capitolo24-4 - STORIA di FUCECCHIO FATTI, PERSONAGGI ED EVENTI - di Mario Catastini a cura di Giacomo Pierozzi

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CAPITOLI
XXIV  (parte 4-6)


FUCECCHIO COMUNE DEL REGNO D’ITALIA
DAL 1861 AL 1946


1903 Celebrazione del 1° Maggio

A Fucecchio viene celebrata solennemente la festa dei lavoratori. Numerosa la partecipazione della cittadinanza.
Il Circolo di Studi Sociali ha organizzato una conferenza nella quale l’oratore sostiene che il diritto sacrosanto all’esistenza viene continuamente scardinato dai salari bassissimi e dalla disoccupazione.

1904 - Sciopero

Il 15 settembre 1904 venne indetto a Milano da parte dei sindacalisti rivoluzionari uno sciopero generale. Esso si estese fulmineamente in tutta l’Italia.
Fucecchio si paralizzò. Nessun servizio pubblico e civile funzionò. Fu impedito il trasporto degli ammalati in ospedale. Venne minacciata l’erogazione dell’acqua. Furono chiuse forzatamente le chiese della Collegiata, delle Vedute e de La Vergine. Venne imposta la chiusura di tutti i negozi. Le strade e le piazze furono presidiate dal popolo.
Furono giorni di spavento per la borghesia fucecchiese. Si temé per la propria vita e per le proprietà.
Lo sciopero terminò il 20 settembre, ma con il fallimento degli obiettivi che si erano prefissi i sindacalisti rivoluzionari.

1904 - Monumento a Re Umberto I

Il monumento al secondo Re d’Italia, Umberto I, si trovava al centro della piazza dell’ospedale S. Pietro Igneo ed era stato inaugurato il 2 ottobre 1904 congiuntamente al Ricovero di Mendicità, costruito sul lato sinistro della piazza per onorare la memoria di questo nostro Re assassinato a Monza dall’anarchico Giulio Bresci il 29 luglio 1900.
A memoria della cerimonia dello scoprimento del monumento a Re Umberto venne stampata una cartolina.
Il monumento fu eseguito dallo scultore prof. Attilio Formilli che rifiutò qualsiasi tipo di compenso.
Su di una lastra di travertino, sovrapposta ad una gradinata di pietra, era stato collocato il busto bronzeo del Re in tenuta da Generale e a capo scoperto.
Alla cerimonia dell’inaugurazione del monumento e del Ricovero di Mendicità in onore di Re Umberto I parteciparono eminenti personalità:
- S.A.R Vittorio Emanuele conte di Torino in rappresentanza del Re Vittorio Emanuele III e del Duca degli Abruzzi che si era assunto l’alto patronato del Comitato per l’erigendo monumento;
- l’On. Ferdinando Martini, governatore civile della Colonia Eritrea;
- l’On. Tenente Generale Antonio Baldissera Comandante dell’VIII Corpo d’Armata;
- L’On. Francesco Guicciardini, deputato del nostro Collegio;
- il Prefetto di Firenze;
- lo scultore Attilio Formilli;
- Oreste Sandrini, fornitore del basamento del monumento;
- altri senatori e deputati, altre autorità civili della provincia, del Circondario e del Comune.

Dopo lo scoprimento del monumento, il concittadino Cav. Giuseppe Montanelli, nella sua veste di Presidente del Comitato del Monumento a Re Umberto, consegnò l’atto di donazione del Monumento, realizzato con le offerte di tutta la popolazione, al sindaco Emilio Bassi.
Il discorso ufficiale venne tenuto dall’On. Morelli-Gualtierotti.

Questo monumento
a Re Umberto I,
frutto della pietà e della generosità
dei nostri padri,
è stato smantellato nel 1972
ed ora giace
a guisa di rottame
in un capannone della ex Fattoria Corsini
per volontà
dei nostri consiglieri comunali.

1904 - Ricovero di mendicità Umberto I

Il 2 ottobre 1904, oltre al monumento dedicato a Re Umberto I, venne inaugurato anche , in piazza dell’ospedale, il Ricovero di Mendicità realizzato di fianco al palazzo che attualmente ospita la portineria e i vari uffici dell’amministrazione ospedaliera.
La costruzione del Ricovero (oggi Casa di Riposo) era stata deliberata il 31 luglio 1900, due giorni dopo l’uccisione di re Umberto I di Savoia ad opera dell’anarchico Giulio Bresci. In quella occasione vennero stanziate 1500 lire per iniziare, a partire dal 1901, la costruzione di un “ Ricovero di mendicità per i vecchi impotenti “ intitolato ad Umberto I proclamato dal nostro prosindaco Soldaini “Padre del Popolo “.
Lo Statuto che ne definiva le finalità e l’organigramma venne sottoscritto il 24 agosto 1908.
Al Ricovero potevano accedere i poveri di ambo i sessi. Esso doveva essere gestito da un Consiglio di Amministrazione formato da 4 Consiglieri e da un Presidente. I 5 membri del Consiglio di amministrazione venivano nominati dal Consiglio Comunale e duravano in carica 4 anni.
Questo l’elenco nominativo del Consiglio di amministrazione che sottoscrisse lo Statuto:
- G. Montanelli Presidente
- dott. G. Montanelli consigliere
- avv. A. Banti consigliere
- C. Comparini Rossi consigliere
- F. Moriani consigliere
- Luigi Conti segretario
Negli anni ‘40 il Ricovero venne trasferito in via Castruccio nel fabbricato ridotto nel 1995 a Casa Protetta.
Nel 1968, dopo un sopralluogo effettuato da un funzionario della provincia di Firenze, il Ricovero di Mendicità venne soppresso per ragioni igieniche. I ricoverati vennero trasferiti in blocco nello spedalino di Castelfranco di Sotto. L’ultimo sopravvissuto dell’ex Ricovero di mendicità è stato Brunero Orsi deceduto nel 1996.

