capitolo 10 - STORIA DELLA MISERICORDIA DI FUCECCHIO - di Mario Catastini a cura di Mario catastini e Giacomo Pierozzi

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CAPITOLO 10

LA STORIA DELLA MISERICORDIA DI FUCECCHIO


LA LUNGA VICENDA DEL VECCHIO CIMITERO DI FUCECCHIO
Altra aspirazione che la confraternita di Misericordia di Fucecchio ha cercato lungamente di realizzare, senza peraltro rìuscirvi, è stata quella di un proprio cimitero, nel quale poter tumulare i fratelli e le sorelle defunti. L’occasione favorevole per l’esaudimento di questo desiderio parve presentarsi allorché l’amministrazione comunale, per fronteggiare le esigenze dell’accresciuta popolazione delle due parrocchie del capoluogo, decise d’impiantare un nuovo cimitero in prossimità del vecchio, sulla via pistoiese.
Il nuovo ampio cimitero sul fianco della collina di Montellori fu inaugurato il 1° gennaio 1885. Da quella data cessarono le inumazioni nel vecchio cimitero e, conseguentemente, la sua manutenzione venne ad essere dapprima trascurata e poi abbandonata del tutto. Continuarono, invece, ancora per qualche decina di anni, come si può ben comprendere, le visite ad esso dei parenti dei defunti ivi sepolti, ai quali stava ovviamente ancora a cuore la cura delle tombe dei loro cari. Ma si può del pari comprendere come, col passare del tempo, scemando di anno in anno le visite della gente e non essendo più, il cimitero, curato da nessuno, esso venne a poco a poco a ricoprirsi di vegetazione selvatica, talché, oggi, soltanto i vecchi sanno che sotto quella spessa macchia di rovi, di ortiche e di altri arbusti, che si scorge dalla via pistoiese, si nasconde un cimitero.
A questo punto riteniamo che non sia fuori luogo accennare ai precedenti del vecchio camposanto. Ciò faciliterà la comprensione delle vicende che esporremo più avanti.
Sembra che tale camposanto venisse aperto nel 1788. Da notizie tratte da un recente libro su Fucecchio di Marisa Masani, si apprende che, intorno al 1830, il governo toscano impose al Capitolo della Collegiata di S. Giovanni Battista di prendere in consegna il pubblico camposanto, essendo tenuto a ciò — questa la motivazione — quale amministratore dell’Opera di S. Salvatore, e di assumersi conseguentemente l’onere del mantenimento.
Il Capitolo della collegiata, e per esso l’arciprete del tempo, rimase sorpreso e sconcertato da quell’ordine governativo, cercò tutti i modi per esimersi da quell’obbligo, preoccupato oltre tutto dell’ingente spesa che avrebbe dovuto accollarsi annualmente per il mantenimento del camposanto, senza una contropartita di entrata, ma tutti i tentativi messi in opera, persino un’udienza personal chiesta al granduca, risultarono vani e valsero soltanto a ritardare di qualche anno la non gradita presa in consegna del camposanto. Alla fine dovette arrendersi. L’unica cosa che il Capitolo poté ottenere fu di ricevere dal Comune la somma stimata necessaria per mettere il camposanto in condizioni decenti: La consegna del camposanto e dei suoi annessi, da parte del sig. Giovanni Bardzky, gonfaloniere del Comune, ai canonici Giovanni e Giuseppe Banti, rappresentanti del Capitolo della collegiata, ebbe luogo il giorno 10 dicembre 1840 e di essa fu steso regolare atto, registrato a Fucecchio il 4 gennaio 1841.
Va subito osservato che l’area del camposanto, il cui mantenimento, con il predetto atto pubblico, veniva posto a carico del Capitolo, rimaneva tuttavia di proprietà del Comune, al quale continuava a competere il carico dei lavori essenziali che eventualmente si rendessero necessari per adeguarlo alle pubbliche esigenze come pure la nomina e il pagamento del salario del becchino e la fornitura ad esso di quanto necessario all’esercizio della sua funzione, come cappe, pale, zapponi e bare.
La stranezza della disposizione sta nel fatto della divisione della incombenza su un importante servizio pubblico come quello del camposanto fra l’amministrazione comunale e una congregazione religiosa quale era il Capitolo della collegiata. Circa il mantenimento della proprietà sul camposanto da parte del Comune non vi sono dubbi. Esso risulta esplicitamente dalla seguente disposizione contenuta nell’atto citato: “L’area del camposanto dovrà restare sempre destinata all’inumazione dei cadaveri, ma il Capitolo potrà disporne per quelle variazioni e lavori che senza deviare dallo scopo gli piacerà di fare, bene inteso peraltro che trattandosi di lavori e variazioni sostanziali, dovrà preventivamente riportarne l’assenso della magistratura comunitativa di Fucecchio domina del locale il di cui mantenimento è portato a carico del predetto Capitolo.”
