1913 - Centenario della nascita di Giuseppe Montanelli (5 gennaio 1913)
Alle solenni onoranze presero parte tutti i partiti e le associazioni cittadine:
-Corpo Musicale ed Associazione dei Reduci delle patrie battaglie;
-Società del Tiro a segno e Congregazione di Carità;
-Consigli direttivi dell’Ospedale e del Ricovero di mendicità;
-Misericordia di Fucecchio e di Torre;
-Pubblica Assistenza e Asilo infantile;
-Direzioni della Scuola elementare e della Scuola Normale;
-Accademia del Regio Teatro Pacini e Circolo fucecchiese;
-Società Charitas di Ponte a Cappiano e Società Ginnastica;
-Sezione socialista e Sezione monarchica;
-Circolo di studi sociali e Gruppo nazionalista;
-Società educativa di Ponte a Cappiano e Società del buonumore;
-Società corale e cooperativa di Fucecchio;
-Società orchestrale e cooperativa di consumo di S. Pierino;
-Cooperativa dei terrazzieri di Ponte a Cappiano e Unione cooperativa sarti di Fucecchio;
-Società fornai e cooperativa terrazzieri S. Pierino;
-Lega muratori e Società dei cappellai;
-Società dei calzolai e Società falegnami;
-Società fabbri e società tintori;
-Società La Pace
Dopo la breve pausa montanelliana di non belligeranza ripresero le ostilità fra i partiti soprattutto ad opera del Gruppo nazionalista.
Dopo le elezioni politiche del 1913 (poterono votare tutti gli uomini di età superiore ai trent’anni purché avessero compiuto il servizio militare) la sezione locale del PSI andò di nuovo in crisi.
1914 - Squadre di calcio: la VIGOR
Nel 1914 rientrarono a Fucecchio dall’Argentina 3 giovani emigrati: Livio Mannini e Nino e Nene Frediani.
Questi tre giovani fondarono un squadra di calcio che venne chiamata Vigor. Il loro campo da gioco era piazza XX Settembre.
Militavano in questa squadra di calcio, la prima nata a Fucecchio:
- Livio Mannini - Francesco Bertoncini
- Giuseppe Chelini - Stefano Frediani
- Egisto Lotti - Adone Morelli
- Stefano Costagli - Galileo Frediani
- Renato Lotti (Moschino) - Marcello Morelli
- Ardelio Mariotti
Presidente della squadra era l’avvocato Banti.
Segretario era Ido Lotti.
Factotum della squadra era Ernesto Chiari.
Il pallone veniva offerto settimanalmente da Bruno Mori.
Le prime due partite amichevoli della Vigor furono disastrose. I nostri calciatori vennero sconfitti per 7-1 dalla squadra dei sommergibilisti di Pontedera e per 5-1 dalla squadra dei bersaglieri di stanza a Vicopisano.
Dal 1920 al 1923 la Vigor Fucecchio disputò i Campionati di IV divisione. La sede e gli spogliatoi vennero trasferiti presso la scuola elementare di Piazza XX Settembre. Vennero abbattute alcune piante per ottenere un rettangolo di gioco pari a mt 90X45.
Dal 1924 al 1927 la Vigor Fucecchio partecipò ai Campionati di III Divisione. Nel primo campionato di III Divisione (1924-1925) debuttò il quindicenne Moriani Giulio, Mielino, che segnò la rete della vittoria sul Pontedera.
Ogni anno, in occasione del Carnevale si svolgeva la partita, amichevole, con la squadra del Pisa allenata da King. E proprio in un incontro con il Pisa, Giulio Moriani segnò due reti riuscendo a superare il trio difensivo pisano che faceva parte della Nazionale Goliardica Italiana. I giocatori del Pisa e quelli della Vigor partecipavano anche al Veglione di Carnevale organizzato in loro onore.
Dal 1927 al 1932 la Vigor Fucecchio partecipò ai Campionati di II Divisione. Nei primi due Campionati di II divisione, la squadra venne affidata all’allenatore ungherese Cozsegj che inserì nelle file della Vigor numerosi giovani prelevati dalle squadre rionali di Fucecchio quali la Robur, la Cavour e la Garibaldina. Questa Vigor fu ammirata in tutti i campi per la eleganza del suo gioco e per la tecnica individuale dei suoi giocatori.
Nel 1932 la Vigor Fucecchio fu quasi costretta a chiudere la sua attività agonistica per le numerose ispezioni cui venne ripetutamente sottoposta la contabilità della Società. Inutili e vani risultarono i tentativi di ricostituire il sodalizio bianconero.
1914 - Il Faro settimanale del PSI (26 settembre 1914)
Nasce a Fucecchio (con redazione in Piazza Cavour) Il Faro, settimanale socialista del Collegio di S. Miniato. Tale settimanale divulga le idee socialiste e censura il malgoverno delle Amministrazioni di tutti i centri di potere locale.
Direttore ed animatore de Il Faro fu il venticinquenne avvocato Gaetano Pacchi.
Gaetano Pacchi era nato il 26 marzo 1889 da famiglia fucecchiese dedita alle professioni liberali. Rimasto orfano di padre a soli 11 anni, si era laureato in Legge all’Ateneo di Pisa nel 1910. Durante lo studentato si era avvicinato alle idee socialiste. Subito dopo il conseguimento della laurea fece il suo ingresso ufficiale nell’agone politico. Il 1° Maggio 1911 fu l’oratore ufficiale della Festa dei lavoratori che in massa aveva disertato il lavoro.
Nonostante la campagna antisocialista del Gruppo nazionalista fucecchiese, l’attività fervorosa del giovane avvocato Gaetano Pacchi fece guadagnare al PSI locale ben sei seggi nel Consiglio comunale il 29 novembre 1914, giorni delle elezioni Amministrative. I sei eletti socialisti furono: Dante Aringhieri, Paolo Benvenuti, Candido Cecconi, Alfieri Donnini, Duilio Frediani, Gaetano Pacchi.
Il Faro ebbe una breve durata: nove mesi. La lotta contro la guerra guadagnò al suo direttore due mesi di carcere per avere combattuto contro la guerra ormai alle porte. Chiuse i battenti il 29 maggio 1915, cinque giorni dopo l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Il Direttore del Faro era stato “chiamato alle armi” e anche se non lo fosse stato ci avrebbe pensato la censura a farlo chiudere.
Il settimanale socialista aveva lottato strenuamente sia per la neutralità del Regno d’Italia in difesa della pace sia per il pane garantito ai lavoratori.
La campagna propagandistica del Il Faro per il pane assicurato a tutti i lavoratori fu condotta su due binari:
- la diffusione della consapevolezza dei diritti e degli interessi sacrosanti dei lavoratori, contadini compresi;
- il sostegno caloroso sia alle cooperative di produzione e lavoro e a quelle di consumo sia alla costituzione di Consorzi fra le cooperative.
Nel 1914 si era costituita nel capoluogo una cooperativa di consumo del cui Consiglio facevano parte sia i due socialisti, Dante Aringhieri e Michele Aleotti, sia esponenti di varie provenienze politiche come Pietro Montanelli, Amedeo Pellegrini, Giuseppe Beconcini, Brunetto Tognetti, Giuseppe Menichetti, Pietro Palavisini.