1904 - Folklore: il Volo del dottore

Secondo la testimonianza orale di Pietro Mannini e di Guido Morelli, questo evento folkloristico ebbe luogo per l’ultima volta nel 1904.
Empoli aveva il Volo del ciuco; Fucecchio il Volo del dottore.
Veniva teso un canapo che dal campanile della Collegiata o torre civica scendeva in fondo a via Machiavelli in corrispondenza del Palazzo Morelli.
All’estremità più elevata del canapo veniva assicurato un manichino vestito in frac con fiocchetto a farfalla, colletto inamidato, panciotto colorato, pantaloni neri a sottilissime righine bianche, scarpe nere di pelle lucida, monocolo e “giannetta” (bastone da passeggio).
Il fantoccio era tenuto in equilibrio da appositi sacchetti pieni di pallini di piombo.
Il Volo veniva effettuato durante il Carnevale. Con questo volo il popolo si prendeva la rivincita su di una consuetudine che si protraeva dal 1308.
Nello Statuto comunale di Fucecchio del 1308 era stabilito che soltanto ai dottori in medicina ed in Legge era consentito di indossare abiti lussuosi; agli altri, anche se ricchissimi, non era consentito.
Con quel Volo il popolo voleva dire:
- Poveri dottori! Siete soltanto dei fantocci rivestiti degni di volare come il ciuco di Empoli.
Nel 1904 il canapo si spezzò, i sacchetti si ruppero e molti spettatori furono colpiti dai pallini di piombo.
Nel 1904 non si spezzò soltanto il canapo: si ruppe , e per sempre, una tradizione forse secolare.

1905 - Vigor Società Sportiva Ginnastica

Nel 1905 nacque a Fucecchio la Società Sportiva Vigor. Questa società indirizzò i suoi primi passi verso l’attività ciclistica e verso la ginnastica, uno sport molto in voga. Prima del 1905 la Società si chiamava VOLERE E POTERE ed aveva la sua sede in via Lamarmora subito dopo il portone del palazzo comunale, per chi sale lungo la via.
L’interessamento della Società e dell’amministrazione comunale avevano contribuito a dotare Fucecchio di una palestra molto bella e soprattutto funzionale. Non mancavano gli attrezzi e i preparatori atletici. L’attività ginnica della Vigor era seguita con particolare simpatia dai fucecchiesi.
La squadra dei ginnasti bianco-neri partecipò nell’agosto del 1905 al Concorso Regionale di Siena. L’istruttore della squadra era il pistoiese Bizzarri, coadiuvato dal fucecchiese Pietro Doddoli. Nel corso dei tre giorni di gare, la Vigor di Fucecchio conquistò il primo premio nella seconda categoria e partecipò, come squadra vincitrice, ad un grande ricevimento allestito dal Comitato organizzatore di Siena.
Nel 1908 la squadra dei ginnasti della Vigor di Fucecchio, allenata da Pietro Doddoli in collaborazione col il pisano signor Bardelli professore di ginnastica, partecipò al Concorso internazionale di S. Remo. La squadra, formata da 6 ginnasti, conquistò diverse medaglie fra cui una d’oro. Al Concorso parteciparono circa mille ginnasti con una folta rappresentanza di stranieri. Fucecchio salutò il ritorno degli atleti vittoriosi con una accoglienza trionfale. Il Corpo Musicale ed una incredibile fiaccolata accolsero i nostri ginnasti.
Nel medesimo anno, il 1908, i ragazzetti della quinta classe elementare del M° Masani si classificarono primi al Concorso per Piccoli Ginnasti organizzato a S. Miniato.

1905 - Sciopero

L’8 gennaio 1905 ci fu uno sciopero degli operai disoccupati di Fucecchio, S. Croce sull’Arno, S. Maria a Monte, Castelfranco di Sotto e Ponte Buggianese mirato ad ottenere l’inizio dei lavori di correzione dell’Usciana, emissario del Padule di Fucecchio. In quella occasione venne affisso un manifesto di cui riproduciamo il testo.

Accorriamo numerosi alla sede di ciascuno dei nostri comuni sindacati; prendiamo parte a questa dimostrazione la quale dovrà essere seria, dignitosa, serena. Esporremo alle autorità comunali il nostro giusto desiderio, interesseremo i sindaci di ciascuno dei nostri comuni, i signori consiglieri provinciali del Mandamento, il Deputato Politico del nostro Collegio. Essi sono tutti uomini di cuore ed amano l’operaio; e il nostro desiderio sarà benevolmente inteso e pietosamente accolto. Dopo di ciò noi ci scioglieremo al grido unanime e festoso di viva il Re, viva il lavoro.

1905 - Croce di ferro sul Poggio Salamartano

Posta sul corno sinistro del Poggio Salamartano per chi vi entra da piazza Garibaldi, si innalza su di un basamento di pietra a forma ovoidale una croce di ferro.
Al posto dell’attuale croce di ferro ne preesisteva una di legno.
Nel 1905, a conclusione di una Missione effettuata da predicatori forestieri, allo scopo di perpetuarne la memoria, venne tolta la preesistente croce di legno e fu sostituita con una di ferro.
Pochi anni dopo, però, la croce di ferro venne abbattuta da un gruppo di anticlericali fucecchiesi.
Tre fabbri locali - Pietro Doddoli, Palmiro Morelli e Dante Canovai - la rifecero gratuitamente con il ferro donato da un certo Moretti.

1905 - Compagnia o Congrega del Beato Teofilo da Corte

La congrega è una riunione di persone che si prefigge di promuovere e coltivare il culto di un santo.
Nel 1896, l’anno in cui il frate fucecchiese Teofilo da Corte venne proclamato Beato, venne istituita in Fucecchio la congrega intitolata al suo nome.
La Congrega del Beato Teofilo ricevette la canonica approvazione il 9 maggio 1905.
Subito dopo l’approvazione vi si iscrissero 500 persone. Per iscriversi bastava farne domanda al direttore del Convento La Vergine.
Potevano iscriversi alla Congrega anche i bambini purché avessero fatto la Prima Comunione.
I membri della congrega erano tenuti a pagare una piccola quota annua che sarebbe stata utilizzata per organizzare i festeggiamenti annuali previsti per il 19 maggio, giorno della morte di padre Teofilo da Corte.
L’ “ascritto” avrebbe usufruito:
- dell’indulgenza plenaria coincidente con il giorno dell’iscrizione;
- della funzione dell’agonia nell’imminenza del trapasso;
- della recita del Rosario con Benedizione Eucaristica la domenica successiva al decesso;
- dell’applicazione di alcune Messe celebrate il 19 maggio;
- della Esposizione di Gesù destinata a tutti i confratelli defunti prevista per il lunedì successivo al 19 maggio, festa del Beato Teofilo.
E’ presumibile che la Congrega si sia sciolta nel giugno del 1930 in occasione della canonizzazione del Beato Teofilo da Corte.