Su quali basi giuridiche si fondasse l’imposizione al Capitolo di provvedere in proprio al mantenimento del camposanto pubblico non sappiamo. Sappiamo soltanto che il provvedimento fu adottato in forza di un rescritto granducale del 18 settembre 1835.
Quanto esposto sui precedenti del vecchio camposanto spiega perché esso, dal momento dell’entrata in funzione del nuovo camposanto, nel 1885, venne lasciato in abbandono come cosa di nessuno. Infatti, le due parti in causa, il Capitolo della collegiata, cui era stato imposto il mantenimento del camposanto nel 1840, era stato soppresso dal governo italiano nel 1867, e il Comune, che ne aveva la proprietà, non aveva più alcun interesse diretto, se non un obbligo morale, a curarne la manutenzione. Pare che il Comune avesse dato incarico al custode del nuovo cimitero, Luigi Nelli, di curare anche la manutenzione del vecchio, ma il fatto sta che, mese dopo mese, anno dopo anno, questo finì con l’essere dimenticato da tutti.
Torniamo, dunque, alla questione che c’interessa.
I dirigenti la Misericordia pensarono di approfittare della circostanza per realizzare la loro aspirazione, sostituendosi al Comune nella gestione del vecchio camposanto. Fu così che, nel febbraio 1885 la questione venne posta all’ordine del giorno dell’adunanza del consiglio generale della Misericordia.
La proposta fu approvata con entusiasmo e subito dopo fu presentata un’istanza al delegato straordinario del Comune, precisando:
1°) che la confraternita di Misericordia intendeva assumere la conservazione del cimitero e tumularvi i fratelli e la sorelle defunti;
2°) che la stessa confraternita si impegnava a farvi i lavori necessari per renderlo maggiormente adatto alla sepoltura e conservazione delle salme;
3°) che qualora ai facessero sepolture privilegiate, ciò che non appariva probabile, la confraternita dichiarava di convenire col Comune sul modo di regolarsi onde l’amministrazione comunale non veniss a subirne un danno economico.
S’ignorano le ragioni per le quali l’istanza non ebbe alcun seguito.
Dopo nientemeno che venti anni, nel 1905, la suddetta proposta venne riportata all’esame del consiglio generale della Misericordia e, nonostante diverse obbiezioni e richieste di chiarimenti da parte del consigliere dott. Giuseppe Montanelli, il consiglio unanimemente invitò il magistrato a studiare attentamente il problema e a proporre un dettagliato progetto di ripristino del vecchio cimitero, con ciò dando, quindi, per scontata la possibilità dell’acquisizione di esso. Però anche dopo questo secondo passo, calò di nuovo sulla questione la coltre del silenzio.
Facciamo un altro balzo di quattordici anni e giungiamo al 1919. Il 14 febbraio di quell’anno, una commissione di fratelli della Misericordia, incaricata dal magistrato di studiare i modi di promuovere un nuovo deciso impulso alle attività della istituzione, dopo la lunga e dolorosa parentesi della guerra, propose, tra le altre cose, di riprendere in mano il progetto di un cimitero per i fratelli e le sorelle della confraternita, chiedendo nuovamente al Comune la cessione del vecchio cimitero. La detta commissione era del parere che quando fosse stato approvato il progetto del ripristino del cimitero e fossero incominciati i lavori relativi, le richiesta dei posti a pagamento non avrebbero tardato ad affluire, per cui, adottando anche un sistema di pagamento rateale, si sarebbe pervenuti presto ad estinguere il debito che necessariamente si sarebbe dovuto fare per portare avanti i lavori progettati.
La nuova proposta non fece, tuttavia, nessun passo avanti come del resto, era avvenuto per le precedenti proposte.
