Nell’area dove ore si innalza la chiesa, fin dal 1400 c’era una cappellina chiamata Oratorio della Vergine delle Cinque Vie - quelle che portavano a Firenze, Pistoia, Lucca, Siena e Pisa.
In questo Oratorio comunale, veniva venerata un’immagine miracolosa della Madonna affrescata sul dossale dell’unico altare.
L’Oratorio veniva officiato settimanalmente da un cappellano stipendiato dal nostro Comune.
Nel 1608 l’Oratorio venne ingrandito e diventò la chiesina della Confraternita della Misericordia.
Nel 1619 la Misericordia donò la chiesina e l’annesso Convento, appositamente costruito, ai frati zoccolanti OFM (Ordine Francescani Minori) di Firenze.
Nel 1631 la chiesa venne ulteriormente ingrandita ed assunse la forma e le dimensioni attuali.
Nel 1632 venne inaugurato anche il campanile. Dal 1826 al 1937, all’interno della chiesa, sono stati effettuati 4 restauri che le hanno fatto assumere l’aspetto attuale.
La facciata e il loggiato
La facciata, a partire dall’alto, presenta lo stemma mediceo in pietra, una finestra rettangolare cieca sormontata da un frontoncino , due finestre cieche quadrilobate, un loggiato a quattro luci, la porta e quattro nicchie.
Lo stemma mediceo venne collocato sopra il frontoncino della finestra per ricordare ai Fucecchiesi più facinorosi che questa chiesa era sotto la protezione diretta del granduca di Toscana. In precedenza, nel 1617, lo stemma era stato sistemato sul muro dell’erigendo Convento per scoraggiare quei teppisti che nottetempo distruggevano quanto i muratori costruivano di giorno. I teppisti non volevano che i frati zoccolanti venissero a Fucecchio.
Le tre finestre della facciata vennero affrescate nel 1882 da padre Celestino Medovic, croato.
Sul fondo della finestra sinistra era stato effigiato S. Francesco che riceve le stimmate. Nella finestra centrale era stata dipinta la Madonna col Bambino Gesù.
Sul fondo della finestra destra S. Antonio da Padova.
Nel 1934 il pittore don Giulio Melani di Antignano (Livorno) restaurò gli affreschi delle finestre; nella finestra destra, però, affrescò ex novo S. Teofilo in atto di preghiera.
Sotto il loggiato possiamo ammirare le tre lunette dipinte a tempera nel 1882 dal pittore croato.
Nella lunetta sinistra vi dipinse l’episodio che ha per protagonista quel fanciullo che ogni giorno intrecciava una corona di fiori per la sua Madonnina.
Nella lunetta posta sopra la porta della chiesa, di fattura cinquecentesca, si vede ancora molto bene l’immacolata Concezione.
Nella lunetta di destra è rappresentato il prodigio della Corona (rosario) Francescana.
Nelle quattro nicchie, alla base della facciata, il pittore padre Alberico Carlini aveva affrescato fra il 1730 e il 1738 quattro delle quattordici stazioni della Via Crucis.
Parete laterale destra con loggiato
Sotto il Loggiato o Portico che immette nel chiostro si possono ancora ammirare le tre lunette dipinte a tempera su commissione del Terz’Ordine Francescano Femminile.
Non si conosce l’autore di queste pitture.
È presumibile che siano state dipinte all’inizio del presente secolo.
Nella prima lunetta vediamo Gesù che mostra le sue piaghe a S. Margherita da Cortona.
Nella seconda, S. Margherita da Cortona denuncia i peccati dell’uomo.
Nella terza, posta sopra il portone d’ingresso al chiostro è dipinto il busto di S. Francesco accompagnato da una scritta in latino che così suona:
“O PADRE FRANCESCO, ENTRA NELLA TUA CASA”.
La porta e la bussola
La porta, in pietra, di gusto cinquecentesco, doveva appartenere alla precedente chiesina della Misericordia poiché sull’architrave si legge:
“QUESTA PORTA FU ERETTA DA LORENZO MARABOTTI NEL 1609”
Noi sappiamo già che la chiesa attuale venne inaugurata nel 1631.