1905 - Il quinquennio 1905-1909

Nascita del Circolo anticlericale fucecchiese (1906) formato da socialisti, repubblicani ed anarchici. Tale Circolo organizzò diverse manifestazioni. Di rilievo quella del 28 gennaio 1907 a Santa Croce sull’Arno, nel corso della quale; l’avvocato Alberto Doddoli, repubblicano e massone, parlò a nome del Circolo anticlericale di Fucecchio.
Nascita del settimanale locale, Gazzettino, fondato da Augusto Suspetti, Giuseppe Bertoncini, Ercole Mariani, Dublino Masi, Mario Salvadori, Flaminio Torti
Introduzione dell’Illuminazione elettrica (1908)
Cinematografo gigante al Teatro Pacini (gennaio 1908) e cinematografo Edison in via Roma (dicembre 1908)
Creazione della Società Sportiva Vigor
Apertura degli Istituti di beneficenza alle forze dell’opposizione (vedi Pubblica Assistenza)
Apertura dello Stabilimento SAFFA (1 gennaio 1909)
Apertura della Vetreria dei fratelli Galleni (1908)
Apertura della Fabbrica di cappelli di Paolo Checchi (1908)
Lotte sindacali:
- sciopero degli 800 terrazzieri adibiti all’arginatura dell’Usciana (novembre 1907);
- Gli 800 operai terrazzieri vengono da Santa Maria a Monte, Montopoli, Castelfranco di Sotto, Le Capanne, l’Angelica, San Romano e Montecalvoli. Essi sono impegnati nei lavori all’Usciana. Questi operai incrociano le braccia contro «l’intenzione della ditta appaltatrice dei lavori di obbligarli ad un cottimo che avrebbe fatto guadagnare loro al massimo lire 1,50-1,60 giornaliere».
I terrazzieri «avevano chiesto un aumento e, poiché questo fu loro rifiutato, avevano iniziato lo sciopero ».
«Buona parte degli operai - sono notizie tratte da Liberatario Guerrini (Il movimento operaio nell’empolese, 1861 - 1946) - era iscritta alla Camera del Lavoro di Empoli e i rimanenti a quella di Firenze; per accordo fra le due organizzazioni, quella di Empoli venne delegata a rappresentarli presso la ditta, Impresa S.A. Italiana Ercole Antico e soci, con sede nell’Italia settentrionale».
Due sindacalisti di Empoli, Raffaello Busoni e Paolo Caciagli, vissero nel Padule di Fucecchio per tutta la durata dello sciopero (dieci giorni), impegnandosi a «dirigere, incoraggiare, trattare».
«Il risultato fu positivo: con regolare accordo la ditta si impegnò a portare il cottimo dai 40-45 centesimi pagati fino ad allora a 67 centesimo il metro cubo, il che equivaleva ad ottenere un aumento di circa una lira al giorno».
- sciopero dei fornai (giugno 1908)per la loro paga giornaliera pari ad una lira mentre quelli di Empoli ne guadagnavano 2;
-sciopero delle tessitrici e delle trinaie (1908) che rivendicavano aumenti salariali e pagamento in contanti anziché in buoni di acquisto da spendere nei magazzini dei datori di lavoro.

1905 - Fioritura delle COOPERATIVE dal 1905 al 1911

Esistono tre categorie di COOPERATIVE: Quelle di consumo, di produzione e di lavoro.
Autunno 1906 – Nasce l’Unione Cooperativa Sarti (cooperativa di produzione) con sede in Piazza G. Montanelli accanto all’albergo La Corona. Ne era Direttore Valentino Ferri. I dirigenti erano Paolo Benvenuti, Candido Cecconi e Olinto Santini. Quasi tutti i sarti che la componevano (non se ne conosce il numero, erano di estrazione socialista), essi assicuravano alla clientela sollecitudine nella esecuzione dei lavori, “esattezza e modicità di prezzo”.
26 luglio 1907 – Riunione dei rappresentanti delle varie associazioni economiche e politiche per discutere su come far fronte all’esagerato rincaro dei generi alimentari. Vene proposta la creazione di una cooperativa di consumo con vendita al minuto ed al pubblico.
Questa proposta scatenò l’ira dei 18 proprietari di forni presenti nel territorio comunale. Scese immediatamente in campo, facendosi portavoce dei 18 titolari dei forni Giulio Malvolti. Egli inviò una lettera al “Piccolo” di Empoli nella quale accusò di malvagità e di partigianeria i giudizi espressi sui fornai dagli esponenti della sezione socialista.
Questa polemica fece tramontare il progetto della costituzione di una cooperativa di consumo.
22 maggio 1910 – Si era ricostituito un Circolo di studi sociali (si prefiggeva la diffusione dell’istruzione e dell’educazione fra le masse e la sottrazione di esse massa al gioco, all’alcolismo e ad altri vizi morbosi). La sede di questo Circolo, posta in piazza Cavour, dava ospitalità alla Sezione Socialista, all’associazione anticlericale e alle varie Leghe di mestiere. Il 22 maggio 1908 nel corso di una riunione di tutte le Associazioni paesane promossa dal Circolo di studi sociali viene sottolineata da tutti l’ingordigia degli esercenti, viene rilanciata la proposta di una cooperativa di consumo e viene nominata una Commissione incaricata di stilare lo Statuto nella Cooperativa. Purtroppo, nonostante le buone intenzioni dovremo attendere il 1912 per vedere finalmente i frutti della progettata cooperativa di consumo.

Dopo l’Unione cooperativa Sarti sorsero a Fucecchio altre cooperative di produzione e lavoro come quelle dei Terrazieri di Ponte a Cappiano, di Massarella e di San Pierino.

12 marzo 1911 – Si svolge nello studio notarile dell’avvocato socialista Antonio Banti un’adunanza fra le cooperative di produzione e lavoro (quelle dei terrazzieri) del Circondario al fine di costituire un Consorzio fra di esse. Coadiuvato dall’avvocato Mario Bachini di Montecalvoli e dalla Camera del lavoro di Empoli l’avvocato Antonio Banti fissò su carta i 6 scopi che avrebbero regolato l’attività di tale Consorzio:
1- concorrere alle gare di appalto destinate ai Consorzi;
2- Evitare qualsiasi forma di concorrenza interna;
3- far rispettare i patti alle singole cooperative;
4- promuovere e regolare l’emigrazione interna dei membri delle varie cooperative;
5- propagare all’interno del Circondario i principi di una sana cooperazione;
6- concorrere con altri enti a promuovere LEGGI atte a tutelare gli interessi dei lavoratori.