Trascorsero ancora due anni e mezzo, e il 29 luglio 1921 la Misericordia, e per essa il governatore del tempo, Sestilio Benvenuti, tornò alla carica , questa volta indirizzando la terza istanza non al Comune, bensì all’amministrazione del Fondo per il Culto. Questo                                                        mutamento d’indirizzo della richiesta della Misericordia ci induce a pensare che le due precedenti istanze dirette al Comune non avessero sortito alcun effetto proprio a causa dell’opposizione dello stesso Comune
L’amministrazione del Fondo per il Culto, istruita l’istanza della Misericordia, la inoltrò alla direzione generale del Demanio pubblico, la quale dopo un intervallo di quattro anni, si fece viva sollecitando una precisa e circostanziata relazione giustificativa della richiesta. I1 governatore si affrettò a rimettere al Demanio, in data 9 luglio 1925, una particolareggiata memoria, in cui faceva la storia del vecchio cimitero ed enumerava le benemerenze della Misericordia, valevoli, secondo lui, ad accreditarla come meritevole di vedere esaudita la sua domanda. Questa memoria, per la sua importanza, giudichiamo opportuno qui riportarla almeno nelle sue parti essenziali:
“Il detto cimitero, il cui possesso era ignorato dagli ultimi rappresentanti del soppresso Capitolo della collegiata di Fucecchio, e quindi anche dall’amministrazione del Fondo per il Culto, non fu denunziato né compreso nel verbale di presa di possesso del patrimonio del patrimonio del Capitolo stesso, e fu proprio il sottoscritto che, fatte le più diligenti ricerche, provocò i necessari provvedimenti, in conseguenza dei quali il vecchio cimitero è ora in regolare e legale possesso del Demanio dello Stato, in conto del quale trovasi ora intestato al Catasto. Sembra al sottoscritto che, trattandosi di un piccolo appezzamento di terreno, che da secoli è cimitero, e tale è destinato a restare per espressa volontà di popolo, possa formare oggetto di commercio, mentre tuttora è vivente persona che ha diritto di essere ivi inumata, diritto che l’istituzione saprebbe rispettare. L’amministrazione del Demanio, accogliendo la domanda di questa istituzione di beneficenza, mentre non danneggerebbe per niente l’interesse dell’amministrazione demaniale, trattandosi dell’alienazione di un minimo fondo non suscettibile di reddito, verrebbe invece a liberarsi di un inevitabile onere, qual è quello delle urgentissime riparazioni ai muri di cinta, al fabbricato della cappella e alle due piccole stanze annesse, riparazioni che da gran tempo nessuno cura, in quanto che quel cimitero era divenuto una res nullius. Un’altra considerazione merita di essere fatta, ed è la seguente:
Questa confraternita di Misericordia fu eretta in Fucecchio nell’anno 1606 e nel 1790 fu soppressa, unitamente a tutte le altre consorelle della Toscana, dal granduca Pietro Leopoldo, e il patrimonio di questa fu consegnato al Capitolo della collegiata di Fucecchio, come risulta anche dal verbale di presa di possesso del detto Capitolo. La confraternita di Misericordia fu qui riorganizzata e costituita in ente morale l’11 febbraio 1857. Ora, come il Capitolo della collegiata nel 1790 fu erede della defunta Misericordia, non sarebbe giusto ed equo che la Misericordia, risorta, fosse chiamata a partecipare all’eredità del Capitolo, defunto nel 1867 ? La Misericordia si contenterebbe di far pari con la richiesta cessione, sicura di non esigere troppo”.
In merito allo affermazioni del governatore Benvenuti dobbiamo fare alcune osservazioni. La tesi del possesso del vecchio cimitero da parte del Capitolo della collegiata è smentita a chiare note dal documento che abbiamo citato all’inizio. L’altra tesi dell’ignoranza di quel possesso, attribuita agli ultimi rappresentanti del Capitolo, è del pari inammissibile. Noi crediamo invece che tali rappresentanti conoscessero perfettamente che il cimitero era di proprietà comunale, e pertanto questo non poteva costituire oggetto di consegna all’amministrazione del Fondo per il Culto. Piuttosto ci domandiamo come abbia fatto il governatore Benvenuti, in base a quali documenti, a dimostrare che il cimitero era di proprietà del Capitolo della collegiata e, sotto questo titolo, a farlo includere fra i beni passati alla competenza del Fondo per il Culto, all’epoca della soppressione del Capitolo. Sta di fatto che egli vi riuscì perfettamente. Pertanto, a questo punto, non possiamo fare altro che prendere atto dalla nuova posizione giuridica del cimitero, assunta                                                        a seguito dell’azione promossa dal solerte governatore della Misericordia.