I battenti della porta sono in legno di cipresso. Fra il 1690 e il 1700 la porta venne corredata della bussola.
La bussola che vediamo venne realizzata in legno di cipresso nel 1882 dal falegname fucecchiese Ottavio Comparini.
Navata, soffitto e finestre
L’interno della chiesa è costituito da un’unica navata lunga mt 30, larga mt 11,50 e alta mt 14.
Sul lato destro della navata ci sono due altari, due confessionali, una porticina che immette nel chiostro, un pulpito in muratura e, in alto, due finestre istoriate con gli stemmi della Misericordia e del Principe Corsini.
Sul lato sinistro della navata si trovano due altari, tre confessionali, e, in alto, due finestre istoriate con gli stemmi del Comune di Fucecchio e della famiglia Checchi di Pistoia.
Al centro del presbiterio ci sono l’Altar Maggiore ed il Coro retrostante con finestra istoriata a forma di monofora. Sul lato sinistro del presbiterio c’è la Cappella del Presepio e vi sono conservate molte reliquie di S. Teofilo. Sul lato destro del presbiterio c’è la porta d’accesso alla sagrestia.
Appese alle pareti del presbiterio vi sono le due grandi tele in cui sono stati dipinti i due miracoli della Beatificazione del venerabile padre Teofilo proclamata nel 1896.
Sopra la bussola della porta della chiesa, per tutta la larghezza della navata, possiamo ammirare la pregevolissima cantorìa con l’organo.
L’attuale soffitto a stoiato, su disegno dell’architetto Micheli di Firenze, venne realizzato nel 1882. In precedenza vi era stato sempre il tetto a capriate.
Organo e Cantoria
Il primo organo, opera del vecchio Cacioli di Lucca, e l’annessa cantoria vennero installati sopra la bussola della porta nel 1709. Un nuovo e grandioso organo, pagato con le elemosine raccolte da padre Antonio da Parrana, venne montato nel 1825 dalla Ditta Benedetto Tronci di Pistoia.
Nel 1925 la cantoria fu abbellita con la installazione di una grata di legno al posto delle tendine.
Nel 1934 lo stendardo della Gloria di S. Teofilo venne adattato a telone dell’organo, così come possiamo vederlo ancor oggi.
Negli anni ‘60 l’organo venne elettrificato e trasferito nel coro dalla Ditta Marcello di Campi Bisenzio.
Altare del Crocifisso (già del Beato Salvatore da Orte)
È il primo a destra, in pietra, con colonne corinzie che sorreggono l’archivolto rotto in mezzo.
Eretto nel 1645 con le elemosine raccolte fra le persone devote che frequentavano questa chiesa, era stato dedicato al Beato Salvatore da Orta.
La festa del Beato Salvatore da Orta veniva celebrata solennemente ogni anno il 18 marzo.
Nel 1684 venne tolto dall’altare il quadro del Beato e vi venne sistemato il Crocifisso cinquecentesco che dal 1694 si trovava nell’attuale Cappella del Presepio.
Nel 1934 il doratore Primo Massei di Pontedera ripulì il Crocifisso e lo collocò nell’urna che ancor oggi possiamo ammirare.
Vita del Beato Salvatore da Orta
Nacque in Spagna nel 1520. I suoi genitori erano poverissimi e non poterono mandare il loro figlio a scuola.
Salvatore, appena fu grandicello, fece prima il pastore, poi il calzolaio e infine il frate laico nel convento francescano di Barcellona.
Frate Salvatore lavorava sodo e pregava continuamente.
Un giorno il Signore lo “toccò” e fra’ Salvatore cominciò a compiere prodigi e miracoli.
I suoi superiori lo credettero un indemoniato: lo esorcizzarono, lo processarono e provarono a trasferirlo da un convento all’altro; ma i prodigi e i miracoli si ripetevano ovunque e la venerazione della gente aumentava. Alla fine il frate santo venne mandato in Sardegna, a Cagliari, dove si spense nel 1567.