1914 - Consiglio Comunale rivoluzionato
Nel 1913 il Parlamento del Regno d’Italia aveva convertito in Legge il disegno di legge governativo inteso ad introdurre anche in Italia il Suffragio Universale anche se limitato al sesso maschile.
Finalmente tutti potevano votare.
Quando verso la fine del 1914 venne rinnovato il Consiglio Comunale, per effetto del suffragio universale, ben sei candidati del Partito Socialista Italiano poterono ricoprire la carica di consiglieri comunali.
I rappresentanti del mondo del lavoro facevano così il loro ingresso nella sala delle riunioni consiliari.
Questi i loro nomi: Gaetano Pacchi, Dante Aringhieri, Paolo Benvenuti, Candido Cecconi, Alfieri Donnini e Duilio Frediani.
Anche il Regno d’Italia, a partire dal 24 maggio 1915, prese parte al primo conflitto mondiale scoppiato un anno prima. Esso si protrasse fino alla fine del 1918.
La virulenza dei nazionalisti aveva contagiato anche gli strati popolari della cittadinanza fucecchiese, nonostante le campagne antibelliche del Partito socialista.
Dopo appena tre o quattro mesi cominciarono a riecheggiare soprattutto nelle campagne le dolenti note sul nostro intervento militare. I poderi rimanevano quasi incolti per mancanza di mano d’opera; nel capoluogo le famiglie degli operai partiti per il fronte sopravvivevano riempiendosi di debiti.
In seguito cominciarono a farsi sentire anche le note luttuose.
Nelle strade del paese alto serpeggiava la miseria e pochi erano coloro che venivano assunti sotto il titolo di squadre di lavoro di supporto all’esercito.
1915 - Le concerie all’inizio del secolo
Verso la fine del 1915 la guerra mondiale era in atto da due anni.
A partire dal 24 maggio vi aveva preso parte anche l’Italia.
L’esercito italiano aveva bisogno di una grandissima quantità di calzature. Siccome per fare le scarpe occorrono pellame e cuoio, qualche fucecchiese credette che fosse questa l’occasione propizia per far nascere anche a Fucecchio le concerie del cuoio e della pelle.
L’impianto di queste industrie era rigidamente regolato da norme ben precise perché le concerie erano ritenute attività produttive a rischio. Infatti venivano ritenute responsabili della diffusione di una malattia pericolosa: il carbonchio, che si manifestava con la eruzione di pustole nerastre.
Il fucecchiese Gaetano Bertoncini chiese di poter attivare una conceria nell’opificio Trivellini in prossimità di piazza XX Settembre. Gli abitanti di Via Landini Marchiani e quelli del primo tratto di via Dante si opposero recisamente e non mancarono di raccogliere numerosissime firme di adesione alla loro opposizione.
Dopo la richiesta di Gaetano Bartoncini il nostro Comune fu bersagliato da altre domande tese ad ottenere il permesso di impiantare concerie sia nelle zone abitate sia in campagna.
Pure i possidenti si opposero alla installazione di concerie nella campagna perché gli scarichi conciari avrebbero potuto appestare i campi.
La Commissione Edilizia, pressata dalle firme e dal motivato rifiuto dei possidenti agricoli, negò il permesso a Gaetano Bertoncini.
Soltanto i socialisti si dichiararono favorevoli all’impianto delle concerie che avrebbero creato altri posti di lavoro.
Il socialista Candido Cecconi si fece promotore di una petizione che venne firmata da moltissimi operai, favorevoli alla creazione di concerie anche nel nostro territorio comunale.
Il Consiglio Comunale si oppose alla petizione di Candido Cecconi. Il rappresentante del principe Corsini, il sig. Raffaello Cinelli, minacciò di adire le via legali se il Comune avesse concesso la licenza edilizia per le concerie.
Candido Cecconi non abbassò la bandiera. Ammise che il rischio prodotto dalla presenza delle concerie era reale, ma che poteva essere superato se si fossero fatte rispettare le normative codificate dalla Legge.
La tesi di Candido Cecconi venne addirittura approvata dal Consiglio Comunale. Poterono nascere così alcune concerie anche a Fucecchio.
1915 - La grande guerra e il fascismo (24 maggio 1915)
Il 24 maggio 1915 anche l’Italia prese parte alla Prima Guerra Mondiale come alleata di Gran Bretagna e Francia.
L’ingresso dell’Italia voluto soprattutto dal movimento nazionalista produsse i seguenti notevoli cambiamenti nella vita dei fucecchiesi:
1- svuotamento della popolazione maschile adulta ed attiva;
2- carovita progressivo di tutti i generi alimentari e non;
3- difficoltà progressive nell’approvvigionamento dei generi di prima necessità;
4- depressione strisciante in seno all’esercito delle donne, dei bambini e dei vecchi;
5- lutti sempre più frequenti per i fucecchiesi che cadevano uccisi sul fronte;
6- soppressione della fiera annuale e di solennità civili e religiose;
7- malessere psicologico ed economico che investiva tutte le famiglie;
8- emergenze continue: presenza di militari a partire dal 1915 ed arrivo dei profughi di Caporetto nel novembre-dicembre del 1917;
9- massiccio impiego di manodopera femminile (57 donne premiate dalla Giunta);
10- razionamento del pane e di altri generi di prima necessità (una ulteriore riduzione della razione del pane indusse le operaie della SAFFA a portarsi in corteo al municipio. Il sindaco Emilio Bassi cercò di calmarle con promesse fallaci. Le donne ritornarono alla carica nei giorni successivi. Il sindaco Bassi per ridurre le donne all’impotenza fece intervenire le forze dell’ordine);
11- la morte di 200 persone uccise dall’influenza “Spagnola”
Notevole si rivelò la funzione calmieratrice delle tre cooperative di consumo presenti nel nostro territorio comunale: nel capoluogo, a S. Pierino e a Ponte a Cappiano.
I consiglieri socialisti Paolo Benvenuti e Candido Cecconi in più occasioni sollevarono proteste, denunciarono malefatte ed inottemperanze durante il lungo periodo della Prima Guerra Mondiale (1915-1918).
1916 - Improperia
La giornata del Venerdì Santo nella Fucecchio degli anni ‘30 era scandita dal rumore delle raganelle (in sostituzione delle campane legate), dalla partecipazione del popolo alla Via Crucis pomeridiana, dal trapestìo che simulava in chiesa il terremoto (et terra tremuit) e dalla esecuzione, da parte della Corale S. Cecilia, degli Improperi.
L’esecuzione degli Improperi esercitava un fascino incredibile sui fedeli.
Essi venivano intonati subito dopo la cerimonia dello scoprimento della croce. Chi comprendeva il significato delle parole latine piangeva.
La Corale impersonava addirittura Dio Padre che rimprovera così il suo popolo:
O popolo mio, che cosa ti ho fatto?
In che cosa ti ho contristato?
Rispondimi.
Io ti ho condotto fuori dalla terra di Egitto:
e tu, invece, hai preparato la croce al tuo Salvatore.
Pietà o Signore
Santo Dio.
