L’anno 1314 segnò per Fucecchio la fine di una secolare epoca storica.
Se in quell’anno non fosse accaduto un fatto di grande rilevanza, Fucecchio farebbe parte, oggi, della provincia di Lucca anziché di quella di Firenze.
Il 14 giugno 1314, Uguccione della Faggiola, Signore di Pisa, si impadronì di Lucca, la città guelfa per eccellenza.
In nome della parte ghibellina Uguccione decretò subito l’alleanza con Pisa.
Questo fatto provocò l’esilio di ben trecento famiglie guelfe di Lucca. Moltissime di queste famiglie guelfe si rifugiarono nel castello di Fucecchio. E proprio a Fucecchio venne installato il Comando Supremo dei fuorusciti lucchesi.
La scelta cadde su Fucecchio per tre ragioni:
- Fucecchio dipendeva politicamente e religiosamente da Lucca dal 1187 (tutti i Podestà che avevano amministrato la giustizia a Fucecchio erano lucchesi). La episcopessa di Fucecchio, in quando badessa del convento di Gattaiola, risiedeva a Lucca;
- la sua posizione strategica, le sue strutture difensive (mura, fossato, porte con torri, ponti levatoi, torri, steccato) e la sua secolare fedeltà a Lucca lo rendevano pienamente affidabile (sei anni prima, nel 1308, Fucecchio era stato innalzato da Lucca a sede di VICARIATO del Valdarno comprendente i comuni di Fucecchio, S. Croce, Castelfranco, Cappiano, Torre, Massarella e Montefalconi);
- molte famiglie lucchesi e tra questa anche quella degli Obizzi, capi del partito guelfo di Lucca, possedevano numerosi beni immobili nel nostro territorio comunale.
Nel luglio del 1314, Fucecchio, alleandosi militarmente con Firenze, fu costretto ad abbandonare Lucca.
Ad agosto il neoeletto Guido Bostoli, di Arezzo e non di Lucca, si dichiarò “Podestà del Comune di Fucecchio e dei fuoriusciti lucchesi e Capitano di tutte le truppe fiorentine dimoranti nel castello di Fucecchio”.
Lucca venne così definitivamente depennata dal nostro dizionario politico.
1314 - Cospiratori ghibellini a Fucecchio
Il ghibellino Uguccione della Faggiola si impadronì di Lucca e ne divenne Signore il 14 giugno 1314.
Moltissime famiglie guelfe, benestanti, si rifugiarono a Fucecchio.
Uguccione, per punire i rifugiati guelfi, istigò il giovanissimo lucchese Banduccoro, di Benevento, ad incendiare Fucecchio. Il giovanissimo incendiario avrebbe ricevuto una mancia di due fiorini.
Banduccoro, una notte, penetrò in Fucecchio e appiccò il fuoco al paese. L’incendio, fortunatamente, venne domato e il giovanetto fu catturato e processato per direttissima dal Vicario (giudice) di stanza a Fucecchio.
Data la minore età di Banduccoro, il giudice lo condannò all’amputazione del braccio destro.
Uguccione, per niente turbato dalla condanna inflitta a Banduccoro, riuscì a stabilire un contatto con 14 fucecchiesi di spicco e notoriamente ostili all’amministrazione guelfa del nostro castello.
I 14 cospiratori fucecchiesi avrebbero dovuto consegnare Fucecchio ad Uguccione. Il colpo venne sventato, ma i 14 riuscirono a fuggire.
Il 27 settembre 1314 venne fatto il processo, ma in loro assenza, in contumacia. La condanna fu severissima: i 14 dovevano essere legati, uno per uno, alla coda di altrettanti asini e trascinati nel luogo stabilito per la esecuzione capitale. In questo luogo sarebbe stata tagliata loro la testa.
Due anni dopo, Castruccio Castracani si sbarazzò di Uguccione e diventò il secondo Signore di Lucca.
Anche Castruccio sentiva che il suo potere poteva essere insidiato dai 300 guelfi cacciati da Uguccione e rifugiatisi in larga misura anche nel castello di Fucecchio.