Altare dell’Immacolata (già di San Giuseppe)
È il secondo da destra, in pietra.
Anticamente era stato intitolato a San Giuseppe.
Nel 1731 vi era stata collocata la grande tela del Transito di San Giuseppe dipinta da padre Alberico Carlini da Vellano di Pescia, autore degli affreschi del chiostro.
Nel 1934 l’altare di San Giuseppe diventò l’altare dell’Immacolata.
Venne tolto il grande quadro, attualmente attaccato ad una parete di un corridoio del Convento, e vi fu sistemata la statua dell’Immacolata che si trovava fin dal 1895 sul dossale dell’Altar Maggiore al posto del quadro della Madonna delle Cinque Vie, ora nuovamente sopra l’Altar Maggiore
La statua dell’Immacolata era stata acquistata a Parigi nel 1895.
Pulpito e confessionali
Il pulpito
È in muratura e si trova sulla parete destra della navata sopra la porta che immette nel chiostro. Così com’è risale al 1825.
Era il palchetto riservato ai predicatori: lo raggiungevano salendo su di una scala di legno sistemata nel chiostro e attraversando una porticina aperta nel 1825 nella lunetta dov’era affrescato San Francesco che riceve le stimmate. All’inizio di questo secolo, e precisamente nel 1926, la scala di legno che era nel chiostro venne tolta e fu tamponata la porticina.
Il primo pulpito, in legno, era stato realizzato nel 1690. La scala di accesso a questo pulpito non era nel chiostro, bensì dentro la chiesa.
I confessionali
Ce ne sono cinque: due addossati alla parete destra e tre a quella sinistra.
Vennero fatti tra il 1690 e il 1700.
Furono rifatti ex novo nel 1825.
Gli intarsi furono eseguiti negli anni ‘50 dal novizio padre Sebastiano.
Altare di S. Antonio da Padova
È il primo a sinistra, in pietra.
Venne eretto nel 1645 con le elemosine dei fedeli.
Nel 1909, la vecchia statua venne sostituita con quella che oggi possiamo ammirare all’interno dell’urna con cornice realizzate entrambe nel 1916. Sempre nel 1909, il Provinciale dei Francescani concesse alla Congregazione del Terz’Ordine il permesso di collocare accanto all’altare una cassetta per le elemosine con l’iscrizione PER IL PANE DEI POVERI.
Nacque così anche l’Opera del pane di Sant’Antonio che attualmente si limita a distribuire ai fedeli i panini benedetti il giorno della festa del Santo che cade il 13 giugno.
Nel 1922 la famiglia Lampaggi concesse in custodia ai frati del nostro Convento le suppellettili d’argento con le quali ogni anno veniva ornato l’altare di Sant’Antonio limitatamente al giorno della sua festa.
Ora queste suppellettili d’argento - una lampada, una croce, un giglio, un leggio, un diadema con pietre, un reliquario, tre carteglorie e un leggio - si trovano nel nostro Convento.
Biografia di S. Antonio da Padova
Si chiamava Fernando ed era nato a Lisbona, in Portogallo, nel 1195.
A 15 anni era già un pozzo di scienza. La sua cultura teologica, filosofica e scientifica era davvero eccezionale.
A 25 anni, quando vide le salme dei cinque frati francescani martirizzati in Marocco, entrò nel Convento francescano di Coimbra e prese i nome di Antonio.
Un anno dopo, nel 1221, ad Assisi ebbe modo di Conoscere San Francesco durante il Capitolo Generale dei Francescani Martirizzati. Subito dopo il Capitolo, Sant’Antonio venne assegnato ad un Convento vicino a Forlì con la mansione di cuoco.
Dopo alcuni mesi fu mandato in Francia e nell’Italia Settentrionale a predicare contro l’eresia degli Albigesi.
