1114 - La triste fine del Testamento del conte Ugo
L’esecutore testamentario, nel 1114, cominciò a vendere con il consenso della ex contessa Cecilia i beni del conte Ugo allo scopo di ripianare i debiti che costui aveva contratto.
Il vescovo di Lucca volle fare la parte del leone. Acquistò metà del Borgo, del Castello e del Poggio Salamartano in Fucecchio; acquistò anche metà dei castelli di Massarella, Galleno, Cerbaia e Montefalcone. La ex contessa Cecilia, contravvenendo alle disposizioni testamentarie del marito (si era sposata ancora una volta) vendette al vescovo di Lucca anche il porto annesso al ponte di Bonfiglio.
Dopo questa operazione di acquisti il vescovo di Lucca era riuscito a diventare padrone di metà Fucecchio. Il nostro paese era in mano di due centri di potere: quello dell’abate di S. Salvatore e quello del vescovo di Lucca.
L’abate ed il vescovo di Lucca, avevano sottovalutato la presenza del terzo incomodo, cioè l’imperatore. E’ vero che era in tutt’altre faccende affaccendato, ma... nel 1116 l’imperatore Enrico V, della Casa di Franconia, scese in Italia, nominò un certo Rabodo margravio della Toscana e gli affidò il compito di recuperare in toto l’ex feudo cadolingio di Fucecchio.
Rabodo riuscì a recuperare Bientina, uno dei possessi dei nostri cadolingi, e tanto presentarci la sua carta di identità la rivendette a Pisa per 2.000 solidi. Enrico V, purtroppo non poté occuparsi di queste faccende perché dovette rientrare in fretta in Germania nel 1118.
1114 - Il Monastero di S. Salvatore più ricco e più potente
Nel 1108 l’Abbazia o Monastero di S. Salvatore era già stata ricostruita sul Poggio Salamartano. Il primo abate della ricostruita abbazia vallombrosana di S. Salvatore era stato Anselmo che aveva assistito alla morte di Ugo (1113), l’ultimo conte cadolingio di Fucecchio.
Il 20 ottobre 1114 il Conte Guido Guerra con la moglie Emilia, mediante atto rogato in quel castello medesimo, cedettero, a titolo di permuta, all’abate Ubaldo del Monastero Vallombrosano di S. Salvatore di Fucecchio Colle Petre, Cerreto e Vinci. Il documento indica anche i confini dell’area pertinente il castello Collis Petri o Petrella:
- da Pagnana Canina a Casa Lunga (Colle Alberti) fino a Bassa e a Carniano (Corliano);
- da Petroio (S. Pierino) fino a Lontraino (Ontraino).
Il castello di Col di Pietra o Colle alla Pietra o Petrella era situato in prossimità dell’attuale Casa al Vento.
Nel 1121 all’abate Anselmo, che aveva cercato con ogni mezzo di accrescere la potenza del monastero per salvaguardarlo meglio dalle bramosie del vescovo di Lucca e dei potenti vicini confinanti, era succeduto Rolando.
L’abate Rolando volle prima di tutto suffragare l’anima del suo predecessore offrendo all’ospedale della Canonica di S. Zeno, fuori Pistoia, tutti i beni posti nella Corte di Fagno e nella Selva Breccia con atto stilato il 28 luglio 1121.
Nel 1122 l’abate Rolando strinse un patto di alleanza e di reciproco rispetto con il conte Guido Guerra allo scopo di meglio salvaguardare l’abbazia dagli appetiti territoriali dei potenti confinanti. E il conte Guido Guerra si impegnò a difendere l’abate Rolando e ad aiutarlo contro tutti ad eccezione del marchese di Toscana e del re d’Italia.
Il conte Guido Guerra confermò al monastero di S. Salvatore il possesso dei castelli di Colle di Pietra, di Larciano e di Cerreto Guidi ottenuti dalla moglie del medesimo conte con un atto di permuta.
1121 - La prima distruzione di Fucecchio
Il vescovo di Lucca e l’abate di S. Salvatore credettero che con l’operazione Rabodo fosse tutto finito. Ma l’imperatore Enrico V nominò margravio di Toscana Inghilberto. Questo margravio si pose come obiettivo primario il recupero dell’ex feudo cadolingio.
Nel 1121 Inghilberto occupò Fucecchio. Lucca incassò male il colpo e meditò immediatamente la rivincita. Con l’aiuto di Firenze e dei Conti Guidi mosse contro Fucecchio. Inghilberto di fronte alla superiorità numerica del nemico preferì fuggire a Pisa e lasciare così il nostro paese in mano dei Lucchesi e dei loro alleati.
Lucca, questa volta fu previdente. Tutti sapevano che Inghilberto non si sarebbe dato per vinto e che sarebbe ritornato alla carica. E allora non trovarono di meglio che distruggere completamente Fucecchio. Insieme alle casupole fatte di argilla, tavole, tronchi d’albero e paglia vennero distrutti anche il monastero, l’ospitale e le chiese di S. Salvatore e di S. Giovanni Battista.
Inghilberto con gli alleati pisani ritornò a Fucecchio, ma conquistò soltanto un ammasso di macerie. A questo punto Inghilberto, amareggiato, preferì lasciare per sempre Fucecchio.
I Lucchesi gongolarono, rientrarono a Fucecchio e lo ricostruirono ex novo.
1136 - Fucecchio devastato per la seconda volta
Il nuovo imperatore Lotario, della Casa di Svevia, decise di rimettere le cose a posto e volle venire a capo del problema dell’ex feudo cadolingio. L’imperatore affidò l’incarico di rimettere ordine in Italia al genero Enrico di Baviera. Enrico scese in Italia a capo di un forte esercito e nel 1136 mise a ferro e fuoco non solo Fucecchio ma anche Cappiano. Per due volte i pochi abitanti del nostro paese si trovarono al centro di una bufera che li travolse senza scampo.