Nel 1319 il Castracani cominciò a stabilire i contatti con i ghibellini fucecchiesi fuorusciti e confinati. Questi ghibellini diventarono così dei cospiratori. Essi avrebbero potuto consentire a Castruccio di penetrare nel nostro castello, di conquistarlo e di annetterlo alla Signorìa di Lucca.
Il nostro Consiglio Comunale, allo scopo di prevenire le azioni di cospirazione, deliberò questi provvedimenti:
Tutti i fuorusciti dovevano presentarsi al Podestà. A chi non si presentava sarebbero stati confiscati tutti i beni; furono riammessi in Fucecchio 13 ghibellini precedentemente confinati; venne confermato invece il confino per un altro gruppo di ghibellini locali; furono dichiarati ribelli e nemici della parte guelfa, 74 fucecchiesi che continuavano a dimorare nel territorio soggetto a Castruccio. Fra i 74 spiccava il nome di donna Tessa, vedova di Duccio e madre di 3 fucecchiesi che avevano congiurato con Uguccione della Faggiola.
1315 - Montecatini - La disfatta guelfa
Il secolo che va dal 1300 al 1400 fu particolarmente nefasto per tutti i comuni del Valdarno e della Valdinievole.
Quando Uguccione della Faggiola, Signore di Pisa, il 14 agosto 1314 diventò padrone anche di Lucca, la storia di Fucecchio cambiò pagina.
Con nostro grande rincrescimento fummo costretti a cambiare protettore.
Fino al 1314 Fucecchio era vissuto e cresciuto sotto l’ala protettrice del Comune guelfo di Lucca.
Dal 1314 al 1330 rimanemmo militarmente scoperti, cioè senza protettori ufficiali.
Nel 1315 Firenze chiese l’intervento armato di Roberto d’Angiò, re di Napoli, per poter frenare le mire espansionistiche di Uguccione della Faggiola che voleva impossessarsi anche di Firenze.
L’esercito di Uguccione e quelli di Roberto d’Angiò e di Firenze si scontrarono verso la fine di del mese di agosto del 1315 a Montecatini.
La sconfitta di Firenze e di Roberto d’Angiò assunse le dimensioni di una vera e propria disfatta.
Vi morirono 2.000 soldati guelfi e fra questi anche un fratello di Roberto d’Angiò.
Nella battaglia rimase gravemente ferito ad una gamba il capitano lucchese Castruccio Castracani
I reduci guelfi della disfatta di Montecatini, il 29 agosto 1315, si rifugiarono in Fucecchio.
Uguccione della Faggiola, benché imbaldanzito dalla grande vittoria riportata, non osò attaccare il nostro Castello.
L’eco di quella disfatta montecatinese è rimasta sempre viva nella memoria storica dei fucecchiesi.
1316 - Uguccione della Faggiola in Fucecchio
Uguccione della Faggiola nel 1314 era diventato Signore di Lucca. Questo fatto segnò una grande svolta nella storia del nostro paese.
Di colpo, Fucecchio diventò un Comune orfano di... madre. Lucca era stata da sempre la nostra protettrice militare e la nostra dominante politica.
Moltissime famiglie guelfe di Lucca ripararono nel nostro castello, pronte a rimpatriare qualora se ne fosse offerta l’opportunità.
Uguccione non ci vedeva di buon occhio per la protezione che avevamo accordato alle famiglie guelfe fuggite da Lucca. E il Signore di Lucca desiderava tanto “darci una bella lezione”.
1316 - Fucecchio comune indipendente - 1314-1330
L’indipendenza totale di Fucecchio nell’arco di tutta la nostra storia è durata soltanto 16 anni. E furono anni drammatici.
Avevamo ospitato moltissime delle trecento famiglie guelfe che nel 1314 erano state allontanate o erano fuggite da Lucca per non soggiacere al Signore ghibellino Uguccione della Faggiola.
All’interno del paese cospiravano i ghibellini per insediarsi al potere; dall’esterno venivamo continuamente minacciati prima da Uguccione della Faggiola e poi da Castruccio Castracani entrambi Signori di Lucca e desiderosi di porci sotto il loro dominio.