Nel 1231 fu colpito da un grave malore nel Convento di Camposampiero. A bordo di un carro di fieno venne trasportato nel suo Convento d’Arcella, presso Padova, dove spirò il 13 giugno.
Altare di S. Francesco
È il secondo a sinistra, in pietra.
Venne eretto nel 1638 ad opera delle donne del Terz’Ordine francescano.
Fra il 1730 e il 1738 vi venne collocata la grande tela raffigurante San Francesco stimmatizzato con San Ludovico Re di Francia e Santa Elisabetta di Ungheria ai lati.
Autore del quadro fu padre Alberico Carlini, il pittore delle lunette del Chiostro e della Via Crucis.
Nel 1922 la tela, giudicata brutta, venne tolta e sostituita con l’attuale statua collocata in una nicchia e circondata da una cornice realizzata da Primo Mazzei di Pontedera.
Biografia di San Francesco
San Francesco nacque ad Assisi nel 1182. I suoi genitori erano ricchi mercanti di stoffe.
Trascorse la sua giovinezza pensando soltanto a divertirsi.
A 20 anni si ammalò gravemente. Appena fu guarito cominciò a dedicarsi al/e opere buone.
A 25 anni indossò un saio e diede vita ad una comunità di frati. Chi voleva far parte ai questa comunità doveva rispettare certe REGOLE scritte da San Francesco ed approvate dal Papa.
San Francesco predicava dovunque per convincere le persone a volersi bene, così come aveva insegnato Gesù.
Ovunque andasse compiva miracoli strepitosi come quelli narrati nelle lunette del chiostro.
A 42 anni, in località La Verna ricevette le stimmate. Morì ad Assisi il 3 ottobre 1226 all’età di quarantaquattro anni.
San Francesco è stato proclamato Patrono d’Italia nel 1939 da Papa Pio XII.
Il quadro del primo miracolo della beatificazione di San Teofilo
È appeso alla parete sinistra del presbiterio.
Il fucecchiese Francesco Tognetti, colpito da paraplegìa alle gambe, era costretto a farsi trasportare su di un carretto.
Avendo egli saputo che il Venerabile padre Teofilo da Corte aveva concesso tante grazie, si fece portare più volte sulla tomba del Venerabile nella Chiesa dei Frati.
E un giorno guarì istantaneamente.
Da quella volta poté ricominciare a camminare con le proprie gambe. Era l’anno 1860.
Grazie a questo miracolo e all’altro illustrato nel quadro di fronte, il Venerabile padre Teofilo da Corte, il 19 gennaio 1896, fu proclamato Beato da Papa Leone XIII.
Il quadro del secondo miracolo della beatificazione di S. Teofilo
È appeso alla parete destra del presbiterio.
Giuseppina Aleotti, una bambina di tre anni, era affetta da coxalgìa al femore sinistro. Per effetto di questa malattia non poteva reggersi in piedi.
Riusciti inutili tutti i tentativi chirurgici, i genitori di Giuseppina si rivolsero al Venerabile padre Teofilo da Corte.
E un giorno la piccola Giuseppina guarì istantaneamente. L’eco di questa guarigione, avvenuta nel 1877, si diffuse un po’ dovunque e rinfocolò la devozione per il Venerabile padre Teofilo da Corte.
Si riaccese nei Fucecchiese l’affetto per i frati francescani che erano stati mandati via, dieci anni prima, dal Convento per ordine del nostro Comune.
Vi rientrarono nel 1880 e dovettero sborsare al Comune di Fucecchio 15.452 lire per ricomprare il Convento e basta.
L’Altar Maggiore
È posto al centro del presbiterio nello stesso punto dove si trovava l’altare dell’Oratorio della Vergine delle Cinque Vie di cui era stato conservato il dossale sul quale era affrescata appunto la famosa Vergine delle Cinque Vie.
Questo altare è stato rifatto tre volte.
La prima volta fu eretto nel 1650. Era in pietra serena finemente lavorata. Venne a costare 250 scudi che erano stati raccolti con le elemosine dei fedeli.
