FUCECCHIO SOTTO IL GOVERNO DELLA SIGNORIA DI FIRENZE
1330-1343
1330-1569 - Fucecchio comune del Distretto di Firenze
Il 4 dicembre 1330 il Comune di Fucecchio si sottomise a Firenze per riceverne la protezione. Fucecchio non dovette rinunciare ai propri Statuti: dovette sottoscrivere alcune condizioni molto precise come quella dell’obbligo della fedeltà ai patti sottoscritti.
Fucecchio, ad esempio, non poteva interferire sulle forme di Governo che Firenze voleva darsi. Queste furono le forme di governo fiorentino con cui dovemmo imparare a convivere:
- governo Signorile dal 1325 al 1343
- governo democratico dal 1343 al 1382
- governo oligarchico dal 1382 al 1434
- governo mediceo dal 1434 al 1530
- governo ducale dal 1530 al 1569
La rinata minaccia di Pisa (che voleva togliere a Firenze i privilegi commerciali sul suo porto) e di Lucca (governata da Mastino della Scala), indusse nuovamente i Fiorentini ad eleggere Signore a vita Gualtieri di Brienne, duca di Atene, allora capo delle milizie angioine assoldate dal Comune.
Ma anche il nuovo Signore, come il precedente Carlo, duca di Calabria, non badò che a far denaro e ad angariare il popolo con le sue soperchierie e violenze.
Una sollevazione generale, dopo pochi mesi di governo, nel 1343 lo costrinse ad abdicare e ad abbandonare per sempre la città. (1443)
1330 - Sottomissione di Fucecchio a Firenze
Nel 1314 Uguccione della Faggiola, diventato Signore di Lucca con un colpo di stato, tagliò in maniera violenta il cordone ombelicale che, dall’ origine, legava il Comune di Fucecchio alla guelfa Lucca.
Dal 1314 al 1330, per effetto di quel taglio, Fucecchio rimase formalmente sprovvisto di protezione militare.
Il 4 dicembre 1330 il Comune di Fucecchio poté finalmente sottoscrivere l’atto di SOTTOMISSIONE al Comune di Firenze. L’atto venne rogato nel Palazzo del Popolo di Firenze dai fucecchiesi, Guiduccio Raducci, Chello Pardi, Vanni Forte, Faresinio Celli, Puccio Cei e dal maestro Giovanni Gualchierini.
Con questo atto i fucecchiesi passarono sotto la protezione militare di Firenze: saremmo stati difesi da qualsiasi offesa e violenza “da chiunque esercitata, anche se magnate fiorentino”.
Naturalmente la protezione militare ebbe un costo, come lo aveva anche quando eravamo stati protetti da Lucca. Fra gli obblighi a carico del nostro Comune previsti dai 17 articoli dell’Atto di Sottomissione, questi sono alcuni scampoli:
- Fucecchio deve mettere a disposizione di Firenze “gente armata” in proporzione alla popolazione del Comune;
- Fucecchio demanda a Firenze il potere di eleggere il suo Podestà. (Il Podestà amministrava la Giustizia in campo civile e penale sulla base dei codici dei nostri Statuti);
- Fucecchio deve mandare ogni anno, in occasione della festa di S. Giovanni Battista,un grande cero fiorito al Battistero della chiesa di S. Maria del Fiore di Firenze.
1330-1334 - Monastero di S. Andrea
Nel 1330 la fiorentina monna Pippa, figlia di Gherardo dei Bostichi e vedova del fucecchiese Vanni della Volta, dopo essersi accordata con alcune sue amiche caritatevoli e timorate di Dio, fondò a Fucecchio un monastero per clarisse dell’ordine francescano.
La costruzione del monastero sull’area già occupata dall’ospizio gestito dai monaci vallombrosani e adiacente alla preesistente chiesa di S. Andrea (1239) situata nell’attuale piazza dell’Ospedale,venne iniziata nel luglio del 1330.
La realizzazione del monastero titolato poi a S. Andrea richiese 4 anni di lavoro.
Il 17 gennaio 1334, dopo aver fatto professione dei voti di obbedienza, povertà e castità nella chiesa di S. Andrea, fecero il loro ingresso nel monastero 9 religiose, ricevute dal provinciale dei conventi di Toscana, padre Pietro dell’Aquila: monna Lippa, vedova di Vanne della Volta, detto Ragliante; suor Paola, cugina di monna Lippa; Taddea, cugina carnale di monna Lippa; Angiola, cugina carnale di monna Lippa; Lisetta Berti da Pietrasanta; Giulia da Bocca d’Elsa; Andreina da Firenze; Margherita da Fucecchio e Agata da Fucecchio.
Insieme alle 9 religiose fecero il loro ingresso nel monastero 2 novizie (Caterina Vinciarelli da Buggiano ed Andreina da Fucecchio) e 4 inservienti.
Frate Andrea di Versilia fu nominato confessore del Convento.
La vita claustrale vera e propria iniziò il 26 maggio, il giorno in cui venne trovata l’acqua nel pozzo la cui escavazione era iniziata il 17 gennaio su ordine del frate confessore.
Secondo il rituale francescano, il padre confessore, monna Lippa e le altre 8 religiose bevvero un sorso di quell’acqua. Subito dopo osannarono alla provvidenza del Signore che le aveva volute dotare di tanta ricchezza.
Quasi sicuramente monna Lippa fu la prima Badessa.
