Abbiamo riferito, nel secondo capitolo di questa narrazione, che, all’atto dell’approvazione, da parte del granduca di Toscana, della istituzione della nostra confraternita di Misericordia, lo stesso sovrano si degnò di assumerne l’alto patronato. Il che fu accolto da tutti i fratelli come un grande onore e come un incitamento a raddoppiare l’impegno nell’esercizio delle opere di bene.
Dobbiamo aggiungere che un onore ancor più grande venne alla confraternita dal re d’Italia Umberto I, il quale, oltre che accordare ad essa il suo augusto patronato, accettò pure la nomina a capo guardia onorario.
Si può ben comprendere allora quale impressione dolorosa produsse in tutti l’agghiacciante notizia dell’assassinio del re, avvenuta a Monza il 29 luglio 1900, ad opera dell’anarchico Ugo Bresci.
La confraternita di Fucecchio si associò senza riserve all’esecrazione generale per il vile regicidio, prese parte ai riti commemorativi promossi anche nel nostro paese e, per perpetuare la memoria dell’augusto fratello scomparso, deliberò, ad un anno dal triste avvenimento, di apporre una grande lapide marmorea sulla facciata della propria sede sul Poggio Salamartano con la seguente esaltante iscrizione:
LA VENERABILE ARCICONFRATERNITA DI MISERICORDIA
DOPO L’ORRENDO PARRICIDIO
CHE PERCOSSE IL MONDO E STRAZIÒ L’ITALIA NOSTRA
VOLLE QUI SCOLPITO IL NOME
DEL PIÙ AUGUSTO DEL PIÙ GENEROSO FRATELLO
UMBERT0 I° RE D’ ITALIA
CAPO GUARDIA ONORARIO
CHE FRA GLI SPLENDORI DEL TRONO E NEL TURBINIO DELLA POLITICA