La seconda volta fu rifatto in stucco nel 1825.
Nel 1882, davanti all’immagine affrescata della Vergine delle Cinque Vie fu collocato un quadro con la riproduzione della medesima Vergine.
Nel 1895 vennero demoliti l’antico dossale e l’affresco della Vergine delle Cinque Vie. Venne anche tolto il quadro su cui il pittore padre Celestino Medovic nel 1882 aveva riprodotto la Vergine del dossale. Al posto del dossale venne montato un mastodontico tabernacolo. Sopra questo mastodontico tabernacolo venne posta la statua dell’Immacolata fatta venire addirittura da Parigi. Il tabernacolo e la statua dell’Immacolata furono tolti nel 1934.
L’altare è stato rifatto una terza volta nel 1937. È quello che ancor oggi possiamo ammirare.
Il disegno fu eseguito da Vasco Bramanti di Firenze. L’esecuzione del progetto venne assegnata alla Ditta Puliti di Pietrasanta. È un altare in marmi policromi ed intarsiati.
Fu montato in 6 giorni. Vi prese parte anche il muratore fucecchiese Pietro Soldaini. Venne consacrato dal Vescovo di S. Miniato Mons. Giubbi il 19 maggio 1937.
Sulla pietra della mensa si trovano le reliquie di S. Teofilo e quelle preesistenti
dei martiri S. Teodoro e S.Gioconda
Il Coro
Il coro con gli stalli a doppio ordine venne realizzato nel 1691. Da uno di questi stalli, apribile, si accede alla cella di San Teofilo.
Nel 1934 venne realizzata la monofora con vetrata istoriata raffigurante San Teofilo che soccorre un derelitto. Attualmente è stata sostituita con altra vetrata con immagini della gloria di San Teofilo, opera di padre Farina del convento di Borgo Ognissanti di Firenze.
Negli anni sessanta l’organo realizzato nel l825 dalla Ditta Benedetto Tronci di Pistoia e posto sopra la bussola della porta d’ingresso, venne trasferito nel coro. Questa operazione fu effettuata dalla Ditta Marcello di Campi Bisenzio che amplificò anche il suono dell’organo con l’aggiunta di un’altra serie di canne.
Cappella del Presepio
Si trova alla sinistra dell’Altar Maggiore.
Venne eretta nel 1694 e fu intitolata a S. Pietro d’Alcantara. E questo titolo le fu conservato fino al 1885.
Nel 1885 la pia signora Assunta Ristori vedova Banti fece eseguire dall’artista fiorentino Giovanni Melchiade Favi un Presepio semplice ma bello che nel periodo delle feste natalizie si poteva ammirare, fino a qualche decina di anni fa, nella ex Cappella di S. Pietro d’ Alcantara che a causa di quel presepio aveva cambiato titolo.
Nella Cappella del Presepio sono attualmente conservate in un’apposita nicchia 8 urne e 3 teche con le reliquie di S. Teofilo e una bacheca con gli ex voto.
Sempre in questa Cappella, dal 1744, riposano le ossa di S. Teofilo traslato dal sepolcreto dei frati.
Biografia di S. Pietro d’Alcantara
Nacque ad Alcantara, in Spagna, nel 1499.
Dopo aver compiuto gli studi presso l’Università di Salamanca, si fece frate francescano.
Aveva soltanto 16 anni.
Animato dal proposito di ripristinare la primitiva Regola di S. Francesco, si sottopose ad un regime di vita penitenziale incredibile: mangiava una volta ogni tre giorni e dormiva un’ora al giorno stando seduto su di una sedia. Proverbiale era la sua pazienza.
Predicò le missioni in Spagna e in Portogallo e fu l’iniziatore dell’uso di piantare una croce a ricordo delle sacre missioni
Morì il 18 ottobre 1562.
La Sacrestia
Venne edificata nel 1667 e fu arredata con un banco di noce, con alcuni armadi per riporvi i paramenti sacri e con un paio di genuflessori.