Nel gennaio del 1316 sventammo un attacco congiunto di Uguccione e di un centinaio di cospiratori ghibellini fucecchiesi.
Nel 1316, Uguccione riuscì a stabilire un contatto con tre fratelli fucecchiesi, ghibellini, disposti a tradire il nostro Comune. I tre fratelli erano Albizzo, Niccolò e Pietro di Duccio. Per i tre fratelli non fu difficile trovare in Fucecchio altri congiurati.
La notte del 22 gennaio 1316, Uguccione poté entrare quasi indisturbato dentro il nostro castello e poté anche issare la propria bandiera in cima alla torre della Porta della Valle (Via Mario Sbrilli).
Alle prime luci dell’alba i fucecchiesi ripresero vigore e verso le ore 9 riuscirono a mettere in fuga Uguccione con i suoi armati e i traditori fucecchiesi. Uguccione, prima di abbandonare il nostro castello incendiò alcune abitazioni. Il condottiero lucchese lasciò sul campo di battaglia soltanto le scale che gli erano servite per scavalcare le mura.
I tre fratelli vennero condannati in contumacia e furono dichiarati traditori.
La presenza acclarata di traditori e di congiurati costituì un forte fattore di destabilizzazione a carico del nostro assetto politico e sociale.
1316 - Ribelli: provvedimenti
Il 14 giugno 1314 il ghibellino Uguccione della Faggiola, pisano, dopo essersi impadronito di Lucca, spedì al confino 300 famiglie guelfe lucchesi. Alcune decine di queste famiglie si rifugiarono a Fucecchio che da sempre aveva fatto parte del distretto di Lucca. L’accoglienza benevola da parte del comune di Fucecchio irritò moltissimo Uguccione che in cuor suo giurò di farcela pagare questa nostra fedeltà alla parte guelfa di Lucca.
Fucecchio, rimasto sprovvisto di protezione militare, avrebbe preferito sottomettersi immediatamente a Firenze; ma non era né facile né rapida la procedura per ottenere la protezione militare di una città come Firenze, essa pure guelfa. Fucecchio rimase esposta per alcuni anni anche ai colpi di mano della fazione interna dei ghibellini, forti dell’appoggio materiale di Uguccione che foraggiava complici e traditori.
Il nostro Comune, consapevole di queste pericolose tresche, prese dei provvedimenti severi contro chi attentava all’autonomia comunale.
Gli attentatori vennero dichiarati RIBELLI. E coloro che venivano dichiarati ribelli, ipso facto, venivano spediti al confino.
Le SANZIONI previste per i ribelli erano molto severe: i ribelli venivano confinati, cioè costretti a lasciare Fucecchio e a dimorare in località distanti almeno 20 miglia dal nostro paese; nessun fucecchiese poteva intrattenere nessun tipo di rapporto, nemmeno quello epistolare, con i confinati; i beni dei confinati venivano incamerati dal Comune.
Il 16 aprile 1316 il Comune conferì al Capitano di guerra di Fucecchio la facoltà sia di risarcire eventuali creditori dei confinati sia di infliggere pene pesantissime ai profittatori. Grazie a quest’ultimo provvedimento il numero dei presunti creditori quasi si azzerò.
1316 - Pozzo della Valle (Via Mario Sbrilli)
Nel 1315 il nostro Comune elesse una BALIA (gruppo) di 6 uomini e li incaricò di realizzare pozzi e cisterne dentro il castello (paese) affinché si potesse avere acqua in abbondanza anche in stato di emergenza. Si temevano azioni di ritorsione da parte di Uguccione della Faggiola che si era impadronito di Lucca, la nostra Dominante e protettrice sin dal 1187. Uguccione della Faggiola non si sarebbe però contentato di punirci, dato che avevamo dato ospitalità ad un gran numero di famiglie guelfe di Lucca, ma avrebbe voluto anche conquistarci per l’ottima posizione strategica del nostro castello.
La BALIA dei 6 fece scavare un pozzo anche in prossimità della porta della Valle dove si trovava una polla d’acqua potabile non molto profonda, ma larga, nell’area dove confluiscono le Greppa di Cammullia e quella del Cassero.