Io ti ho guidato nel deserto
per quaranta anni,
ti ho nutrito con la manna,
e ti ho condotto
in una terra molto buona:
e tu, invece, hai preparato la croce al tuo Salvatore.
Fino a pochi anni fa credevamo che l’autore di questa composizione vocale fosse un anonimo fucecchiese.
Fortunatamente nel 1990 è stato ritrovato un biglietto firmato da don Giuseppe Marradi, il cappellano del Monastero di S. Salvatore, datato 18 aprile 1916.
In questo biglietto c’era scritto che l’autore degli Improperi è “ il nobil signor Antonio Nelli della antica famiglia Nelli.”
In calce a questa informazione, don Giuseppe, musicologo e direttore per molti anni della Corale S. Cecilia, aggiunse queste considerazioni:
“E’ di effetto meraviglioso, sebbene si riscontrino in essa delle frasi (musicali) non confacenti alle Regole e ai dettami della buona Armonia”.
Avrei dovuto correggerlo in qualche punto, ma per conservarne l’originalità ho creduto bene di farne a meno”.
Nel 1996, a cura delle Edizioni dell’Erba, è stato pubblicato il volume IMPROPERIA di Antonio Nelli ( 1778- 1844)
1917 - Sciopero del 1° maggio
Nel 1917 la Prima Guerra Mondiale era in pieno svolgimento. Gli austriaci stavano preparando una spedizione punitiva contro l’Italia che sarebbe sfociata, in ottobre, nella nostra disfatta di Caporetto.
Nel mese di marzo in Russia scoppiò la rivoluzione. L’esercito russo si sgretolò.
Il 1° Maggio, eccitati dall’esito positivo della Rivoluzione russa e stanchi della guerra e della fame, moltissimi popolani fucecchiesi festeggiarono il 1° Maggio con uno sciopero che però assunse la connotazione di una manifestazione. I manifestanti gridavano slogan contro la guerra, diffondevano manifestini e il quotidiano socialista L’ AVANTI. Le forze dell’ordine, benché allertate, si limitarono a controllare il tutto, ma non intervennero.
1917 - Profughi di Caporetto a Fucecchio
Il 24 ottobre 1917, mentre era in corso la Prima Guerra Mondiale, l’esercito italiano subì la tremenda disfatta di Caporetto. L’esodo delle popolazioni venete in fuga con l’esercito italiano assunse delle dimensioni bibliche.
A novembre giunsero anche a Fucecchio un centinaio di profughi. I fucecchiesi ancora una volta, di fronte alle calamità, diedero prova della loro generosità, della loro solidarietà e di tutta la loro disponibilità. Il sindaco Emilio Bassi si fece in quattro per assicurare a tutti i profughi un alloggio decoroso ed il vitto quotidiano. Ricchi e poveri fornirono indumenti, biancheria, calzature, stanze sfitte, arredi, stoviglie, batterie da cucina.
Leandra Briganti, Virginia Frediani Doddoli e Tommaso Corsi, testimoni diretti di questo drammatico evento, hanno narrato episodi indimenticabili.
Commovente l’episodio narrato da Tommaso Corsi che dobbiamo così sintetizzare:
Prima di Natale una carrozza si fermò nell’aia della casa colonica Corsi in via Mistieta (quella dove oggi abita il veterinario Biondi). Ne discese una profuga. Era la fidanzata del fratello di Tommaso, il tenente Pietro Corsi morto nel maggio 1917.
La fidanzata, una maestra elementare, riaprì con la sua presenza la piaga della famiglia Corsi che avrebbe voluto tenerla con sé per sempre.
A sera, la maestrina ripartì per Firenze dove le era stato assegnato un alloggio ed un posto di lavoro.
1917 - Due soldati fucecchiesi disertori
Nell’ottobre del 1917, durante il terzo anno della Prima Guerra Mondiale, avvenne sul fronte italiano la nostra disfatta di Caporetto.
Questa disfatta non provocò soltanto l’esodo in massa delle popolazioni venete, ma anche la fuga e la diserzione di molti soldati italiani.
L’avanzata dell’esercito austriaco fu bloccata sul fiume Piave.
Dopo questo arresto, i Comandi cominciarono e ricomporre i quadri del nostro esercito.
Molti soldati fucecchiesi sensibili alla propaganda del Partito Socialista che invitavano alla diserzione non volevano rientrare ai loro reparti; ma quando vennero affissi i manifesti con l’avviso che tutti i soldati dovevano rientrare , quasi tutti rientrarono per non incorrere nelle punizioni che erano severissime.
Soltanto due militari fucecchiesi preferirono la diserzione, convinti di farla franca.
Uno di questi due disertori andò a Napoli ad esercitare la poco nobile professione del magnaccia. Lui era convintissimo che laggiù non lo avrebbero mai trovato. E invece fu ripescato quasi subito e rispedito direttamente al fronte, in prima linea.
Il secondo disertore preferì rifugiarsi nella propria abitazione. Grazie ad una “soffiata”, i carabinieri della stazione locale seppero che Ilio era nascosto nella propria casa.
Una mattina, alle ore 7, il Maresciallo della nostra Caserma si presentò davanti all’appartamento di Ilio e chiese, in nome della Legge, che gli venisse aperta la porta. Nessuno rispose.
Il Maresciallo dei carabinieri buttò giù la porta, sorprese il disertore nel letto, gli fece indossare la divisa militare e lo rispedì al suo Corpo di appartenenza.
1918 - L’epidemia di spagnola
La SPAGNOLA era un’epidemia influenzale, partita dalla Spagna, che si manifestava con temperatura elevata, 40°, con dolori diffusi in tutto il corpo e con respiro affannoso. Bastavano tre giorni di letto se era di forma benigna. Purtroppo quella che si diffuse in Italia fu di forma maligna ed uccise 375.000 persone.
La spagnola raggiunse il comune di Fucecchio in forma strisciante nel settembre 1918. Il sindaco Emilio Bassi e l’assessore alla sanità convocarono i medici locali e stilarono insieme una lunga lista di misure preventive, tredici, che avrebbero dovuto per lo meno rallentare il propagarsi della spagnola...maligna.
La tanto temuta influenza si diffuse in forma epidemica anche nel nostro comune nell’ultimo trimestre del 1918.
Essa esplose in tutta la sua virulenza nel mese di ottobre. I colpiti si sentivano soffocare, vomitavano una sostanza sierosa, avevano allucinazioni e poi morivano. Dal 20 al 22 ottobre morirono 23 persone.
In seguito morirono bambini, giovani, donne, uomini, coloni, possidenti, industriali, braccianti e perfino 5 soldati del 69° Reggimento di Fanteria di stanza a Fucecchio.
Intere famiglie furono decimate. Si viveva nel terrore. Le strade erano deserte. I negozi e gli uffici erano chiusi. Il silenzio era rotto dal pianto dei superstiti e dal cigolio dei carretti che trasportavano le bare fornite da Enrico Melani,da Odoardo Lunardelli, da Faustina Guidotti, da Giuseppe Daddi e da Giuseppe Ciorli.