Regolarizzato, dunque, il passaggio di proprietà dell’area cimiteriale dal Capitolo della collegiata al Demanio dello Stato, questo venne a trovarsi in grado di prendere in considerazione l’istanza della Misericordia . E infatti, una volta provveduto alla voltura catastale di cui sopra, 1’Intendenza di Finanza di Firenze inviava, in data. 1926, la seguente lettera alla confraternita di Misericordia di Fucecchio:
Il Consiglio di Stato ha espresso parere favorevole alla cessione gratuita alla confraternita dell’area demaniale e annessi costituenti il vecchio cimitero comunale di Fucecchio. Pertanto il Provveditorato generale dello Stato ha autorizzato l’Intendenza a provvedere alla stipulazione dell’atto formale di donazione in confronto di codesta confraternita. La donazione dell’immobile verrà subordinata all’obbligo, da parte di codesta confraternita donataria, di destinarlo in perpetuo ad uso di cimitero. Inoltre codesta confraternita dovrà assumere con la detta donazione l’obbligo di ripristinare, entro il termine perentorio di due anni dalla data della stipulazione dell’atto di cessione, il cimitero nella sua piena efficienza mediante l’esecuzione di tutti i lavori da prescriversi dall’autorità sanitaria provinciale”.
Con deliberazione in data 14 agosto 1926, il magistrato della Misericordia dichiarò l’accettazione gratuita dell’area del vecchio cimitero. L’ing. Stefano Costagli, incaricato di redigere il progetto dell’opera di ristrutturazione del cimitero, lo presentò il giorno 29 dicembre 1927. Il progetto prevedeva l’ampliamento del cimitero da metri quadrati 3.337 a metri quadrati 5.200, per cui occorreva acquistare terreno sul lato nord. Spesa globale prevista lire 573.368.
Ma nel frattempo sorsero altro difficoltà. Il podestà Alfredo Conti, con deliberazione in data 25 luglio 1927, emise un parere di massima favorevole alla realizzazione del progetto presentato dalla Misericordia, il quale parere, però, non fu ritenuto sufficiente dalle superiori autorità. Venne richiesto un parere esplicito e incondizionato. Caduto il Podestà Conti, a lui subentrò un commissario prefettizio, che non volle assumersi alcuna responsabilità al riguardo e rimise ogni decisione al nuovo podestà, avv. Vittorio Boari, il quale si dichiarò subito decisamente contrario. Pertanto, la pratica ebbe a subire un’altra battuta d’arresto.
Arriviamo all’anno 1929 e troviamo che la Misericordia, in data 4 giugno, fece domanda alla Cassa di Risparmio di S. Miniato di lire 50.000 per la costruzione del cimitero. Mentre questa domanda seguiva il suo corso, giunse alla Misericordia, in data 13 marzo 1930, unalettera con la quale 1’ Intendenza di Finanza chiedeva se la Misericordia avesse ottenuto 1’ autorizzazione dell’autorità tutoria ad accettare la donazione dell’area del vecchio cimitero. La Misericordia non perse tempo e lo stesso giorno trasmise al prefetto di Firenze la richiesta di tale autorizzazione. Finalmente, in data 20 marzo 1931, si poté stipulare tra l’Ufficio del Registro di Empoli e il governatore della Misericordia di Fucecchio, Andrea Taviani, 1’atto di donazione alla stessa Misericordia dell’area demaniale in Fucecchio già destinata ad uso di cimitero pubblico.
Con tale atto, ricordiamo, la Misericordia si obbligava a ripristinare entro il termine di due anni, e cioè non oltre il 20 marzo 1933, il cimitero nella sua piena efficienza.
E dopo tanto darsi da fare, finalmente in data 29 luglio 1932, arrivò la sospirata autorizzazione a ripristinare e gestire il vecchio cimitero comunale.
Tuttavia, ragioni di carattere finanziario, consigliarono la Misericordia a realizzare in un primo tempo soltanto un primo lotto di lavori per un importo di lire 70.000; e il 7 dicembre 1932 1’ing. Costagli presentò il relativo stralcio di progetto.
Ma la lunga odissea non era finita. La Prefettura il 28 novembre 1932 prescrisse che l’anticipazione offerta dai capi maestri muratori, Pietro Lotti e Sabatino Bertoncini, fosse regolata da apposito contratto; il 22 dicembre 1932 giudicò generica la dizione della deliberazione della Misericordia in data 8 novembre 1932 riguardo al modo di affrontare la spesa per il riattamento del cimitero e invitò la Misericordia stessa a dimostrare di possedere i fondi indispensabili sulle entrate di competenza da destinare all’ammortamento della spesa suddetta; il 20 febbraio 1933 comunicò di non poter procedere all’approvazione del progetto, perché non in regola con l’art.  63 del regolamento di polizia mortuaria; infine l’11 marzo 1933 rivolse invito alla Misericordia di dimostrare di avere acquistato dai proprietari dei fondi contermini per il raggio di 200 metri il privilegio di non lasciarvi costruire abitazioni od opifici destinati a riunioni di persone.