Otto anni dopo, nel 1675, venne accessoriata con quattro stanze destinate a vari usi:
- quella del lavabo dove i sacerdoti si lavavano le mani prima di indossare i paramenti;
- quella delle ostie;
- quella dei candelieri;
- quella della cera.
Nel 1867, quando il Convento venne trasformato in Caserma per il Reggimento di Artiglieria Pontieri già di stanza a Pisa , tutti gli arredi della Sacrestia vennero sciupati.
Nel gennaio del 1880 i frati rientrarono in possesso del Convento e della Chiesa e dovettero ripristinare la Sacrestia.
Oggi si possono ammirare nella Sacrestia la copia su tela della Madonna delle Cinque Vie che era affrescata nel dossale dell’altar Maggiore e l’altra copia su tela della Madonna della Provvidenza che si venera a Roma nella chiesa di S. Carlo dei Catinari.
Entrambe le copie furono eseguite dal pittore croato padre Celestino Medovic nel 1882.
Campanile e campane
La chiesa, così come noi la vediamo, venne inaugurata nel 1631.
Il campanile, invece , alto e slanciato e con la sua guglia a piramide fu ultimato soltanto nel 1632 dai fratelli fucecchiesi Antonio ed Orazio Fanciullacci.
Nella cella campanaria vennero collocate tre campane.
Nel 1830 le due campane maggiori vennero rifuse dal pistoiese Terzo Rafanelli.
Nella più grande sono raffigurati la Madonna, S. Francesco e Sant’Antonio da Padova.
Nell’altra sono raffigurati S. Agostino e S. Filippo Apostolo.
La mattina del 28 ottobre 1919, alle ore 8, mentre la chiesa era affollata di fedeli che adoravano il Santissimo solennemente esposto, il campanile fu colpito rovinosamente da un fulmine che ne fece franare la facciata rivolta verso il Chiostro.
Il crollo di questa facciata mandò in frantumi il tetto che copriva il corridoio del Convento e distrusse metà della Loggia sottostante.
Le campane rimasero miracolosamente attaccate alle travi che si erano paurosamente abbassate.
Nonostante l’inclemenza del tempo, il 18 dicembre , festa dell’Immacolata, il campanile era già stato restaurato e le tre campane poterono riprendere a suonare.
Nel 1922 fu fatta rifondere la campana più piccola.
In essa sono raffigurati 4 angeli, S. Giuseppe, S. Bonaventura, il Beato Teofilo e il Sacro Cuore di Gesù.
Anche le campane di questo campanile sono state elettrificate.
Storia dei frati O.F.M. (Ordine Francescano Minori)
Fino al 6 gennaio del 1996 questa chiesa è stata officiata dai frati francescani minori detti anche zoccolanti.
Erano giunti in questa chiesa nel 1619.
Dal 1619 al 1736 fu ufficiata dai frati minori del Convento OFM.
Dal l736 fino al 1996 è stata officiata dai frati francescani minori del RITIRO OFM, da quelli cioè che avevano accettato le REGOLE rigorose del RITIRO istituito da padre Teofilo da Corte proprio in quell’anno (1736).
I frati furono mandati via, una prima volta, nel 1810, a seguito della soppressione napoleonica. Rientrarono soltanto nel 1815.
Il 7 gennaio 1867 i frati vennero mandati via nuovamente dal Convento per effetto di una legge del Regno d’Italia. La chiesa, il convento, il chiostro, il noviziato e l’orto vennero incamerati dallo Stato italiano.
Lo Stato italiano li regalò al Comune di Fucecchio che li ridusse a Caserma per il Reggimento di Artiglieria Pontieri già di stanza a Pisa e a Macello Pubblico.
Il Comune di Fucecchio, tramite accordo sottoscritto nel 1879, in data i gennaio 1880 vendette ai frati, per 15.452 lire, tutto il convento, ma non la chiesa, né il chiostro, né il noviziato e nemmeno l’orto.
Con un atto di permuta nel 1884 i frati rientrarono in possesso anche del noviziato che era stato ridotto a Macello Pubblico. In seguito venne loro restituito anche l’orto.