Il sindaco Emilio Bassi e i medici condotti Dino Anghinelli e Tito Picozzo si fecero in quattro per debellare la spagnola. Le spese sostenute dal Comune superarono abbondantemente le 5.000 lire.
Alla fine del 1918 si contarono 201 morti. Il morbo aveva listato a lutto il capoluogo e le frazioni. Ai medici condotti Anghinelli e Picozzo fu riservato un semplice voto di plauso.
Riportiamo in sintesi i 13 provvedimenti antinfluenzali stilati dal sindaco Bassi in collaborazione con l’assessore alla sanità e con i due medici condotti del nostro comune.
1- L’immondizia deve essere sistemata in secchi chiusi e dovrà essere portata fuori di casa soltanto quando passerà il carro dell’immondizia annunziato dal suono di una trombetta.
2- Dopo il passaggio degli spazzini nessun secchio dell’immondizia potrà essere collocato nella strada.
3- Non si può gettare in strada né immondizia né mondatura di ortaggi.
4- E’ proibito orinare ai muri e gettare escrementi.
5- La svuotatura dei pozzi neri dovrà essere effettuata dalle ore 22 alle ore 6 del giorno successivo.
6- E’ vietata l’esposizione di carni macellate nelle vie pubbliche.
7- E’ proibito spellare e pulire nelle strade animali uccisi.
8- Non possono circolare nelle vie e nelle piazze cittadine pecore e capre.
9- E’ vietato far circolare i polli. E’ altresì proibito l’allevamento dei conigli nelle stanze adibite ad abitazione.
10- E’ proibito l’esercizio di qualsiasi mestiere nelle strade.
11- E’ proibito esporre al pubblico qualsiasi genere alimentare.
12- Le lavandaie devono trasportare i panni sporchi dentro sacchi chiusi.
13- E’ vietato esporre indumenti o scuotere lenzuola e tappeti dalle finestre che si affacciano sulle strade e sulle piazze.
Per i contravventori furono sancite multe molto..salate.
1918 - Fabbrica dei fiammiferi: pericolo di chiusura
Nell’ottobre del 1918, in concomitanza con la controffensiva italiana del Piave, infuriava a Fucecchio la “spagnola”, un’epidemia influenzale che uccise 201 persone.
A Fucecchio mancava la carne.
Il 15 ottobre il sindaco Emilio Bassi convocò la Giunta per affrontare questo problema.
Al termine della riunione, il segretario comunale consegnò al sindaco un fascicoletto recante sul frontespizio la scritta FABBRICA DEI FIAMMIFERI.
Il fascicolo conteneva una lettera. Il sindaco Bassi la lesse ad alta voce. Diceva: “ La Direzione Generale della Società Anonima Fabbriche riunite dei Fiammiferi con sede a Milano, ha deciso di chiudere lo stabilimento di Fucecchio, sabato prossimo.
Il provvedimento è causato dalla mancanza di fosforo.
Nello stabilimento lavoravano più di 200 persone.
Il sindaco Bassi venne incaricato di fare le più vive premure presso il Prefetto della provincia affinché con urgenza si interessasse presso le competenti autorità per ottenere il rifornimento di fosforo alla fabbrica dei fiammiferi di Fucecchio. A giustificazione di tanta premura il sindaco Bassi scrisse:
“..Mai come nel momento attuale in cui infierisce, in questo Comune, la nota influenza (la spagnola) si sono provati i benefici prodotti dalla fabbrica dei fiammiferi sia dal lato economico sia dal lato igienico in quanto risulta che gli operai di detta fabbrica, manipolando sostanze disinfettanti, sono rimasti completamente immuni dalla malattia.
Inoltre la chiusura della fabbrica darebbe certamente luogo a gravi e pericolosi disordini nella popolazione.
E il fosforo arrivò e la fabbrica rimase aperta.
1918 - Pane a tessera
Nel 1918, da aprile a luglio, i fucecchiesi si trovarono in difficoltà a causa di pasticci nel razionamento del pane e di altri generi di largo consumo. L’esaurimento anticipato delle scorte di grano assegnate a Fucecchio per il mese di aprile indusse l’Annona di Firenze a spedire a Fucecchio un commissario speciale. Il commissario arzigogolò tanto e poi tanto sul sistema di razionamento che a un certo punto fece trovare la popolazione senza le tessere necessarie per l’acquisto del pane e dello zucchero.
Il tesseramento dei generi alimentari funzionava così:
- ad ogni persona, grande o piccola, veniva assegnata una tessera per ogni tipo di genere alimentare razionato (tessera del pane, tessera dell’olio, tessera dello zucchero, tessera della pasta, tessera del riso);
- ogni tessera conteneva 60 o 90 bollini datati;
- per acquistare il pane, ad esempio, la massaia doveva consegnare al proprio rivenditore di generi alimentari le tessere dei suoi familiari: il rivenditore staccava i bollini recanti la data di quel giorno e poi consegnava la corrispettiva quantità di pane alla massaia.
Identica era l’operazione per l’acquisto degli altri generi alimentari razionati.
Agli ultimi di maggio e ai primi di giugno, il malcontento diede il via ad una protesta popolare. Centinaia di persone entrarono negli uffici comunali e minacciarono di buttare tutto all’aria se non avessero ottenuto immediate garanzie che le cose sarebbero state sistemate nel giro di poche ore. L’intervento del sindaco Emilio Bassi scongiurò il pericolo di incidenti. Egli promise che di lì a poco sarebbero state distribuite le tessere, anche se provvisorie, per l’acquisto dei generi alimentari.
I tesserati erano divisi in due categorie:
1- gli abbienti, che erano soltanto 57, avevano diritto a 200 grammi di pane al giorno;
2- i non abbienti , che erano 9.157, avevano diritto a 300 grammi di pane al giorno.
Erano previste 260 razioni supplementari riservate ai degenti in ospedale e ai militari in licenza. Agli operai venivano assegnati 400 grammi di pane anziché 300.
Analogo sistema di razionamento e di tesseramento venne messo in atto anche durante il secondo conflitto mondiale (1940-1945).
Dal 1919 al 1925, l’anno che segna l’inizio della dichiarata Dittatura Fascista, il Regno d’Italia del dopoguerra fu attraversato da una profonda crisi economica e da violente folate di disordine sociale che culminarono in scioperi, in occupazione di fabbriche e di poderi e in scontri fra forze di destra e di sinistra.
In questo periodo i fucecchiesi trovatisi al centro della crisi e delle violenze, assistettero alla nascita del Partito Nazionale Fascista; alla nomina di Benito Mussolini, capo del P.N.F, a capo del Governo; alla proclamazione della Dittatura Fascista ( 3.1.1925)
1919 - Operai e mezzadri seminano la paura
L’armistizio sottoscritto il 4 novembre 1918 concluse “felicemente” l’anno 1918. Il ritorno dei reduci accentuò il disagio e la miseria della nostra popolazione
La fine vittoriosa della Prima Guerra Mondiale aveva aperto la voragine dell’INFLAZIONE. I prezzi erano aumentati vertiginosamente.
La propaganda del Partito Socialista e dei Sindacati (la Lega Rossa e la Lega Bianca) aiutarono il proletariato a scoprire non solo le proprie potenzialità contrattuali ma anche le incommensurabili risorse di POTERE.