Abbiamo esposto solo una parte degli intoppi sorti via via sul cammino della laboriosa pratica riguardante il cimitero. Ci volle tutta la pazienza e la tenacia dei dirigenti la Misericordia per continuare la difficile pratica intrapresa. E comunque nessun lavoro fu potuto cominciare nell’anno 1933 e nessuno negli anni immediatamente seguenti.
Si arriva all’anno 1935 e con esso si presenta un nuovo ostacolo.
L’Ufficio del Registro di Empoli, con lettera in data 11 maggio 1936 comunicava alla Misericordia che l’atto di donazione stipulato presso quell’Ufficio, per ordine del Provveditorato generale dello Stato, dovevasi tradurre in forma pubblica amministrativa e stipularsi presso l’Intendenza di Finanza di Firenze. Superata anche questa difficoltà, sembrava ormai aperta la strada verso l realizzazione dell’opera alla quale tanto si teneva.
Invece doveva arrivare presto un altro impedimento.
Da una lettera del 6 febbraio 1936, indirizzata dalla Federazione delle Misericordie d’Italia al governatore della Misericordia di Fucecchio, si apprende che il cav. Mario Nieri, abitante a circa 200 dal muro perimetrale del vecchio cimitero e unico proprietario del terreno attorno allo stesso cimitero, aveva opposto il proprio divieto
ampliamento di esso, per la qual cosa la Prefettura aveva sospeso il decreto che autorizzava l’esecuzione dei lavori progettati dalla Misericordia, In questo modo tutto il lavoro compiuto fino a quel momento dalla Misericordia veniva ad essere annullato. Ma i dirigenti della Misericordia, benché delusi, non vollero darsi per vinti.
Tuttavia la seconda guerra mondiale, prima, e l’immediato dopoguerra poi con i rispettivi problemi ben più importanti e vitali, consigliarono di mettere ancora una volta in ibernazione la pratica relativa al cimitero.
Tale pratica venne risvegliata e tornò ad occupare il pensiero del magistrato della Misericordia verso il 1958: La questione fu portata all’esame del dottor Crema, autorevole e solerte presidente confederale delle Misericordie d’Italia, il quale prese ad interessarsi  fondo di essa presso i competenti uffici provinciali. Provvide anche ad inviare a Fucecchio nell’ottobre 1959, un architetto fiorentino, Severino Crott, per un esame del vecchio cimitero. Da parte sua , il governatore della Misericordia si affrettò a richiedere alla Prefettura una visita all’ufficiale sanitario provinciale per il rilascio dell’autorizzazione all’esecuzione dei lavori progettati.
Ma a questo punto si presentò un altro ostacolo: si venne a sapere che il terreno dell’ex-cimitero, che, nell’anno 1935, era stato intestato alla confraternita di Misericordia di Fucecchio, successivamente, forse in sede d’impianto del nuovo Catasto, era stato intestato invece al Comune di Fucecchio. Si dovette, pertanto, provvedere a richiedere la rettifica di quell’assegnazione a favore dellan Misericordia a cimitero per uso dei propri iscritti. Una lettera del dott. Crema, in data 21 maggio 1960, informa il magistrato della Misericordia che l’Intendenza di Finanza di Firenze ha già provveduto alla regolare voltura a favore della stessa Misericordia della proprietà del terreno del vecchio cimitero. Un altro scoglio, dunque, era così felicemente superato, grazie all’efficace interessamento del presidente confederale.
Ma il tempo corre: passano il 1960, il 1961, il 1962, il 1963: continua lo scambio di corrispondenza sull’argomento tra la Misericordia e il presidente confederale, senza, tuttavia, che la questione faccia qualche passo avanti sul piano della realizzazione.
Forse per insuperabili difficoltà finanziarie succede un altro quindicennio di silenzio, finché nel 1977 la pratica viene riesumata dal governatore Osvaldo Nelli, probabilmente incoraggiato dalla dichiarata disponibilità di un’Impresa funebre fiorentina a finanziare interamente, a certe condizioni, il ripristino del vecchio cimitero.