1906 - SAFFA, fabbrica dei fiammiferi – cronistoria

Nell’anno 1900 le “Fabbriche riunite” dei fratelli Taddei, con sede a Milano, realizzarono a Fucecchio, nel fabbricato che attualmente ospita in Corso Matteotti la sede dell’Arciconfraternita della Misericordia , una fabbrica di FIAMMIFERI.
Nel 1906 la fabbrica di Corso Matteotti venne acquista dalla SAFFA (Società Anonima Fabbriche Fiammiferi) di Milano e venne trasferita in Via Dante in un’area di hmq 6,50 vendutale dal Principe Tommaso Corsini. Lo stabilimento dava lavoro ad un paio di centinaia di persone. La presenza di questo stabilimento sembrò segnare l’inizio della industrializzazione in questa zona del Valdarno, ma restò, purtroppo, un caso isolato.
Nel 1936 lo stabilimento fucecchiese si dotò di una segheria e di una falegnameria per produrre pannelli (mt 1X0,50) di populit (trucioli di legno e cemento compressi) e cassette per munizioni. Nello stabilimento SAFFA di Fucecchio lavoravano 600 persone. La SAFFA fucecchiese diede vita a squadre di calcio, a squadre ciclistiche ed organizzò gite in bici ed in pullman per i suoi dipendenti.
Nel 1945, un anno dopo la liberazione di Fucecchio dall’occupazione tedesca, iniziò il lento ma irreversibile declino della nostra fabbrica.
Non si produssero più le cassette per munizioni; si producevano fiammiferi, pannelli di populit e paglia da imballaggio. Il numero degli operai scese a 350.
Nel 1949 venne chiusa la segheria e nel 1950 cessò la produzione dei pannelli di populit.
Nel 1952 la SAFFA dava lavoro a 260 persone.
Nel 1955 l’occupazione scese a 200 unità: 101 donne; 89 uomini; 10 impiegati
Nel 1962 la Saffa cominciò a produrre anche le asticciole di legno per gelati e ghiaccioli.
La produzione giornaliera di fiammiferi da cucina era pari a 192.000 scatole. Nel 1965 le persone occupate nella nostra SAFFA erano 135.
Il 1969 segnò una svolta decisiva nella storia di questa unica fabbrica dalle dimensioni industriali. Essa venne acquistata dalla Beni-Immobili di Anna Bonomi Bolchini fermamente intenzionata a chiuderla dato che il settore fiammiferi era in evidente crisi: il fabbisogno di fiammiferi per uso domestico si era ridotto quasi a zero a causa dell’uso del gas metano quale combustibile per la cucina; i macchinari dell’ultima generazione installati in altre tre fabbriche della ex SAFFA avrebbero abbondantemente coperto le domande di mercato. La lottizzazione dell’area occupata dallo stabilimento fucecchiese avrebbe consentito alla Bolchini Il recupero del capitale versato per l’acquisto.
Nel 1970 cessò la produzione della paglia da imballaggio.
Nel 1972 si pose fine alla produzione di asticciole per gelati.
Nel 1973 lavoravano nello stabilimento fucecchiese soltanto 76 persone.
Il 1979 segnò la FINE della ex SAFFA fucecchiese. Per gli ultimi 31 operai dello stabilimento, nonostante i numerosissimi tentativi andati tutti quanti a vuoto, vennero chiusi definitivamente i cancelli il 15 ottobre 1979.

1906 - Violenze durante le funzioni notturne

I fucecchiesi non sono mai stati delle persone pacifiche: amano i litigi e non disdegnano l’uso della violenza per “farsi ragione”. Ce l’abbiamo sempre con qualcuno. La rissosità è una tessera fondamentale della nostra identità.
Nel 1906 il parroco di S. Maria delle Vedute, d’accordo con la Compagnia dei coronati scalzi, deliberò di celebrare la maggior parte dei riti religiosi in orari notturni. L’orario notturno delle “funzioni” gli avrebbe assicurato una maggiore affluenza di fedeli ed una più cospicua questua.
Dell’oscurità, però, approfittarono socialisti e liberali per bastonarsi selvaggiamente (Caino non è mai morto).
Il sindaco Emilio Bassi, per por fine a questa ondata di violenza, intimò al parroco di S. Maria delle Vedute di celebrare le funzioni religiose in orario diurno.

1906 - Giornali: GAZZETTINO

Questo settimanale di chiara ispirazione anticlericale e patrocinatore della collaborazione fra socialisti, repubblicani ed anarchici fu fondato nel 1906 da Augusto Supetti, Giuseppe Bertoncini, Ercole Mariani, Dublino Masi, Mario Salvadori e Flaminio Torti.
Nel 1908, in occasione delle elezioni comunali del mese di Luglio, il GAZZETTINO sollecitò la presentazione di una lista d’unione popolare formata da socialisti e repubblicani.
L’unione andò purtroppo in fumo per banali divergenze sui nomi dei candidati.
Il GAZZETTINO ritornò alla carica e sollecitò i socialisti a creare l’unione con il partito democratico anticlericale sorto da poco. L’iniziativa ebbe successo, ma nessun socialista venne eletto.
Non ci è stato dato di sapere quando il GAZZETTINO chiuse i propri battenti.

1906 - Incendio del Conventino (5 marzo 1906)

La Quaresima del 1906 era iniziata il 28 febbraio, corrispondente al Mercoledì delle Ceneri.
Nella casa di Guido Zucchi, posta nel Conventino, un largo di via Machiavelli, fu organizzato il ballo della Pentolaccia nonostante che fossero considerati peccaminosi e forieri di disgrazie i balli effettuati in Quaresima.

“ Nella sottostante sala da ballo - racconta l’arciprete Masini in suo memoriale - era una stalla, dove stava un cavallo con un barroccio carico di fieno, e dove erasi rifugiato a dormire certo Joas Parentini, facchino. Costui, invasato dal soverchio bere, accese la pipa e fumando si addormentò. Circa le ore due e mezza dopo la mezzanotte il fuoco della pipa si apprese al fieno e ne seguì un incendio orribile, che in un attimo invase tutta la casa e la distrusse interamente.”
L’allarme venne dato dal suonatore d’organino Girolamo Benvenuti che vide un filo di fumo proveniente dalla scala.
Due persone scesero immediatamente le scale e raggiunsero la strada.
Il padrone Guido Zucchi ed altri due uomini si buttarono dalla finestra dello stanzone posta sopra il portone.
Gli altri guadagnarono le finestre che davano nell’orto del Daddi (ad un solo metro di altezza), ma furono bloccati dalle inferriate di protezione.
Dalla medesima finestra da cui si era calato Guido Zucchi, si ciondolarono Girolamo Benvenuti, la figlia di Guido Zucchi - Giuseppina di 16 anni - e Alfonso Gerboni.
Mentre il Gerboni si stava calando dalla finestra, crollò il pavimento del salone dove le coppie avevano danzato.
Intanto dalla sede della Pubblica Assistenza, a non più di cinquanta metri di distanza, giunsero le scale.
La moglie dello Zucchi e i tre figli che si erano rifugiati nella stanza della refezione si rifiutarono di usarla. Pochi minuti dopo crollò anche il pavimento di quella stanza.
Morirono 15 persone.
Questo fatto di cronaca ebbe risonanza nazionale.
L’Illustrazione Italiana gli dedicò una tavola a colori.
Questo l’elenco dei morti:
1- la moglie di Guido Zucchi
2- il figlio, di 5 anni, dello Zucchi
3- la figlia minore, di 7 anni, dello Zucchi
4- l’altra figlia dello Zucchi, di 10 anni
5- Palmira Lotti
6- Elena Lotti di 24 anni, figlia di Palmira
7- Angiolo Barsotti
8- Assunta, moglie di Angiolo Barsotti
9- un contadino
10- un contadino
11- un terrazziere
12- un muratore
13- un merciaio
14- un calzolaio
15- Joas Parentini, facchino