La classe operaia, allora, organizzò numerose manifestazioni contro il “caro viveri”.
Visto che la manifestazioni non servivano a niente, vennero organizzati periodici saccheggiamenti dei negozi al dettaglio. La BORGHESIA cominciò a temere il peggio. Aveva paura. Temeva di fare la fine della borghesia russa.
Anche i mezzadri della Lega Rossa e quelli della Lega Bianca, nel 1919, entrarono in agitazione. I mezzadri non si limitarono a scioperare: si rifiutarono persino di “governare” e di “mungere” le bestie che vennero sloggiate dalle stalle e condotte nei cortili delle case dei padroni. Essi riuscirono a strappare importanti concessioni in materia di disdetta, divisione dei prodotti e conduzione delle aziende e conseguirono anche la cancellazione di vecchie servitù medioevali.
Il potere della borghesia cominciò a vacillare.
La destabilizzazione e il disordine permanente operati dalla classe lavoratrice suscitarono paura e bisogno di stabilità e di ordine.
Di lì a poco la classe operaia avrebbe constatato la veridicità di un antico proverbio che così suona: “ Chi troppo vuole, niente stringe “
Le frequenti lotte operaie e contadine ruppero finalmente ed incredibilmente quell’immobilismo secolare puntellato sempre dalla consorteria dei notabili.
Aumentò il rancore nei confronti dei notabili mentre crebbe in maniera esponenziale il prestigio del Partito Socialista Italiano.
L‘inizio del biennio , 1919-1920, fu caratterizzato dall’intensissima attività del partito socialista e delle associazioni popolari.
Alla manifestazione provinciale organizzata dal PSI a Firenze parteciparono:
- le locali sezioni adulti e giovani socialisti
- la Lega calzolai
- la Lega proletari mutilati, orfani e vedove di guerra.
La cooperativa di consumo in questo nuovo clima si lasciò influenzare dai socialisti.
Nacque a Ponte a Cappiano una sezione della Pubblica Assistenza di chiara ispirazione socialista.
1919 - Nasce il Partito Popolare Italiano
Nell’ottobre del 1919 nacque anche a Fucecchio (nella provincia di Firenze operavano sezioni del Partito Popolare in 46 località) una sezione del Partito Popolare Italiano di chiara ispirazione cattolica. Il Consiglio provvisorio di questo nuovo partito fu composto da: Sestilio Benvenuti, Giovanni Lotti, Cesare Lotti Montanelli, Ugo Chimenti, Manzino Manzi e Augusto Tognetti.
1919 - Pacchi Gaetano deputato
La prima consultazione, politica, dopo la fine della guerra, venne indetta dal Governo Nitti e si svolse il 10 novembre 1919. I socialisti ottennero 1349 voti; il PPI ne ottenne 532; i liberali soltanto 168.
Venne eletto deputato il ventinovenne avvocato fucecchiese Gaetano Pacchi. Il Pacchi esercitava la sua professione sia a Fucecchio che a Firenze.
Dopo la morte di Giuseppe Montanelli (17/06/1862), il primo deputato fucecchiese al Parlamento italiano, sembrava che Fucecchio non avrebbe avuto mai più l’opportunità di mandare un suo concittadino alla Camera dei Deputati o al Senato.
Gaetano Pacchi si era affacciato alla ribalta della politica, anzi della militanza socialista, nel 1908, all’età di 18 anni, nella veste di animatore dell’ala massimalista socialista in contrapposizione a quella riformista.
Nel 1913, Gaetano Pacchi fondò e diresse IL FARO, il settimanale socialista che si contrapponeva a L’ARALDO, settimanale locale di ispirazione nazionalista.
Nel 1915 IL FARO si fece promotore di una campagna propagandistica contro la Prima Guerra Mondiale. Nel medesimo anno, Gaetano Pacchi venne eletto consigliere comunale.
Il 22 maggio 1915, due giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia, uscì il penultimo numero de IL FARO.
Una settimana dopo uscì l’ultimo numero, a foglio unico. Sulla facciata anteriore se ne annunciava la chiusura; la facciata posteriore era bianca perché completamente censurata.
La cartolina di precetto raggiunse anche Gaetano Pacchi che, suo malgrado, dovette prendere parte alla Prima Guerra Mondiale. Al suo rientro, nel 1919, il Pacchi venne eletto deputato.
1920 - Socialisti al potere a Fucecchio
Nell’ottobre del 1920 si svolsero a Fucecchio le elezioni comunali. Si presentarono due liste: quella socialista e quella del Fronte Antibolscevico formata da liberali, nazionalisti, monarchici, democratici e popolari di don Sturzo.
I socialisti che avevano dato il loro pieno assenso all’occupazione delle fabbriche e delle terre, sfoderarono uno slogan propagandistico molto significativo:
TUTTO IL POTERE AI SOVIET
La leniniana dittatura del proletariato era diventata la Religione dei socialisti fucecchiesi.
L’esito delle votazioni fu clamoroso: i socialisti guadagnarono tutti i 30 seggi.
Il giorno dell’inaugurazione del nuovo Consiglio Comunale la sala era gremita di pubblico festante. Venne eletto sindaco Angiolo Cecconi, 34 anni, calzolaio. Nel suo discorso ufficiale Angiolo Cecconi confessò la sua inadeguatezza ad una simile carica, ma fece solenne promessa di onestà, di fedeltà alle istituzioni e di impegno a favore dei poveri, delle donne e dei fanciulli.
A conclusione del suo discorso il sindaco Cecconi, Angiolino per i fucecchiesi, dichiarò apertamente la guerra contro lo Stato per “instaurare il regime sovietista, per preparare la dittatura del proletariato”.
In quella seduta vennero eletti anche gli assessori.
Furono eletti assessori effettivi Paolo Benvenuti, Dante Aringhieri, Alfieri Donnini e Guido Morelli. Gli assessori supplenti eletti furono Giuseppe Manzi e Giulio Parlanti.
Il comune di Fucecchio nel 1920 contava 12.361 abitanti di cui 3.919 nel capoluogo.
1920 - Massarella: le due Feste dei padulani
I padulani di Massarella si trovavano al centro di due feste: la Festa della benedizione dei Padulani e la Festa dell’apertura della caccia
La Festa della Benedizione dei Padulani si svolgeva la mattina del Mercoledì Santo in chiesa.
Il parroco invocava Dio affinché ricompensasse le fatiche quotidiane dei padulani -tutti presenti in chiesa- dispensando loro la grazia di una pesca copiosa e di una cacciagione abbondante. Dopo l’invocazione, il parroco impartiva la benedizione a tutti i presenti.
Al termine della breve cerimonia religiosa, i padulani uscivano di chiesa e festeggiavano l’avvenimento con scariche di fucileria.
Il sacerdote, dimessi i paramenti sacri, si portava sul sagrato e invitava tutti i padulani a trasferirsi in canonica per il consueto rinfresco. Al termine del rinfresco, il padulano più rappresentativo rivolgeva al parroco un indirizzo di saluto e di ringraziamento a nome di tutti i padulani.