Con una lettera del 9 maggio, il governatore chiede al Comune “il necessario consenso ad iniziare quanto prima possibile le dovute pratiche per porre in atto il realizzo dell’opera, e a tal uopo rimette in allegato la planimetria del relativo progetto.
Il Comune risponde richiedendo alla Misericordia il certificato catastale attestante la proprietà del terreno su cui sorge il cimitero. Ma tale certificato non è sufficiente. Il Comune chiede ancora il certificato storico ventennale a dimostrazione della proprietà sull’area cimiteriale. Anche questo documento viene sollecitamente rimesso al Comune in data 2 gennaio 1978.
A distanza di oltre un anno dal precedente adempimento, dopo reiterati solleciti verbali e scritti, il Comune si fece finalmente vivo con una lettera datata 21 febbraio 1978, che riteniamo opportuno riportare nelle sue parti essenziali:
In base alla normativa vigente (DPR 21.10.1975, n. 803), non risulta possibile l’esercizio di un cimitero da parte di codesto Ente in quanto tutti i cimiteri di nuovo impianto debbono essere gestiti esclusivamente dai Comuni. Per quanto sopra, questa amministrazione avrebbe in animo di acquistare l’area dell’ex-cimitero di proprietà di codesta Misericordia, per riattivarlo alla sua precedente destinazione. Si prega pertanto codesto Ente di voler esaminare l’opportunità di cedere al Comune l’area in oggetto, comunicandoci, con la più cortese sollecitudine, il prezzo di cessione ed eventuali altre condizioni. La presente richiesta è connessa alle urgenti necessità sorte in questi ultimi tempi per la carenza di aree disponibili da destinarsi al servizio cimiteriale
A seguito di tale precisa richiesta del sindaco di Fucecchio, tenuto conto che la nuova normativa giuridica sulla gestione dei cimiteri di nuova istituzione ha precluso definitivamente la possibilità per la Misericordia di realizzare quel progetto che ha affaticato invano le menti dei suoi dirigenti dal lontano 1885 in poi, il magistrato rese prontamente nota al sindaco la propria disponibilità a trattare la cessione dell’area del vecchio cimitero ad un equo prezzo.
Quella di accedere alla richiesta del Comune fu, a parer nostro, una decisione saggia, in quanto l’impuntarsi a sostenere, a fronte della suddetta nuova normativa sui cimiteri, che, nel caso specifico, si sarebbe trattato non di un cimitero di nuova istituzione, ma del ripristino di un vecchio cimitero, riteniamo che avrebbe sortito esito negativo.
Dopo quasi un anno di attesa del riscontro del Comune alla espressa disponibilità della Misericordia a cedere la proprietà del vecchio cimitero, giunse finalmente la risposta, ma completamente diversa da quella che ci si aspettava dopo la soluzione prospettata dal sindaco nella lettera sopra riportata. Il capovolgimento della posizione del Comune sulla questione venne determinato dalla decisione del consiglio comunale, fino allora incerto tra la tesi del ripristino del vecchio cimitero, sostenuta da una parte dei consiglieri, e quella. dell’ampliamento del cimitero attualmente in funzione, sostenuta da altri consiglieri, di adottare quest’ultima soluzione.
Tale inattesa decisione pose la parola fine al lunghissimo capitolo del ripristino del vecchio cimitero, che ha avuto, a più riprese, per la Misericordia, fasi alterne di speranze e di delusioni. E con ciò è venuto anche, purtroppo, a perpetuarsi lo stato di deplorevole e vergognoso abbandono del vecchio cimitero, posto a due passi del paese sulla importante strada statale Francesca, divenuto, per incuria di tutti, un’impenetrabile macchia di rovi e di ortiche.
Se ci è consentito esprimere un giudizio sulla secolare vicenda, che potrebbe apparire incredibile se la sua veridicità non fosse documentata punto per punto, ci permettiamo di pensare che, al di là delle opprimenti lentezze burocratiche e delle reali difficoltà finanziarie, che hanno ostacolato o frenato, volta per volta, la volontà dei dirigenti la Misericordia, forse è mancato a questi, nei momenti favorevoli, un pizzico di coraggio e di intraprendenza.
Più critico è invece il giudizio nei riguardi degli altri protagonisti della vicenda, intendiamo dire di coloro che avrebbero dovutofavorire, anziché ostacolare, l’aspirazione della Misericordia, se non altro allo scopo di eliminare quella bruttura del vecchio cimitero abbandonato, che non fa davvero onore al nostro paese.
 
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