Il Monastero rimase in vita per 451 anni: esso venne chiuso nel 1785 e fu venduto l’anno appresso.
Le clarisse invece non lasciarono il paese. Nel 1785 vennero trasferite d’autorità nel monastero di S. Salvatore sul Poggio Salamartano.
1333 - Diluvio di Ognissanti
A partire dalla Festa di Ognissanti (1 novembre) del 1333 e per quattro giorni consecutivi ed ininterrottamente la Toscana in generale e il Valdarno in particolare furono battute da piogge torrenziali.
Il 4 novembre 1333 la piena dell’Arno raggiunse il culmine ed abbatté ponti, case e piante di ogni genere.
L’alluvione colpì disastrosamente Ponzano e S. Pierino.
Molti abitanti delle zone colpite, nell’intento di salvarsi, si erano arrampicati sugli alberi e lì erano rimasti privi di viveri ed esposti alle intemperie.
Tra il 5 e il 6 novembre, il Consiglio Generale del Comune di Fucecchio si riunì d’urgenza per organizzare i soccorsi a favore di quanti si erano rifugiati sopra gli alberi.
Furono mandati messaggeri a Bocca d’Elsa e a Gavena per noleggiare una o più navi (barconi) per recuperare, a spese del Comune, gli alluvionati.
In quella occasione venne deliberato di estendere gratuitamente i nostri soccorsi anche alla popolazione di S. Croce sull’Arno.
A sera i barconi furono sorpresi dall’oscurità e i navalestri rischiarono di sperdersi in quel grande lago formato dalle acque tracimate che avevano cancellato ogni punto di riferimento.
Si dovettero allora incendiare alcuni pagliai presso il Ponte d’Arno per segnalare l’itinerario che le imbarcazioni dovevano seguire.
Fu quella del 1333 un’alluvione disastrosa.
Anche i quattro ambasciatori fucecchiesi che il nostro Comune aveva improvvisamente mandato a Firenze il 2 novembre per trovare appigli legali atti a giustificare l’esclusione di Guidaccio della Volta ed altri dalle cariche pubbliche dovettero fare i conti con l’alluvione di Firenze. Ci rimisero i cavalli e a stento riuscirono a salvare la propria vita.
1336 - De’ Rossi Piero festeggiato a Fucecchio
Firenze voleva annettersi anche Lucca dopo che Castruccio, nel 1328, era passato a miglior vita.
Per realizzare questo progetto assoldò come comandante del suo esercito Mastino della Scala.
Nel 1333 Mastino della Scala conquistò Lucca, ma non la cedette a Firenze; anzi ne diventò il Signore.
Firenze, allora, organizzò una spedizione punitiva contro Mastino ed affidò il comando dell’esercito a Piero De’ Rossi di Parma.
Il 30 agosto 1336 Piero de’ Rossi si portò a Fucecchio con le sue milizie e vi si fermò alcuni giorni per dare un assetto organizzativo più efficiente al suo esercito. Inoltre dotò il nostro paese-castello dei mezzi necessari per sostenere un eventuale assedio da parte di Mastino della Scala.
Appena ebbe concluso queste due operazioni, Piero de’ Rossi piombò su Lucca che trovò indifesa perché Mastino della Scala si era ritirato con il suo esercito a Ceruglio.
Il 5 settembre Piero de’ Rossi raggiunse Ceruglio, si scontrò con le truppe lucchesi, le costrinse alla fuga, ma subì gravissime perdite proprio mentre le inseguiva.
Il giorno successivo, i lucchesi, imbaldanziti da questo imprevisto successo, passarono alla controffensiva. L’esercito fiorentino, però, conseguì un’esaltante vittoria.
Subito dopo la vittoria, Piero de’ Rossi radunò i soldati superstiti e i prigionieri, fece suonare le trombe ed accendere dei grandi fuochi e si diresse verso Fucecchio.
Pernottò a Galleno.
La mattina del 7 settembre 1336 giunse a Fucecchio dove ricevette accoglienze trionfali. Ma la guerra non era finita.
Firenze organizzò allora una Lega con Venezia. Il comando dell’esercito della Lega venne affidato al medesimo Piero de’ Rossi. La Lega sconfisse Mastino e lo indusse alla Pace che venne sottoscritta a Venezia il 24 gennaio 1339.
Mastino della Scala rinunciò a tutti i suoi diritti sui comuni del Valdarno, ma rimase Signore di Lucca.
Soltanto nel luglio del 1341 Firenze entrò in possesso di Lucca: Mastino gliel’aveva venduta per 250.000 fiorini d’oro.
Questa vendita scatenò le ire di Pisa che assoldò un esercito e dichiarò guerra a Firenze.
Fucecchio venne a trovarsi nell’occhio del ciclone.
Lo scontro fra i due eserciti avvenne il 2 ottobre 1341.
I Pisani vinsero. I fiorentini riorganizzarono un altro esercito per sconfiggere i Pisani.
Lo scontro non ci fu perché nel frattempo erano state avviate le trattative che si conclusero con la sottoscrizione di un accordo. Per effetto di questo accordo, Lucca passò ai Pisani; Firenze, invece, entrò in possesso di Barga, di Pietrasanta e di tutti i castelli che i Pisani detenevano nel Valdarno e nella Valdinievole.
E finalmente i soldati fucecchiesi arruolati nell’esercito di Piero de’ Rossi poterono ritornare a Fucecchio.