La Festa dell’apertura della Caccia si svolgeva in Cavallaia ai primi di gennaio, quando arrivavano le comitive di cacciatori da Firenze, Pisa, Livorno, Carrara.
La festa si svolgeva la sera della vigilia dell’apertura.
I cacciatori spartivano con i padulani cibarie e bevande ..alcooliche.
Per effetto delle libagioni incontrollate, al termine della cena, i padulani cantavano come forsennati, accompagnati sempre da qualche strumento musicale in loro possesso: organetti, armoniche a fiato e clarinetti.
La festa era in effetti una serata di baldoria che si ripeteva anche quando le comitive ripartivano.
1920 - Macellerie comunali
Al termine della Prima Guerra Mondiale la situazione economica del comune di Fucecchio era molto precaria.
Nell’ottobre del 1920 l’Amministrazione Comunale passò nelle mani dei socialisti (30 consiglieri socialisti su 30).
Il nuovo sindaco Angiolo Cecconi si trovò subito davanti a due grossi scogli:
- l’approvvigionamento del grano;
- l’aumento del prezzo della carne.
Altri due grossi problemi erano costituiti dalla disoccupazione e dalla mancanza di alloggi.
La popolazione comunale ammontava a 12.361 unità; quella del paese a 3.919.
“Angiolino”, così veniva chiamato familiarmente il sindaco Cecconi, non si lasciò intimorire da queste evenienze.
Mancava il grano? Il Consorzio Agrario non era in condizione di fornircene?
Angiolino non arretrò.
Chiese il grano, in prestito, ai proprietari terrieri. Gliene dettero soltanto 60 quintali. Sarebbero bastati soltanto per due mesi.
Il sindaco si rivolse allora alla Lega dei contadini. I contadini risposero con slancio all’appello e consegnarono al Comune 160 quintali di grano.
Il pane non ci sarebbe mancato.
Il problema della CARNE era diverso. I macellai volevano guadagnarci due lire su ogni chilogrammo. Il Comune non gli accordò il permesso.
Con il consenso dei macellai vennero aperte, sperimentalmente, tre macellerie comunali. Esse praticavano prezzi calmierati.
In pochissimi giorni vennero vendute 6 bestie e fu realizzato un guadagno di lire 1.104,49.
Dopo questo strepitoso successo il Consiglio Comunale autorizzò la Giunta a tenere aperte le 3 macellerie sperimentali.
Questa esperienza durò soltanto tre o quattro mesi perché i socialisti furono costretti dalle violenze fasciste ad abbandonare l’amministrazione comunale.
1920 - A.G.E.S.C.I (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani)
Il Movimento scoutistico fu fondato in Inghilterra nel 1908 da Baden Powel.
In Italia le prime associazioni scoutistiche, denominate ESPLORATORI ITALIANI, nacquero nel 1911.
Nel 1920 sorse anche a Fucecchio una sezione dell’Associazione degli Esploratori Italiani per opera del figlio del “Gattino” Giovanni Moriani.
Di questa sezione fucecchiese fecero parte anche Giovanni Menichetti, detto il Funaio, Giulio Vanni, detto Nanibestia, e Bruno Guerrieri, il futuro collaboratore di Guglielmo Marconi.
Il gruppo venne denominato Reparto Savoia I di Fucecchio.
La sede di questa sezione trovò posto in una stanza dell’attuale foresteria del monastero di S. Salvatore. In un secondo tempo la sede fu trasferita in una stanza al piano terra del Palazzo del Gattino, oggi Montanelli Della Volta.
Nel 1925 anche la sezione esploratori di Fucecchio venne soppressa da un provvedimento del Governo Fascista imperante.
Nel 1950, cinque anni dopo la fine della guerra e del Fascismo, il frate francescano padre Angelico Ceci fondò a Fucecchio una sezione dell’AGESCI con sede in Via delle Fornaci nell’ex fabbricato del Noviziato del Convento La Vergine. Questa sezione è ancora esistente ed operante.
Nel 1967 tre ex scout dell’AGESCI fondarono a Fucecchio una sezione della C.N.G.E.I (Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani) di ispirazione laica. La sede di questa nuova sezione venne realizzata in Via Donateschi nei locali sottostanti la Piazza Cavour. Questa sezione si sciolse per sempre dopo una quindicina d’anni di attività.
1920 - Inizio del biennio rosso (3 ottobre 1920)
La seconda consultazione del dopoguerra, quella amministrativa, si svolse il 3 ottobre 1920. Per i notabili si trattò di una pura e semplice disfatta: neppure un consigliere liberale venne eletto. Tutti e trenta i consiglieri furono di marca socialista.
I socialisti, con lo slogan “ Tutto il potere ai soviet” sconfissero il fronte antibolscevico composto da liberali, nazionalisti, monarchici, democratici e popolari.
Tutti quanti i seggi consiliari vennero guadagnati dai socialisti.
Questi i nomi dei consiglieri comunali socialisti:
- Gaetano Pacchi - Eliseo Pellegrini
- Giuseppe Meacci - Angiolo Cecconi
- Dante Aringhieri - Giovanni Baronti
- Giuseppe Manzi - Giulio Parlanti
- Guido Morelli - Candido Cecconi
- Gaspero Banti - Gino Talini
- Paolo Benvenuti - Olimpo Fabiani
- Pietro Borgioli - Adolfo Risorti
- Olinto Del Gronchio - Alfieri Donnini
- Nazareno Canovai - Giulio Mannini
- Natale Innocenti - Gino Giuntoli
- Giovanni Soldaini - Gino Briganti
- Giovanni Cicalini - Oreste Cenci
- Guido Checchi - Giuseppe Rimorini
- Paolo Billi - Virgilio Papini
La Giunta socialista (sindaco: Angiolo Cecconi; assessori: Dante Aringhieri, Guido Morelli, Alfieri Donnini, Paolo Benvenuti), a nome del Consiglio comunale manda un saluto commosso sia alle vittime proletarie di tutti i paesi coinvolti nelle Prima Guerra Mondiale sia alla Russia rivoluzionaria. Inoltre fa voti affinché siano liberati tutti caduti politici e militari. Infine reclama dal Governo del Regno d’Italia il riallacciamento dei rapporti diplomatici, economici e politici con il Governo dei Soviet.
Nel suo discorso programmatico di insediamento, il sindaco Angiolo Cecconi ribadì la sua ferma volontà di:
- proteggere con ogni mezzo i poveri, i vecchi, i fanciulli, le donne;
- diffondere l’istruzione fino ad allora negata al popolo;
- dispensare con giustizia gli approvvigionamenti alimentari privilegiando le cooperative di consumo;
- colpire con tassazioni adeguate i ricchi, i possidenti di terreni, gli arricchiti di guerra.
Allo scopo di bonificare tutti i piccoli centri di potere in mano ai notabili locali, l’amministrazione comunale inserì dirigenti del PSI nell’Opera Pia, nei Consigli d’amministrazione dell’ospedale, del Ricovero di mendicità, nell’Opera delle Vedute e in quella della Ferruzza.
Il Consiglio Comunale socialista ebbe vita brevissima. Si riunì soltanto quattro volte:
- il 25 ottobre 1920 (seduta di insediamento);
- il 30 ottobre 1920;
- il 9 dicembre 1920 ;
- il 2 gennaio 1921.