1907 - Sciopero

Nel novembre del 1907, ben 800 terrazzieri stavano eseguendo dei lavori lungo l’Usciana. Erano tutti operai del Valdarno. Questi operai incrociarono le braccia contro la ditta appaltatrice dei lavori che li obbligava ad un cottimo che non avrebbe loro consentito di guadagnare più di una lira e cinquanta centesimi.
I terrazzieri avevano chiesto un aumento e, poiché questo fu loro rifiutato, avevano iniziato lo sciopero. Buona parte degli operai era iscritta alla Camera del Lavoro di Empoli e i rimanenti a quella di Firenze.
Per accordo fra le due organizzazioni, quella di Empoli venne delegata a rappresentarli presso la ditta, Impresa S.A. Italiana Ercole Antico e soci, con sede nell’Italia settentrionale.
Due sindacalisti di Empoli, Raffaello Busoni e Paolo Caciagli, vissero nel padule di Fucecchio per tutta la durata dello sciopero (dieci giorni) impegnandosi a dirigere, incoraggiare e trattare.
Il risultato fu positivo: con regolare accordo la ditta si impegnò a portare il cottimo dai 45 centesimi pagati fino ad’allora a 67 centesimi il metro cubo, il che equivaleva ad ottenere un aumento di circa una lira al giorno.

1907 - Il gioco del calcio a Fucecchio

Nel 1907 alcuni giovani fucecchiesi cominciarono a praticare, per divertimento, un nuovo sport: il gioco del calcio.
Questi giovani erano Sestilio Montanelli ( il babbo di Indro, il giornalista), Guido Morelli, Gaetano Pacchi, Egisto Bricoli, Emilio Lotti e Alberto Doddoli.
Il primo pioniere, però, fu Acqua, certo Ugo Tonini di Galleno.
Acqua, nel 1907, era rientrato dal Cile dove aveva praticato il gioco del calcio. E dal Cile si era portato in Italia un pallone di cuoio con il quale i nostri giovani poterono dare i primi calci.
Questa pratica sportiva non diede vita ad una vera e propria squadra di calcio.
Soltanto sette anni dopo ne nacque una per opera di tre emigranti fucecchiesi che nell’autunno del 1914 rimpatriarono dall’Argentina. I tre si chiamavano Livio Mannini, Nini e Nene Fradiani. I tre si davano appuntamento con i loro amici al Bar di Crocero, quello che fa angolo fra via Cairoli e via Roma. Prima delle ore 13 gli ex emigranti e i loro amici lasciavano il bar e andavano ad allenarsi nel piazzale (piazza XX Settembre) che a quel tempo era recintato da un tavolato.
Col passare dei mesi il gruppetto diventò una squadra: la VIGOR. Furono disegnate sul terreno di Pizza XX Settembre le linee delimitanti il rettangolo di gioco e quelle che indicano le varie zone del campo. Vennero issate le porte. I giocatori si dotarono di maglietta bianca con il colletto nero (al posto delle camicie) e di scarpe con tacchetti al posto degli scarponcelli. Il primo presidente della Vigor Calcio fu l’avvocato Banti; il primo segretario fu Ido Lotti. Lo staff dirigenziale risolse il problema degli spogliatoi (una stanzetta in via Dante presso Mangiabambini) e quello del pallone di cuoio (Bruno Mori ne forniva sempre uno nuovo di zecca il venerdì che precedeva gli incontri calcistici).
In questa fase iniziale quasi tutti i calciatori erano degli studenti locali: il futuro dottor Bertoncini Francesco (Bettordino), il futuro ingegner Chelini e tanti altri.
Il primo incontro, svoltosi in piazza XX Settembre con una squadra di marinai di stanza a Pontedera si concluse con una sonora sconfitta: 7-1.
Anche la seconda partita, contro la squadra dei bersaglieri di stanza a Vicopisano, si concluse con la sconfitta dei bianconeri per 5-1.
Nella primavera del 1915 la Vigor, rinforzata con alcuni giocatori come Del Croix e Chiaramonti, ospitò di nuovo la squadra dei marinai che furono battuti per 5-0. I marinai furono nuovamente battuti, la domenica successiva, per 4-0. Anche i bersaglieri di Vicopisano furono sconfitti per 7-0.
Dal 1920 al 1927 la Vigor calcio partecipò ai campionati di IV e di III divisione. Al rettangolo di gioco vennero date le dimensioni di mt 90x45. La sede della squadra venne spostata nella scuola elementare di piazza XX Settembre e successivamente in piazza Montanelli nel palazzo del Moretti.
Memorabile fu l’esordio del calciatore fucecchiese Giulio Moriani (Mielino) che, appena quindicenne, segnò la rete della vittoria fucecchiese a Pontedera e una doppietta nell’incontro casalingo, amichevole, con il Pisa, ospite abituale il giorno di Carnevale. In questa occasione la Società sportiva organizzava un veglione danzante in onore dei nostri calciatori.
Nell’incontro con il Sassuolo, il presidente della Vigor, il signor Lotti, offrì ai giocatori fucecchiesi e agli ospiti una statuetta in gesso raffigurante un calciatore in maglia bianco nera.