La chiesa e il chiostro rimasero in proprietà al nostro Comune che li concesse in uso ai frati francescani.
Dal 7 gennaio 1996 la chiesa La Vergine è officiata dai monaci IDENTES.
Feste in Chiesa La Vergine
6 gennaio, Processione di Gesù Bambino
19 maggio, San Teofilo
13 giugno, Sant’Antonio da Padova
4 ottobre, San Francesco
19 novembre, Santa Elisabetta
Chiostro
Il lato sinistro del chiostro, per chi entra, venne tamponato e prolungato fino al portone d’ingresso nel 1739. All’altra estremità venne tirato su un muro che formava col muro di tamponamento una ELLE. Nessuna persona poteva dunque accedere nel chiostro. La clausura del chiostro era così assicurata.
I tre muri (quello di tamponamento del lato del chiostro, il prolungamento del muro di tamponamento e il muro che dorma una ELLE col muro di tamponamento) vennero demoliti nel 1926.
Nel medesimo anno, il 1926, venne tolta la scala di legno, posta sul corridoio del lato sinistro del chiostro, che immetteva nel pulpito di pietra della chiesa.
La porta che era stata aperta nella lunetta della stigmatizzazione di S. Francesco venne tamponata.
Convento
Il 6 agosto 1919 padre Antonio Jerone, in 6-7-giorni, affrescò a capo della scala che porta alle celle l’immagine del Sacro Cuore. Sulla medesima parete vi era stato affrescato un Cristo Risorto che il guardiano padre Pettini aveva fatto scalpellare e poi imbiancare.
Il pittore Celestino Conti, nel 1852 restauro gli affreschi della Via Crucis realizzate nelle apposite cunette allineate alla base della facciata della chiesa de La Vergine, sul muro destro della chiesa medesima e sul muro esterno del chiostro visibile dal loggiato.
Il primo organo della chiesa la Vergine risale al 1709
Il primo organo della chiesa la Vergine arrivò da S. Romano nel 1709. Era direttore del nostro Convento La Vergine padre Giovanni Maria Maestrini che aveva sotto di sé anche altri conventi fra cui anche quello di S. Romano. Padre Giovanni aveva un debole per gli organi. All’inizio del 1700 decise di sostituire il primo organo della chiesa di S. Romano a sette registri risalente al 1595 e donato da dai fratelli Andrea e clemente Mancini di Usiliano di Palaia. I due fratelli fecero anche l’altar maggiore della chiesa. Come contropartita per queste munifiche donazioni, il 12 novembre 1594 fecero sottoscrivere ai Frati, presso il notaio Bastiano Viviani di S. Miniato un obbligo di Legato che prescriveva la celebrazione di una messa cantata dello Spirito Santo e tre messe piane ogni settimana per ottomila anni. Padre Giovanni fece costruire il nuovo organo al vecchio Cacioli di Lucca. Ma dopo cinque o sei anni il Maestrini si mostrò insoddisfatto del nuovo organo del Cacioli. Decise di farne costruire uno molto più grande e di collocarlo sopra la porta maggiore della chiesa di S. Romano. Il Cacioli amareggiato per la destinazione del suo organo, progettato per un soffitto a volte e non per un tetto a capriate, precipitò in una depressione irreversibile, come ebbe a confessare il suo allievo Domenico Cacioli. La chiesa La Vergine ebbe il suo primo organo quasi nuovo di zecca e la chiesa di S. Romano si dotò di un organo grandioso ed idoneo alle volte del soffitto della sua chiesa.
a cura di Mario Catastini grafica e impaginazione di Giacomo Pierozzi Illustrazioni di Elio Conti foto di Norberto Catastini pagina pubblicata in data 2 ottobre 2012
Bibliografia: Bibliografia: Tutte le informazioni sono state tratte dalla Storia del ritiro Francescano di P. Vincenzo Checchi e dal chiostro dei Frati del Comitato Restauro Affreschi