I consiglieri socialisti, fedeli alla loro vocazione proletaria, in queste 4 sedute affrontarono problemi gravissimi e ne avviarono la soluzione. Questi i problemi più gravi:
- l’approvvigionamento dei generi di prima necessità: pane, carne e vino;
- la mancanza di alloggi;
- la disoccupazione.
Per l’approvvigionamento del GRANO, irreperibile, ricorsero ad una soluzione semplicissima: lo chiesero, in prestito, ai coloni delle nostre campagne che risposero con entusiasmo all’appello dei consiglieri socialisti.
La CARNE c’era ma non era alla portata dei borsellini dei poveri. Il Comune istituì tre macellerie comunali che praticavano dei prezzi veramente bassi. Eppure, nonostante che i prezzi della carne fossero veramente popolari, il Comune, nel giro di una settimana, realizzò un guadagno di tutto rispetto: £ 1.104,29.
Per il vino si ricorse alla precettazione la quale, però, non colpiva i coloni bensì i grandi proprietari terrieri.
Fu avviato a soluzione anche il problema degli ALLOGGI. Si ritenne necessario, prima di procedere alla precettazione, di radiografare con esattezza la reale situazione. Occorreva censire i fondi e gli appartamenti sfitti.
E per la DISOCCUPAZIONE? Il calzaturificio Botti, pressato, assunse altri 40 calzolai.
Un imprenditore, amico del sindaco Angiolo Cecconi, iniziò la costruzione di un grande calzaturificio in via Cesare Battisti (è il fabbricato che in seguito venne occupato dal Consorzio Agrario).
Per i braccianti agricoli, detti terrazzieri, venne istituita una Commissione paritetica (operai e proprietari terrieri) alla quale spettava il compito di ripartire equamente il lavoro prima che venissero riprese le operazioni di bonifica del Padule.
1921 – Anno di terremoti storici
Il 2 gennaio 1921 il sindaco Angiolo Cecconi comunicò che era stata deliberata la somministrazione gratuita del pane agli orfani di guerra e che erano stati presi dei provvedimenti contro la disoccupazione. Furono stanziate anche 3.000 lire per celebrare il 29° della morte di Carlo Landini Marchiani, grande benefattore locale.
Il bilancio preventivo presentato nella medesima data (2.1.1921) prevedeva un aumento della sovrimposta fondiaria ripartita per 19/20 sui terreni e per 1/20 sui fabbricati per non indurre i proprietari ad aumentare gli affitti. Questi gli stanziamenti per le spese sociali:
- lire 112.670 per le Scuole;
- lire 4.000 per il Patronato scolastico;
- lire 3.000 per il ricovero di mendicità;
- lire 1.000 per l’Asilo infantile.
Dal 15 al 22 gennaio 1921 si svolse al Livorno il XVII Congresso del Partito Socialista Italiano. Si concluse con una scissione: l’ala comunista, capeggiata da Bordiga e Gramsci, si staccò e si costituì in partito.
Immediatamente nacque a Fucecchio una sezione del Partito Comunista d’Italia per opera dei fratelli Marino e Cesare Riccioni di Santa Croce sull’Arno coadiuvati dai fucecchiesi Giovan Sante Lotti, Alfredo Catastini, Gino Mannini, Giovanni Cambi. Guido Ciurli ed il giovanissimo Guido Giuntoli. La sede della sezione venne realizzata in Via della Greppa.
Aderirono al neonato partito soprattutto i giovani. Un’altra sezione nacque subito anche alla Torre.
Il giovane avvocato Gaetano Pacchi rimase ancorato al PSI.
Nonostante questa scissione nel mese di febbraio si unificarono le leghe dei muratori e dei manovali esistenti nel capoluogo.
27 febbraio 1921 – A Firenze, nel vicolo Antinori esplode una bomba in mezzo ad un corteo di nazionalisti: un morto e 20 feriti.
Per rappresaglia viene ucciso Spartaco Lavagnini, segretario dei ferrovieri e direttore del giornale L’azione comunista.
28 febbraio 1921 – Firenze scende in sciopero. Gli autoblindo dei carabinieri e della polizia perlustrano le strade. Nei quartieri popolari della città vengono erette le barricate espugnate ad una ad una dalle forze dell’ordine. A sera viene ucciso dalla folla e gettato in Arno il fascista Giovanni Berta, figlio di un industriale.
Ai primi di Marzo 1921 si svolse a Fucecchio un imponente Convegno Mandamentale del PSI cui presero parte le sezioni di Fucecchio, Torre, Ponte a Cappiano, Santa Croce, Staffoli, Castelfranco di Sotto, Orentano, Santa Maria a Monte e Montecalvoli. In esso si constatò la tenuta del PSI. Soltanto le sezioni socialiste giovanili erano confluite ne PCI.
1 marzo 1921 – Sciopero generale, ferrovie comprese. Due sindacalisti, presenti al Congresso delle Camere del lavoro a Livorno, noleggiano una motocarrozzetta condotta dal meccanico che doveva riportarla. Sull’Arnaccio si fermano a dare una mano a due camion fermi su di una lato della strada. Nei due camion sono sistemati 46 marinai fuochisti volontari ( per riattivare il servizio ferroviario paralizzato) vestiti in borghese ed armati, scortati da 18 carabinieri e da un tenente. Sono diretti a Firenze, ma dicono ai tre della moto che sono diretti ad Empoli.
I due sindacalisti, uno di Empoli e l’altro di Pistoia, credettero che quella fosse una squadraccia di fascisti scorta dai carabinieri. I due, si fermano in ogni paese ed avvertono che stanno per arrivare due camion pieni di fascisti armati. Alle 15,30 passarono, i due camion, da Santa Croce e poco dopo da Fucecchio. Il sindaco d Fucecchio avvisò subito quello di Empoli.
I due camion entrarono in Empoli, deserta, alle ore 17. I comunisti avevano organizzato nel frattempo un’imboscata. Vennero uccisi otto degli uomini a bordo dei due camion.
La repressione non tarderà a farsi sentire.
2 marzo 1921 – Le truppe occupano, sparando, Empoli. Centinaia gli arresti.
3 marzo 1921 – Occupazione militare di Santa Croce sull’Arno.
4 marzo 1921 – Spedizione punitiva organizzata da una squadraccia di fascisti fiorentini con camion ed armi forniti dall’esercito. Sono seguiti da due autoblindo comandati dai tenenti Mario Pezza ed Antonio Paglino. Alle 5 del mattino mettono a soqquadro la sede degli anarchici ed incendiano la casa del popolo.
Poi proseguono in direzione di Fucecchio.
Angiolo Cecconi, Guido Morelli e Paolo Benvenuti vogliono attendere la squadraccia in municipio. Scongiurati dagli operai della SAFFA fuggono in Cavallaia (Massarella). Angiolo Cecconi proseguirà per Pescia.