Lo scavo del pozzo venne assegnato nel 1316 a Giuntino Ghelli. Il Ghelli ci impiegò 80 giorni. Dopo lo scavo Giuntino dovette provvedere anche alla messa in opera del pozzo. Il 7 aprile 1317, giorno in cui il Ghelli venne saldato, il pozzo della Valle era già in funzione.
Questo pozzo sopravvisse fino ai nostri anni ‘40. Nel dopoguerra venne addirittura demolito e al suo posto fu collocata una fontana pubblica.
1316 - Fucecchiesi al confino
Con la complicità di alcuni fucecchiesi, la notte del 19 gennaio 1316, Uguccione della Faggiola, Signore ghibellino di Lucca dal 1314, tentò di impadronirsi di Fucecchio. Dopo un’aspra battaglia durata fino alle ore 9 del mattino, Uguccione fu costretto a ritirarsi dopo aver fatto incendiare alcune case dei difensori.
Naturalmente i nostri amministratori si preoccuparono immediatamente di rintracciare i complici ed i fiancheggiatori di Uguccione.
Tre giorni dopo, il 22 gennaio, vennero allontanati dal castello di Fucecchio 155 uomini e 47 donne. Furono condannati tutti quanti al confino, che prevedeva la confisca dei beni e l’allontanamento da Fucecchio in zone distanti almeno 20 miglia.
Fra i 155 uomini c’erano eminenti cittadini e fra questi alcuni esponenti della classe dirigente che avevano governato il nostro Comune fra il 1300 e il 1314.
Fra le 47 donne vi erano anche 4 serve e donna Tessa, vedova di Duccio e madre dei tre fratelli fucecchiesi - Albizo, Nicolò e Pietro degli Albizi - che avevano congiurato con Uguccione.
1316 - Opere difensive nel 1316-1320
Nel 1316 Uguccione della Faggiola, Signore di Lucca, cercò di conquistare Fucecchio. Fortunatamente il suo tentativo fallì. I nostri amministratori si resero subito conto che le nostre dotazioni difensive erano precarie ed insufficienti. Le mura e le sette torri avevano bisogno di essere rinforzate. Il Consiglio corse subito ai ripari.
Fece impiantare uno steccato a pochi metri di distanza dalla cinta muraria e al di là del fossato nel tratto in cui era stato scavato. Questa opera fu realizzata in un tempo record: alla fine del 1316 lo steccato era già pronto.
Siccome per rinforzare le mura e le torri occorrevano alcune migliaia di mattoni, il Comune deliberò di rimettere in funzione la propria FORNACE. Dato che i mattoni da essa sfornati risultarono insufficienti, venne deliberata la utilizzazione dei mattoni che si sarebbero potuti ricavare dalla demolizione sia di fabbricati inutili come la torre di Rosaio e come Castelrapiti sia dei fabbricati di coloro che erano stati condannati al confino con la qualifica di ribelli.
Intanto ad Uguccione era subentrato, come Signore di Lucca, il celebre Castruccio Castracani. Le prime mosse del nuovo Signore di Lucca ebbero come obiettivi il ponte di Cappiano e quello sull’Arno. Si provvide subito al loro rafforzamento. L’11 novembre 1320 vennero portate a termine sia la costruzione di un battifolle in legno (bastione) a supporto della torre presso il ponte sull’Arno sia la realizzazione delle opere di rafforzamento delle strutture difensive.
Nonostante i grossi prestiti elargitici dai fuorusciti lucchesi dimoranti in Fucecchio, il Comune dovette ricorrere a 7 imposizioni fiscali straordinarie. E non eravamo che all’inizio.
Nel 1322 i nostri amministratori dovettero far fronte ad altri due problemi:
- la CARESTIA provocata dalle gelate invernali;
- la costruzione di una ROCCA (fortezza) nell’area del Castello di Salamarzana oggi parco della Fattoria Corsini.
La ROCCA si rivelò in seguito l’opera difensiva la più efficace.
1316 - Sequestratore Trombetta
Anche nel 1300 i sequestri di persona erano di... moda.