1907 - Anticlericalismo

I Fucecchiesi, fino al 1800, erano stati sempre dalla parte del clero (preti, frati, monaci , monache e suore).
Le soppressioni delle Compagnie di S. Giovanni Battista, della Madonna della Croce, di S. Rocchino operate dal granduca lorenese Leopoldo I; l’allontanamento dei francescani conventuali, presenti in Fucecchio dal 1299, e delle monache romualdine decretato dal medesimo granduca; la chiusura e la vendita delle chiese e dei monasteri di S. Andrea e di S. Caterina produssero una profonda ferita nell’anima dei popolani fucecchiesi che, però, rimasero sempre attaccati al loro clero.
La dominazione napoleonica (1799-1815) si accanì ulteriormente contro il nostro clero che venne letteralmente depredato. Il popolo si schierò ancora una volta dalla parte del clero; ma non tutto il popolo! In questo periodo si costituì anche in Fucecchio un partito filo-francese. Questo partito, anche se guidato dal sacerdote Don Remigio Soldaini, non mascherava le sue tendenze decisamente anticlericali.
Il Risorgimento e i vari Governi del Regno d’Italia favorirono la nascita di gruppi dichiaratamente anticlericali.
Anche la nascita di molti movimenti politici sul finire del secolo XIX alimentò l’affermarsi dell’indirizzo culturale che va sotto il nome di anticlericalismo. Molte di quelle formazioni politiche sostenevano che la presenza del clero costituisce un freno per la promozione sociale, civile, spirituale e culturale delle masse.
Il clero diventava così un nemico da combattere. E per combatterlo meglio era necessario che gli anticlericali si organizzassero.

Nel 1907 gli anticlericali fucecchiesi presenti nelle file dei socialisti, dei repubblicani e degli anarchici dettero vita al CIRCOLO ANTICLERICALE FUCECCHIESE.
Questo Circolo organizzò numerose manifestazioni sia a Fucecchio che a S. Croce sull’Arno.
E proprio a Santa Croce, il 28 gennaio 1907, tenne una conferenza, quale esponente del Circolo Anticlericale Fucecchiese, l’avvocato Alberto Doddoli, repubblicano e massone.
Il Circolo anticlericale che aveva via via assunto le connotazioni di uno schieramento politico fu sempre appoggiato dal settimanale locale IL GAZZETTINO.

1909 - Scioperi

Quando nel 1909 venne in visita ufficiale in Italia lo zar della Russia anche i fucecchiesi scioperarono: non perdonavano allo zar di aver soffocato nel sangue le rivolte popolari del 1904 e del 1905.
Si scioperò anche quando in Spagna venne ucciso l’educatore Francisco Ferrer patrocinatore della causa della classe operaia. Innumerevoli furono i tafferugli promossi dai calzolai, dai braccianti agricoli, dai fornai e dagli infermieri. Quasi tutti militavano nelle Leghe che aderivano alla Camera del Lavoro di Empoli.

1909 - MONTANELLI INDRO (1909-2001)

Indro Montanelli nasce a Fucecchio il 22 aprile del 1909. Giornalista collaboratore di numerosi periodici e quotidiani, ha avuto tra i suoi maestri Ugo Ojetti e Leo Longanesi. La parte maggiore della sua attività si è svolta, per un quarantennio, al CORRIERE DELLA SERA come inviato speciale, corrispondente di viaggio e di guerra, commentatore politico e di costume.

Si è impegnato in quasi tutti i settori, dalla narrativa al teatro, dalla saggistica alla storia, quasi sempre prendendo lo spunto da fatti o accadimenti a cui ha partecipato nella sua qualità di giornalista.
A parte la produzione d’anteguerra, come Commiato dal tempo di pace (1935), che segna anche il suo esordio in letteratura, XX Battaglione Eritreo (1936) e Giorno di festa (1936), si possono ricordare Gente qualunque (1942), Vita sbagliata di un fuoriuscito; Herzen (1947), i sei volumi degli Incontri (1950-1956), Lettere a Longanesi e ad altri nemici (1955) e Il Generale della Rovere (1959), da cui fu tratto il film omonimo (migliore sceneggiatura a Venezia). Al 1957 risale la pubblicazione della Storia di Roma, a cui tenne dietro la Storia dei Greci (1959).
Questo filone doveva dimostrarsi assai congeniale all’autore che a partire dal 1965 iniziava, in collaborazione con Roberto Gervaso e con Mario Cervi, una Storia d’Italia col proposito di illustrare gli avvenimenti dall’Alto Medioevo fino all’età contemporanea. Degli scritti teatrali si segnalano I sogni muoiono all’alba sull’insurrezione di Budapest del 1956 e Kibbutz (1961), sulle esperienze di vita comunitaria organizzate nello Stato d’Israele.
Dopo la lunga collaborazione al “Corriere della sera” nel 1974 fonda «IL GIORNALE NUOVO”, divenuto poi “IL GIORNALE”. Lo dirigerà fino al 1994, anno in cui fonda “LA VOCE” che uscirà fino all’aprile del 1995.
Da allora collabora come editorialista con il “Corriere della sera”, dove cura una «stanza» di dialoghi con i lettori.

E’ morto il 22 luglio 2001 a Milano in una clinica privata.

Le sue ceneri sono state traslate nella cappella familiare del cimitero di Fucecchio il 25 luglio 2001,.

1910 - Partito Nazionalista

Nel 1910 venne fondato, a livello nazionale, ad opera di Enrico Corradini e Luigi Federzoni il PARTITO NAZIONALISTA in aperta contrapposizione all’internazionalismo del Partito Socialista.
Il Partito Nazionalista ripudiava la democrazia, il libero scambio commerciale e lo Stato di Diritto. Gli interessi nazionali dovevano prevalere su quelli internazionali e giustificavano l’imperialismo delle nazioni più forti e sviluppate.
Anche a Fucecchio venne fondata una sezione di questo Partito. E due anni dopo, nel 1912, i suoi iscritti diedero vita addirittura ad un settimanale locale: L’ ARALDO.

