra in tela dipinta. Tramandata tra le reliquie di San Pietro Igneo, è anch'essa da assegnare ad epoca posteriore.
 
Tra le oreficerie si segnala un bel calice dorato a fuoco, proveniente dalla chiesa di San Gregorio alla Torre (n. 23) e uno splendido reliquiario in cristallo di rocca sormontato da un bustino della Madonna addolorata in argento a sbalzo (n. 24), entrambi della prima metà del XV secolo.
Seguono alcune croci astili dei secoli XV-XVIII; un'elegantissima brocca della metà del XVI secolo, con bacile di epoca più tarda (26-27); un busto-reliquiario della Madonna, del Cinquecento, di raffinata fattura (28); un pregevole leggìo in legno databile tra gli ultimi del Seicento e i primi del Settecento, oltre a diversi altri calici, reliquiari, ostensori e oggetti lignei dei secoli XVII-XIX.
Da segnalare infine la sezione dedicata ai paramenti, con pianete, piviali, veli, prevalentemente di arte toscana dei secoli XVII-XIX.

La collezione Arturo Checchi
In una sala a parte sono raccolte le opere donate dal pittore Arturo Checchi al proprio paese natale. La collezione è costituita da 17 dipinti, datati dal primo decennio del Novecento fino agli anni Sessanta, che illustrano l'evoluzione artistica del Maestro.
Arturo Checchi nacque a Fucecchio nel 1886 e, dopo aver frequentato l'Accademia fiorentina, fu chiamato alla cattedra di pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Perugia. Prese parte alla Biennale di Venezia del 1926 e alle Quadriennali Romane dal 1930, oltre a numerose altre mostre internazionali. Morì a Perugia nel 1971.
La collezione del Museo fucecchiese è caratterizzata prevalentemente da opere che illustrano il primo periodo dell'attività di Checchi, in cui si riflettono maggiormente temi e suggestioni locali: oltre all'Autoritratto (1908), Mio padre (1911), Orti fiorentini (1912), Galletti (1916), sono infatti presenti opere che più esplicitamente si riferiscono a momenti e luoghi di vita fucecchiese: l'Albereta (1910); I vespri (1911); Fucecchio dall'albereta (1912); Al lavoro (1916); la domestica (1916); Contadine fucecchiesi (1913); Donne alla casa di Galletto; Colline fucecchiesi (1916). Alla maturità artistica del pittore appartengono la Ragazza in blu (1934); Sotto la pioggia (1936); Mia madre. La produzione più tarda è infine rappresentata da Piazza Donatello (1958) e Al telefono (1968).
Ai dipinti si affiancano due sculture in bronzo (Nudo femminile e Giovinetto), destinati a ornare una pubblica fontana.
Altri dipinti e disegni originali di Arturo Checchi di proprietà della Fondazione Montanelli Bassi sono esposti nel palazzo Della Volta.
 
Sezione archeologica
E' ordinata secondo criteri didattici ed illustra aspetti del popolamento e della storia degli insediamenti del territorio fucecchiese e di aree contigue attraverso materiali databili tra la Preistoria e l'età moderna, raccolti prevalentemente in seguito a ricerche di superficie.
Una campionatura di industrie litiche, selezionate in base alla forma e alla provenienza, documenta la presenza nel territorio di popolazioni paleolitiche di cacciatori e nomadi che percorrevano il Valdarno. Si tratta di strumenti in selce, come raschiatoi, grattatoi, bulini, punte e anche di nuclei e schegge ritrovati per lo più sporadicamente. Sono anche documentati complessi concentrati in singoli luoghi, come quello di Capanno del Banti (le Vedute), che attesta la presenza di capanne o bivacchi.
Ad insediamenti più stabili e consistenti si riferiscono i frammenti ceramici databili tra l'età del Bronzo e gli inizi dell'età del Ferro (Stabbia), mentre materiali fittili d'impasto e di bucchero rivelano che le popolazioni dell'area erano quanto meno in contatto con gli Etruschi. Meno documentata l'età romana, che ha comunque restituito ceramiche a vernice nera, anforacei, terra sigillata e un frammento di ara con iscrizione.
Agli scarsi reperti altomedievali, succedono le più numerose testimonianze relative al basso Medioevo, che documentano la presenza di piccoli insediamenti a carattere prevalentemente agricolo (Casa al Vento, Castellina), talora in continuità con siti occupati in età antica. Si tratta di nuclei insediativi che talvolta evolvono verso veri e propri borghi e castelli, come Ultrario (Torre), Massa Piscatoria (Massarella), Collis Petre (Pieve a Ripoli), documentati soprattutto da materiali ceramici di cui è esposta qui una campionatura (anforette, boccali, olle, testi).
Dal centro storico provengono, oltre a frammenti ceramici, significative testimonianze relative all'edilizia medievale. Particolare interesse rivestono i resti di un'abitazione rinvenuta nel 1984 durante i lavori di pavimentazione del poggio Salamartano, che hanno consentito di ricostruire un esempio di casa povera del XII secolo. L'abitazione era caratterizzata da pareti in vegetali intrecciati, rivestite di argilla e tetto in ardesia, mentre i resti di oggetti d'uso che si trovavano all'interno (olle, testi, piastre di cottura, macine, frammenti di vetro, ossa di animali) aprono interessanti prospettive sulla vita quotidiana di quell'epoca.
Con l'età rinascimentale comincia ad essere documentata con certezza una produzione ceramica locale, che è stata studiata anche attraverso documenti d'archivio. Il confronto tra le risultanze archeologiche e le fonti scritte ha consentito di allestire una sezione dedicata alle fornaci da vasaio, la cui attività è illustrata attraverso una selezione di materiali rinvenuti in più luoghi (e specialmente dal vicolo delle Carbonaie). Si tratta di una produzione qualitativamente modesta, di facile commerciabilità, rappresentata da scarse maioliche e da numerose ceramiche del tipo "graffita tarda", con decorazioni (motivi floreali, stemmi).

Collezione ornitologica "Adolfo Lensi"
Si è formata tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento per iniziativa del medico Adolfo Lensi (1855-1930), con esemplari da lui stesso raccolti, a cui se ne sono aggiunti altri donati o acquistati da cacciatori fiorentini. Già conservata nella villa Lensi presso Ponte a Cappiano, fu acquistata dal Comune di Fucecchio nel 1978.Essendo formata in gran parte da esemplari provenienti dal Padule di Fucecchio, costituisce una preziosa testimonianza di quella che era un tempo la ricchezza qualitativa e quantitativa dell'avifauna di quest'area, oggi purtroppo notevolmente alterata.
L'ordinamento è rimasto quello voluto dallo stesso Lensi. Nella prima vetrina trovano posto prevalentemente i rapaci diurni e notturni; nella seconda soprattutto gli uccelli stanziali e migratori; nella terza le specie legate all'ambiente acquatico.
In totale la raccolta comprende 292 esemplari, per 144 specie, 49 famiglie e 18 ordini. Per la maggior parte degli esemplari sono segnalati il luogo e il tempo della cattura.


foto di G. Pierozzi

 
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