Operava nel territorio di Fucecchio il sequestratore Franceschino di Pietro. Ma il suo nome di battaglia era TROMBETTA, “ ladro per le strade e vivente di rapina e di sequestro di uomini.” Proveniva da Modena.
Una notte, insieme ad altri malviventi, entrò con la forza in una casa posta in campagna, in località Vallebuia, presso le Botteghe. Vi sorprese due uomini, li sequestrò e li torturò.
Ottenne un riscatto di 16 fiorini.
E’ probabile che questo sequestro sia stato commissionato alla banda del Trombetta da alcuni uomini politici di parte guelfa o ghibellina.
Trombetta doveva essersi specializzato in questa attività “sequestratoria”, dato che aveva già effettuato sequestri nei distretti vicariali di Modena, S. Miniato e Fucecchio.
Si sa che venne catturato e processato dal Podestà di Fucecchio.
1317 - Sequestratore Voluppino
Nel 1317 operava nella nostra Valdarno una banda formata da una dozzina di briganti. Il capo di questa banda era un certo VOLUPPINO di Empoli. Di questa banda facevano parte anche tre fucecchiesi, 2 lucchesi, uno di Vivinaia (Montecarlo), uno di Cerreto Guidi.....
Voluppino nel 1317 aveva deciso di sequestrare (forse su commissione) il ghibellino Chele, detto Giobbe, di Borgo Santa Fiora. La cattura doveva avvenire nei pressi del ponte sull’Arno a Fucecchio.
I briganti riuscirono a catturare il povero Chele e lo condussero verso la riva dell’Arno per caricarlo su di una barca.
Alcuni uomini che avevano assistito al sequestro rincorsero i briganti per aiutare e liberare il malcapitato Chele.
I rapitori si dettero alla fuga; Voluppino , invece, prima di ritirarsi, sfogò la sua ira contro la vittima colpendola ripetutamente con una lancia. Quel sequestro gli avrebbe fruttato la favolosa somma di cento fiorini d’oro e invece...
I dieci briganti della banda vennero catturati e processati dal nostro Podestà il 15 maggio 1317. Quattro briganti non solo si dichiararono colpevoli, ma rivelarono anche come erano stati assoldati da Voluppino.
1316 - Festa dei SS Auduface e Abacuc martiri
Questa festa cadeva il 19 gennaio e per tutto il Medioevo e fino all’avvento dei granduchi lorenesi (1737) fu sempre celebrata con grande solennità in ricordo di un evento storico verificatosi a Fucecchio proprio in quel giorno.
Il 19 gennaio 1316 Uguccione della Faggiola, Signore di Pisa e di Lucca, tentò di conquistare con la complicità di alcuni traditori locali il castello di Fucecchio dove da due anni alloggiavano numerose famiglie guelfe cacciate da Lucca proprio da lui.
I soldati posti alla difesa del nostro castello seppero respingere il tentativo del Signore di Lucca; poi, fattisi ardimentosi, uscirono dalla porta della Valle e si scontrarono in campo aperto con le milizie di Uguccione che furono costrette alla fuga.
La gioia e l’esultanza furono incontenibili.
La vittoria su Uguccione coincise con la ricorrenza dei santi martiri Audiface ed Abacuc che cade appunto il 19 gennaio.
Qualche mese dopo il Comune di Fucecchio deliberò di festeggiare solennemente, tutti gli anni, il 19 gennaio la vittoria riportata su Uguccione della Faggiola. La concomitanza dei due santi martiri indusse i nostri amministratori ad intitolare ai due santi la festa della vittoria.
Per tutto il medioevo e fino al 1700 questa festa veniva solennizzata con una imponente processione, con una grande luminaria e con esecuzioni musicali così come era stato deliberato nel 1317 dal nostro Comune.
1316 - Gennarino, brigante medioevale
Nel 1314 la guelfa Lucca, nostra protettrice dal 1187, venne conquistata prima da Uguccione della Faggiuola e poi da Castruccio Castracani, entrambi ghibellini. Uguccione e poi Castruccio divennero i Signori di Lucca.