1910 - Contestazione giovanile anticattolica

Anche a Fucecchio, moltissimi giovani sobbillati dalla propaganda clericale e dal permissivo disinteresse della polizia di Stato si scatenarono contro la religione cattolica e contro il clero in forme veramente disdicevoli e ripugnanti.
“ Entravano in chiesa fumando - scriveva l’arciprete Masini nei suoi foglietti volanti - e all’interno corteggiavano le ragazze durante le funzioni religiose sghignazzando, ridendo, chiassando e burlando con modi indecenti”
“Scrivevano nei muri o nei gradini degli altari cose che ributtavano solo a pensarci”
Naturalmente i giovani non avevano niente da temere visto che il Regno d’Italia era uno Stato sostanzialmente laico.
Il clero e soprattutto l’arciprete Masini, resi impotenti dal disinteresse dello Stato, si demoralizzarono e disperarono.
L’arciprete Masini sfogava il suo sconforto e la sua amarezza scrivendo alcuni giudizi ed alcune riflessioni su pezzi di carta che poi affidava all’Archivio.
1911-1912 - La conquista della Libia

L’occupazione francese del Marocco (1911) e la propaganda del Partito Nazionalista indussero il capo del Governo, Giolitti, a muovere alla conquista della Libia che si trovava sotto il dominio della Turchia.
Il 19 settembre 1911 l’Italia dichiarò guerra alla Turchia per la conquista della Libia.
Alla guerra presero parte anche alcuni fucecchiesi.
Una squadra navale sbarcò a Tripoli il 5 ottobre 1911.
L’esercito, agli ordini del generale Caneva, s’impossessò in breve tempo delle principali località costiere: Homs, Bengasi, Derna, Tobruk. L’occupazione dell’interno si presentò difficilissima: le truppe turco-arabe opposero una lunga ed insidiosa resistenza.
In questa specie di guerriglia morirono due fucecchiesi:
- Giuseppe del Rosso, soldato del 60° Reggimento di Fanteria, caduto nella battaglia di Bu-Chamez;
- Emilio Novelli, tenente dell’84° Reggimento di Fanteria, ucciso a tradimento a Sidi-Mesari.

Un senso di sgomento e di rivolta serpeggiò nella popolazione fucecchiese quando si seppe che i bersaglieri della quarta e quinta compagnia caduti prigionieri a Sciata Sciat erano stati in parte evirati in parte accecati in parte decapitati o crocifissi.
Nel maggio del 1912 l’Italia spostò il fronte sull’Egeo dove conquistò le isole del Dodecanneso.
A questo punto la Turchia si dichiarò sconfitta e il 18 ottobre 1912 sottoscrisse la Pace di Losanna.
All’Italia venne riconosciuto il dominio della Tripolitania e della Cirenaica (Libia).
L’Italia si tenne anche il Dodecanneso perché la Turchia non rispettò alcune norme del trattato di pace.
Un anno dopo, il 15 giugno 1913, venne collocata sulla facciata del Palazzo della Pretura (oggi, 2012, Liceo Scientifico), in piazza Vittorio Veneto, una lapide commemorativa in onore dei due fucecchiesi caduti in questa guerra.

1911 -1912 - L’impresa libica e la comparsa del nazionalismo

La guerra di Libia (1911-1912) produsse notevoli cambiamenti anche a Fucecchio che investirono:
- i rapporti fra le classi;
- il clima culturale;
- gli assetti del quadro politico.

La sezione locale del PSI scivolò subito in una crisi pericolosa. I socialisti locali, diffidando sul consenso generale non scese in lotta, come avrebbe voluto, contro la guerra con uno sciopero generale.
All’inizio del 1912 nacque a Fucecchio il movimento nazionalista che si dotò di un settimanale, L’Araldo. Esso era diretto da Giuseppe Lotti e da Luigi Soldaini. Il Gruppo nazionalista fucecchiese era formato soprattutto da giovani studenti universitari che si rivelarono abilissimi propagandisti. Infatti organizzarono comizi, manifestazioni, distribuzione di opuscoli e manifesti e la diffusione della stampa periodica
Sull’Araldo dell’11 febbraio 1912 il movimento nazionalista pubblicò il suo programma.
In materia di politica interna: accettazione degli istituti scaturiti dal Risorgimento ed opposizione assoluta ad ogni tentativo confessionale e corporativistico di limitare l’esercizio della sovranità dello Stato.
In materia di politica estera: difesa del nostro processo di espansione (produttivo, commerciale e culturale) nel mondo; promozione di una politica coloniale mirata alla conquista di nuove colonie sia al consolidamento di quelle già in nostro possesso; salvaguardia dell’italianità ovunque fosse minacciata.
In campo scolastico: riforma dell’istruzione in tutti gli ordini e gradi mirata a dare la priorità (sull’informazione e avviamento professionale) alla formazione del cittadino.
In materia di politica economica: l’azione dello Stato deve essere mirata solo e soltanto a favorire il massimo incremento possibile della produzione nazionale.
L’Araldo diventò il megafono dei dirigenti del Consiglio direttivo del Gruppo nazionalista. Il Consiglio direttivo era formato da: Giuseppe Lotti, Luigi Soldaini, Alfredo Bertelli, Eliseo Cicalini, Egizio Lotti, Marengo Soldaini e Giuseppe Bertelli.
Nel settimanale locale si sosteneva l’inevitabilità del conflitto per completare l’unificazione del territorio nazionale. Nei numerosi articoli stilati da detti dirigenti si propalavano affermazioni veramente incredibili come le seguenti:
- il territorio dell’Eritrea era fertile;
- la conquista della Libia risolverà sicuramente il problema dell’Italia Meridionale e redimerà dalla barbarie della degradazione morale le popolazioni libiche;
- l’impresa coloniale del Regno d’Italia è la prosecuzione della missione civilizzatrice di Roma.
Naturalmente tutta la redazione dell’Araldo plaudì all’annessione della Libia (Tripolitania e Cirenaica).
Anche a livello locale il Movimento Nazionalista diventò un nemico acerrimo del Partito Socialista Italiano. E l’Araldo diventò l’arma con cui i dirigenti nazionalisti locali attaccarono senza ritegno e senza rispetto i dirigenti locali del PSI, primo fra tutti, il giovane avvocato Gaetano Pacchi, reo di aver celebrato il 1° Maggio a Fucecchio. I socialisti vennero soprannominati Turchi. Da qui la campagna propagandistica che si riassumeva nello slogan “Via i Turchi dall’Italia ed anche da Fucecchio. Si formarono così due fazioni:
- Quella dei nazionalisti, guerrafondai, negatori del voto alle donne, ma proiettati alla modernità, al futuro;
- Quella dei socialisti, pacifisti, favorevoli al voto alle donne, proiettati verso la realizzazione di un mondo pervaso dalla giustizia sociale e dalla pace perenne.
I Nazionalisti locali con la loro propaganda asfissiante cercarono di convincere la popolazione fucecchiese che la guerra poteva trasformarsi in una bella torta da spartirsi fra tutti e che il servizio militare e l’uso delle armi avrebbero nobilitato la nostra personalità e soprattutto la nostra italianità. Per avvalorare questi loro convincimenti organizzarono delle solenni manifestazioni di accoglienza per coloro che rientravano dal fronte libico, specialmente se appartenevano all’area delle frazioni del comune.
Ad accogliere Pietro Gargani di Querce c’erano anche la banda, i bambini delle scuole ed il corpo insegnante.
Solenni festeggiamenti vennero pure riservati ad Angiolo Gentili di Pinete: giunse a Fucecchio in macchina scortato da un nugolo di ciclisti. Alla presenza della cittadinanza venne salutato da due oratori ufficiali: il sindaco Emilio Bassi e dal dirigente del Gruppo nazionalista fucecchiese Luigi Soldaini.
Per il gallenese Pietro Matteucci fu mobilitata tutta la Giunta comunale che accompagnò il reduce alla scuola elementare di Piazza XX Settembre dove gli venne allestito in onore un grande rinfresco.
Queste manifestazioni suscitarono entusiasmi e consenso. Determinante fu il consenso ed il fiancheggiamento del clero del capoluogo e delle frazioni. A più riprese i parroci don Alfredo Romboli di Querce, don Valentino Gianpieri di Pinete e don Giovanneschi di Galleno esaltarono nelle loro omelie festive le imprese dei nostri militari in Libia novelli crociati contro i turchi ottomani. Il Capitolo della Collegiata in collaborazione con il Governatore della Misericordia Sestilio Benvenuti organizzarono una solenne cerimonia di suffragio ai caduti Emilio Novelli e Giuseppe del Rosso.
Gli effetti politici del consenso clericale, monarchico e Liberale furono immediati:
- esponenti clericali vennero inseriti negli assessorati e nei centri di potere;
- nell’aprile 1912 nacque l’Associazione costituzionale monarchica che doveva promuovere la formazione di cittadini animati dal desiderio di dar vita ad un’Italia, più forte, più rispettata e più grande. I nemici da combattere, entro il suolo locale e nazionale diventarono i socialisti e i fiacchi liberali.