Quando verso le ore 10 arriva la squadraccia, le scuole, i negozi, le botteghe artigiane si sono svuotate. Tutti si sono rifugiati in casa. La squadraccia imbocca l’attuale Corso Matteotti e comincia a sparare in aria, alle finestre, ai tetti. Proprio in corso Matteotti viene ucciso un fascista della squadraccia, il ventenne Gustavo Mariani. Soccorso, viene portato ormai cadavere nel nostro ospedale di cui era direttore da poco meno di un anno il dottor Giulio Andreini.
Chi lo ha ucciso? Mistero. Virginia Frediani mi ha testimoniato di aver visto l’assassino gettare la pistola nel forno negli Ortacci. La perizia scientifica attribuisce l’uccisione ad una pallottola fascista.
La squadraccia si scatena. Viene messo sottosopra il municipio e viene devastata la casa del Popolo in via Lamarmora. Fucecchio viene occupato militarmente.
5 marzo 1921 – I carabinieri, grazie alla spiata di uno studente fucecchiese, arrestano a Pescia Angiolo Cecconi, sindaco di Fucecchio. Resterà in prigione 18 mesi, cioè per tutta la durata dell’istruttoria relativa all’assassinio di Empoli.
8 marzo 1921 – L’avvocato Alberto Doddoli, portavoce del Prefetto di Firenze, fa sapere agli assessori Guido Morelli e Paolo Benvenuti che è necessaria la loro presenza in Comune per il disbrigo di certi atti cui seguirà lo scioglimento del Consiglio comunale.
14 (?) marzo 1921 – Una squadraccia si presenta nell’Ufficio del sindaco dove si trova Guido Morelli rientrato in paese. Il fascista Dumini vorrebbe impossessarsi delle medaglie attaccate all’uniforme di Giuseppe Montanelli. Guido Morelli si oppone quando si accorge che il Dumini vorrebbe rompere il vetro della bacheca dov’è conservata la divisa di Giuseppe Montanelli. Il capo della squadraccia , appena saputo che le medaglie appartengono a Giuseppe Montanelli, ferma il Dumini ed escono dal municipio.
15 marzo 1921 – La Giunta, formata da Paolo Benvenuti, facente funzioni di sindaco, da Guido Morelli e Giulio Parlanti approva la costruzione della fogna in Piazza XX Settembre, la realizzazione dei marciapiedi in via Dante e via Cairoli e liquida il compenso al segretario comunale Ligi Guerrieri.
16 marzo 1921 – La Giunta nomina Gemma Conti nei Lotti supplente dell’ostetrica Maria Conti, malata, e liquida il compenso allo spazzino Candido Chiti.
17 febbraio 1921 – Ultima riunione della Giunta. “Ritenuta l’impossibilità di convocare il consiglio comunale e la necessità di provvedere con deliberazione d’urgenza, perentori i termini fissati dall’illustrissimo Prefetto, nomina “ quali rappresentanti comunali in seno al consiglio provinciale scolastico l’avvocato Torquato Narni, il maestro Ghino Goergerini, Ettore Grifoni e il maestro Vincenzo Dini.
23 marzo 1921 – Al Teatro Diana di Milano gli anarchici fanno esplodere una bomba che uccide 18 persone
30 marzo 1921 – Si costituisce anche a Fucecchio una sezione di fasci di combattimento Il PNF a livello nazionale nascerà il 7 novembre 1921. Vi aderiscono agrari, professionisti ed elementi del sottoproletariato (pochi gli iscritti).
2 aprile 1921 – Dopo i disordini creati dalle lotte fratricide fra socialisti e fascisti, che prevalgono, il Consiglio Comunale viene formalmente sciolto e surrogato da un commissario prefettizio.
Al consiglio comunale subentra il Commissario Prefettizio.
Maggio 1921 – L’avvocato Alberto Doddoli viene nominato Commissario Prefettizio del Comune di Fucecchio.
13 maggio 1921 – Elezioni politiche nazionali volute dal Governo Giolitti. Votano soltanto il 58,4 % degli aventi diritto. Questi i risultati a Fucecchio:
- blocco nazionale: voti 1.712 (fascisti, liberali, nazionalisti, indipendenti, clericomoderati)
- repubblicani: voti 2
- popolari: voti 152
- socialisti: voti 1.070
- comunisti: voti 44
20 luglio 1921 – Il Commissario prefettizio, diventato regio, delibera l’acquisto dell’orologio a due facce che verrà collocato nell’angolo del Palazzo Baschieri-Chimenti.
1921: violenze dei fascisti locali – Ha inizio il periodo delle purghe e delle bastonature. I mobili della famiglia di Angiolo Cecconi furono messi all’asta in piazza nel giorno del mercato. I fascisti locali prendono parte anche alle spedizioni punitive a carico dei rossi di altri comuni anche lontani da quello di Fucecchio. A Poggio Temesti viene ucciso un certo Corsagni. Ne vengono incolpati i comunisti.
1921 - Mariani Gustavo
Il 27 febbraio 1921 venne ucciso dai fascisti, a Firenze, il sindacalista Spartaco Lavagnini. Questo delitto innescò nella nostra provincia la guerra civile: fascisti da una parte e socialcomunisti dall’altra. Le forze dell’ordine, pur proclamandosi neutrali, si schierarono quasi sempre dalla parte dei fascisti.
L’uccisione del sindacalista Lavagnini scatenò la reazione delle sinistre che proclamarono lo sciopero generale.
Le FERROVIE rimasero paralizzate. Per ovviare a questa paralisi fu inviato da Livorno, con destinazione Firenze, un gruppo di marinai macchinisti che avrebbero dovuto assicurare la partenza di qualche treno.
I marinai, vestiti in borghese, furono armati e scortati dai carabinieri. Il loro trasferimento venne fatto a bordo di due camion. Era il 1° marzo 1921.
A Empoli i marinai vennero scambiati per fascisti, furono fermati e aggrediti: 8 di loro rimasero uccisi.
Il giorno dopo Empoli venne occupata militarmente.
Il 3 marzo venne occupato anche S. Croce.
Il 4 marzo alcuni camion carichi di fascisti, scortati da due autoblindo dei carabinieri, giunsero a Fucecchio. Volevano “darci una lezione”.
Appena i fascisti ebbero messo i piedi in piazza Montanelli cominciarono a sparare all’impazzata: ferirono, sia pure lievemente, due persone.
Poi, guidati dal Frullini e dal Tamburini, i fascisti imboccarono, sparando, Corso Matteotti. All’altezza della sede della Misericordia fu colpito mortalmente da una pallottola il fascista fiorentino Gustavo Mariani.
Da chi fu ucciso?
Secondo la testimonianza rilasciata da Virginia Frediani Doddoli il Mariani venne ucciso da un antifascista che, dopo il delitto, gettò la rivoltella usata nel forno di un panettiere di piazza degli Ortacci.
I fascisti, inferociti, distrussero la sede del Partito Socialista in via Lamarmora bruciandone gli arredi e i documenti.
Il sindaco Angiolo Cecconi, socialista, fuggì.
Il 5 marzo Fucecchio venne occupato militarmente.
Nel medesimo giorno venne catturato a Pescia il sindaco Angiolo Cecconi che rimase in prigione per 18 mesi.
Questo il testo della lapide collocata in corso Matteotti a perenne memoria della morte di Gustavo Mariani.