Il Comune di Fucecchio, guelfo, per effetto di quella Signoria ghibellina rimase sprovvisto di difesa militare e civile ed esposto agli assalti e agli assedi di Uguccione e di Castruccio fino al 1330, l’anno cui Firenze accettò la nostra sottomissione e divenne la nostra protettrice.
La polizia lucchese che aveva sempre reso sicuro il traffico lungo le vie di comunicazione non esisteva più.
I nuovi Signori Lucchesi avevano interesse a favorire il brigantaggio per impedire l’arrivo di mercanti nei comuni rimasti guelfi come quello di Fucecchio.
Uno dei briganti più terribili che infestavano la zona compresa tra Fucecchio e San Miniato era il fucecchiese Puccio del fu Riccomanno, detto Gennario.
Innumerevoli furono i reati - ma bisognerebbe chiamarli delitti - compiuti da Gennario fra il 1314 e il 1316.
Ad esempio, nel mese di giugno del 1316, Gennario e la sua banda avevano rapito due uomini del vicino castello di Musignano per ottenere un riscatto.
Sempre nel mese di giugno in una pubblica strada del contado di San Miniato, Gennario aveva ucciso con la lancia uno sconosciuto sottraendogli tutti i denari e spogliandolo di ogni panno che indossava.
La strada che conduceva a San Miniato era il teatro dei suoi crimini.
Qui aveva assalito un mercante derubandolo di 6 fiorini d’oro, di 10 lire e del mantello; vi aveva ucciso anche con un colpo di coltello al petto un mercante di Volterra derubandolo dei denari e delle vesti e gettandone il corpo in Arno.
Come se ciò non bastasse, sempre su questa strada aveva sequestrato un tale di San Miniato tenendolo in “privato carcere” e ricavandone un riscatto di 10 fiorini d’oro.
Morta la Lucca guelfa, era morta anche la Legge.
1317 - Pace di Napoli
L’anno 1314 rappresenta una data storica per il nostro Comune. Dal 1187 al 1314, Fucecchio era rimasto sotto la giurisdizione della Repubblica di Lucca, città guelfa per eccellenza. Nel 1314 la città di Lucca venne conquistata dal ghibellino Uguccione della Faggiola che ne diventò il Signore. Quasi tutte le famiglie guelfe bandite dalla loro città, Lucca, vennero a rifugiarsi a Fucecchio. Uguccione della Faggiola ci considerò dei nemici giurati. Fucecchio rimase isolato. E dovette staccarsi definitivamente dalla madre patria Lucca.
Un’epoca storica era finita. Se ne apriva un’altra, incerta e soprattutto densa di guerre fra guelfi e ghibellini.
Fucecchio entrò nella Lega Guelfa che comprendeva Firenze, Siena, Pistoia, Volterra, Massa Marittima, S. Miniato, S. Gimignano, Colle, Prato, S. Croce, Castelfranco, S. Maria a Monte, Montefalcone...
La Lega Guelfa, il 29 agosto 1315, subì una severa sconfitta a Montecatini. In quella battaglia morì anche Pietro da Gravina, il fratello di Roberto, re di Napoli e di Gerusalemme.
Fu proprio re Roberto che convinse i rappresentanti delle due Leghe, quella Guelfa e quella Ghibellina, a trovare delle forme fruttuose di accordo. Nel 1317 re Roberto convocò a Napoli tutti i rappresentanti delle due Leghe per indurli a sottoscrivere un trattato di pace: la PACE DI NAPOLI.
A Napoli andò anche un rappresentante del Comune di Fucecchio. E fu proprio il nostro rappresentante che mise in pericolo la possibilità di trovare un accordo fra le due parti. Anche i comuni limitrofi al nostro non volevano fare la pace con la Lucca di Castruccio Castracani, subentrato ad Uguccione.
Se il re Roberto non avesse interposto con noi i suoi buoni uffici la Pace di Napoli sarebbe saltata per colpa di Fucecchio.
E così anche Fucecchio sottoscrisse gli articoli del trattato e la Pace di Napoli fu fatta.