1912 - Giornali: L’ ARALDO

Nel 1909 avevano cominciato a diffondersi e a far presa sull’opinione pubblica fucecchiese le idee del NAZIONALISMO che, un anno dopo, si costituì in Partito politico , fondato e diretto a livello nazionale da Enrico Corradini.
Il Partito Nazionalista propugnò il colonialismo (dichiarandosi favorevole alla guerra per l’occupazione italiana della Libia), l’intervento dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale e la difesa dei valori nazionali.
Nel 1912 i nazionalisti fucecchiesi dettero vita ad un settimanale, L’ ARALDO, che si rivelò uno strumento di propaganda efficacissimo.

1913 - Giornali: IL FARO

La stampa è uno strumento di propaganda molto efficace.
Il Partito Nazionalista moltiplicò i propri consensi a Fucecchio grazie alla capillare diffusione del settimanale locale L’ARALDO.
I socialisti fucecchiesi capirono a volo la lezione e dettero vita ad un loro settimanale: IL FARO.
Significativo il sottotitolo del settimanale socialista fucecchiese:
Giornale di battaglia politica e di propaganda fatto per il popolo
Direttore di questo settimanale fu Gaetano Pacchi.
IL FARO si rivelò uno strumento molto importante per il socialismo di Fucecchio e dintorni.
Il penultimo numero de’ IL FARO uscì il 22 maggio 1915 e cioè due giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Francia e dell’Inghilterra. Vi si legge questo allarme:
“Compagni, prima che la nostra voce sia soffocata, prima che si leghino le nostre braccia, facciamo sentire ancora la nostra protesta, proclamiamo ancora la nostra avversione alla guerra, per scindere le nostre responsabilità da quelle dei facinorosi guerrafondai. Il nostro ultimo saluto sarà per il socialismo..... e questo grido raccolto dai superstiti sarà la squilla della nostra guerra.”
Sette giorni dopo IL FARO uscì ad un solo foglio e una facciata in bianco, censurata. Vi si comunicava la chiusura del giornale.

1913 - La Congregazione di Maria SS. del Carmine

Questa congregazione era operativa a Massarella nel 1913, come attestato dagli elenchi custoditi nell’archivio parrocchiale di questa parrocchia.
Le iscritte di questa congrega venivano chiamate le “donne del cero”. Ben 123 erano le donne del cero nell’anno 1913-1914. Ogni donna pagava una quota annua di £ 2,60.
Tutte le appartenenti alla congrega dovevano rispettare questi 3 obblighi:
- essere vestite dell’abitino benedetto da un sacerdote autorizzato;
- essere iscritte nei Registri della Confraternita del Carmine;
- portare sempre al collo il santo abitino di lana color scuro o nero.

Era inoltre consigliata la recita quotidiana delle sette allegrezze di Maria:
- Annunciazione
- Visita a Santa Elisabetta
- Nascita di Gesù
- Adorazione dei Magi
- Risurrezione
- Assunzione
- Incoronazione
Tutti gli anni il 16 luglio, festa della Madonna del Carmine (giardino), si svolgeva a Massarella un’imponente processione della Madonna del Carmine, aperta dal numeroso stuolo delle donne del cero.
Nel 1931-1932 le “donne del cero” erano diventate 41 mentre la quota annua era salita a £ 6.
In data imprecisata la congrega si sciolse e la processione scomparve dai calendari dei parroci massigiani.

GENESI DELLA DENOMINAZIONE

La Congregazione del Carmelo o di Maria SS. del Carmine si ispirò all’Ordine dei monaci di Maria SS. del Carmelo.
Questo Ordine era stato fondato da un vecchio sacerdote italiano che poco dopo il mille si stabilì sul Monte Carmelo, in Palestina. Qui fece edificare una chiesa dove raccolse vari discepoli che si impegnarono ad onorare la SS. Vergine.
Nel 1200 il patriarca di Gerusalemme, Alberto, ex vescovo di Vercelli, diede ai monaci del Carmelo una Regola che fu poi approvata nel 1230 da papa Onorio III.
Pochissimi anni dopo l’approvazione papale, l’ordine dei Carmelitani venne esportato in Europa da S. Luigi IX re di Francia.
Il 16 luglio 1245 la Madonna apparve al Superiore Generale dell’Ordine, l’inglese Simone Stok.
La Madonna gli consegnò uno scapolare di lana scura e gli impose di portarlo appeso al collo e di suggerire tale pratica a chiunque avesse desiderato il suo speciale patrocinio.
Fra i tanti vantaggi assicurati da Maria ai devoti del Carmine o Carmelo (giardino) c’è la promessa di alleviare le pene del Purgatorio, fin dal primo sabato successivo alla loro morte. Questo privilegio chiamato “Sabbatino” fu, per ordine della stessa Vergine, pubblicato da papa Giovanni XXII in un’apposita Bolla nel 1322.


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