1319 - Castel Rapiti
Questo piccolo castello o abitazione fortificata si trovava in Montellori, sulla sommità che sovrasta la casa colonica del Giuntoli, a poche decine di metri dalla cipresseta, come attestato dal catasto del 1802.
Il castello-fortificazione era stato fatto costruire dal signor Rabito della famiglia Liena di Lucca fra il 1260 e il 1280 all’interno del podere di Montellori di cui era stato affittuario e poi proprietario.
Il podere di Montellori, come del resto i tre mulini sull’Arno, erano stati concessi in affitto a Rabito dalle monache di Gattaiola di Lucca che ne erano le legittime proprietarie.
Il castello di Rabito fu tradotto in Castel di Rapito e successivamente in Castel Rapiti.
Questo Castello passò al figlio Bonifazio che nel 1293 era già morto come risulta dalla ricognizione eseguita in data 31 maggio 1293 da frate Rocco, rettore dell’ospedale di Altopascio ed erede del podere di Montellori e quindi del castello di Rapito.
Nel 1314 Lucca fu conquistata da Uguccione della Faggiola che ne divenne Signore.
Il Comune di Fucecchio, ipso facto, si impadronì del castello di Rapito.
Nel 1319 il nostro Comune che era corto di laterizi per riparare le mura e le torri dissestate dagli assalti di Uguccione della Faggiola fece distruggere Castel Rapiti per recuperare i laterizi.
Furono assoldati 7 operai che nell’arco di una sola giornata demolirono il castello e ne recuperarono i mattoni.
1319 - Steccato medioevale
Nel medioevo, al posto dell’attuale via denominata Corso Matteotti c’era un profondo fossato.
Sul lato sinistro di questo fossato, per chi da piazza Montanelli guarda vero piazza La Vergine, c’era il muro castellano nel quale si aprivano tre porte munite di ponte levatoio: Porta Bernarda, Porta Gattavaia, Porta di Borghetto (Via Lamarmora).
Sul lato destro del fossato si ergeva uno STECCATO formato da travi e da tronchi d’albero profondamente infissi nel terreno e ben collegati tra di loro.
Steccato, fossato, con o senza acqua, e muro castellano dovevano sbarrare il passo agli eventuali aggressori del nostro castello (paese).
Per i miserabili che non disponevano nemmeno di un pezzetto di legno da ardere, quello steccato costituiva una ghiotta occasione per un approvvigionamento gratuito di legname.
Le ronde, ogni giorno, scorgevano nuove fessure nello steccato. Il Podestà, che ne veniva tempestivamente informato, andava su tutte le furie.
Il 1° giugno 1319, il Podestà e il Consiglio degli Anziani, per scongiurare ulteriori furti di legname a carico dello steccato, deliberarono una sanzione severa contro i ladri di quel legname: una multa di 25 soldi e la riparazione dello steccato medesimo.
1319 - Guerra contro S. Croce
Nel 1319 la consorteria dei fuorusciti Della Volta aveva fissato le proprie basi logistiche nella Villa (villaggio) di Ventignano e nel castello di S. Croce sull’Arno.
Muovendo da queste basi i Della Volta effettuavano numerose incursioni nel territorio fucecchiese.
Il comune di Fucecchio, nonostante l’impellente continuo pericolo rappresentato da Castruccio Castracani, dovette correre ai ripari e perciò prese due decisioni storiche:
1- arruolò un corpo di soldati stipendiati - gli stipendiari - e un capitano;
2- dichiarò guerra al comune di S. Croce, reo di ospitare i fuorusciti fucecchiesi sempre animati dal proposito di effettuare incursioni nel territorio di Fucecchio.
Questa guerra che non ebbe mai una conclusione, ma che riuscì a tamponare e a scoraggiare le incursioni dei fuorusciti fucecchiesi, ci dissanguò finanziariamente.
Il Comune di Fucecchio, per supplire alle continue spese, dovette ricorrere ad ulteriori imposizioni fiscali a carico delle famiglie più ricche. E riuscì a raggranellare 100 fiorini d’oro. Questa somma venne affidata ad una nuova Magistratura, una Balia di 12 uomini incaricati di acquistare vettovaglie nelle campagne vicine.