capitolo24-2 - STORIA di FUCECCHIO FATTI, PERSONAGGI ED EVENTI - di Mario Catastini a cura di Giacomo Pierozzi

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CAPITOLI
XXIV  (parte 2-6)


FUCECCHIO COMUNE DEL REGNO D’ITALIA
DAL 1861 AL 1946


1875 - Decennio di immobilismo della Consorteria dei notabili locali (1875-1885)

La Gazzetta di Firenze nel 1875 pubblicò l’elenco dei Comuni della provincia che si erano maggiormente indebitati ricorrendo ai mutui. Il comune di Fucecchio era il più indebitato rispetto a quelli del Mandamento di S. Miniato. Il nostro debito ammontava a £ 447.616.
Il cavaliere Banti, un notabile dalla penna facile, inviò alla Nazione un articolo in difesa del nostro Comune. Il Banti sostenne che, grazie alle rendite patrimoniali che assommavano a £23.792 annue, avremmo potuto estinguere il debito nell’arco di pochissimi anni. Inoltre il Banti fece osservare che tanto ammontare del debito dipendeva soprattutto dalla costruzione del Ponte sull’Arno e che questo ponte nel prosieguo degli anni avrebbe garantito il decollo commerciale ed industriale del nostro Comune.
I nostri amministratori comunali usavano il potere per uso privatistico e clientelare. Essi non si limitavano a controllare soltanto il Comune ma anche tutti gli altri centri di potere che operavano nel Comune di Fucecchio.
I notabili o consorti erano animati quasi esclusivamente dalla volontà di accaparrarsi vantaggi, diritti esclusivi, regalie, favori, risorse e prebende. In seno al Consiglio comunale vi erano due formazioni politiche: i liberali (in maggioranza) ed i clericali rappresentati in Giunta dal prete Zenone Bassi. Sulle questioni cruciali, quelle che potevano mettere in pericolo i loro interessi ed i loro privilegi, liberali e clericali facevano causa comune precludendo così la strada ad ogni opportunità dialettica che è l’anima della democrazia.
Nel 1881, quando venne ventilata la prospettiva della divisione del nostro Mandamento (circoscrizione giudiziaria caratterizzata dalla presenza della Pretura, dell’Ufficio del Registro e dell’agenzia delle Imposte dirette) i nostri Notabili, punti nel vivo dei loro interessi passarono immediatamente al contrattacco e riuscirono a vanificare il tentativo che ci avrebbe sottratto uno o due comuni di quelli che facevano parte del nostro Mandamento (S. Maria a Monte, Castelfranco, Santa Croce sull’Arno, Cerreto Guidi e Vinci.
Nel decennio 1875-1885 operavano in Fucecchio le seguenti istituzioni sulle quale esercitavano il loro potere i nostri notabili o consorti:
- l’Accademia dei Fecondi Ravvivati;
- la Regia Confraternita della Misericordia;
- la Società operaio o di Mutuo soccorso;
- la Società dei reduci;
- la Fratellanza militare;
- la Congregazione di Carità;
- l’Ospedale S. Pietro Igneo;
- una Società filodrammatica;
- una Banda musicale;
- una Società delle scuole di Ponte a Cappiano;
- la Società musicale di S. Cecilia;
- una Società di cappellai.
(La Nazione del 26 novembre 1878).

1881 - Pretura di Fucecchio in pericolo (il primo)

Nel 1780 il nostro paese fu elevato al rango di Regio Vicariato. La sede del Vicariato fu allestita nel Palazzo Pretorio di piazza Vittorio Veneto.
Il Vicariato diventò operativo nel 1783. Il suo ambito territoriale comprendeva i comuni di Fucecchio, Vinci, Cerreto Guidi, Santa Croce, Castelfranco, Santa Maria a Monte e Montecalvoli.
Dopo l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna (1860) e poi al Regno d’Italia (1861) il Vicariato assunse la denominazione di Pretura.
La Pretura rimase installata nel Palazzo Pretorio fino al 1883.
Il 15 giugno 1881, due anni prima che la Pretura fosse trasferita nel palazzo di piazza Vittorio Veneto che attualmente ospita il Liceo Scientifico, si svolse nel palazzo comunale di via Lamarmora una seduta straordinaria del Consiglio Comunale. In quella seduta i nostri amministratori cercarono di scongiurare il tiro mancino giocatoci dal comune di Castelfranco.
Castelfranco aveva chiesto di diventare sede di un Mandamento (Pretura) di cui avrebbero dovuto far parte anche S. Croce e Santa Maria a Monte. Se la richiesta di Castelfranco fosse stata accolta, la Pretura di Fucecchio sarebbe automaticamente decaduta e per la ristrettezza del suo ambito territoriale e per la l’insufficienza numerica dei suoi abitanti.
Nel 1868 i comuni di Vinci e Cerreto Guidi erano stati inseriti nel Mandamento di Empoli.
Nel 1881, anno del censimento, il nostro Mandamento contava 29.079 abitanti. Se si fosse verificato l’esodo dei comuni di Castelfranco, Santa Croce e Santa Maria a Monte, il numero degli abitanti del nostro Mandamento si sarebbe abbassato a 11.105 unità.
Il Consiglio Comunale, nella seduta del 15 giugno 1881, non si limitò a deplorare l’iniziativa del Comune di Castelfranco, ma corse subito ai ripari mobilitando tutti i suoi notabili ed avanzando immediatamente ricorso al Parlamento del Regno d’Italia.
Il Parlamento accolse il nostro ricorso e così il pericolo della estinzione del nostro Mandamento fu scongiurato. E il nostro sindaco Emilio Foggini tornò a sorridere.

1882 - Comparini Rossi Pietro

Architetto, ingegnere, urbanista e consigliere comunale, Pietro Comparini Rossi ha lasciato dei segni ben evidenti nell’assetto urbanistico del nostro paese.
Il cimitero nuovo, la scuola elementare maschile e femminile sul Poggio Salamartano e la piazza dell’ospedale sono tre segni tangibili della sua opera.
Era nato a Fucecchio il 2 dicembre 1833.
Entrò giovanissimo nell’Accademia delle Belle Arti di Firenze dove conseguì la laurea in architettura nel 1856, a 23 anni.
Appena laureato lavorò nello Studio del prof. Giuseppe Poggi dove rimase per sei anni.
Nel 1862, con la qualifica di ingegnere di prima classe, venne assunto dalle Ferrovie Romane e diresse la costruzione di varie stazioni ferroviarie tra cui quelle di Arezzo e di Pisa.
Nel 1872, a seguito della soppressione dell’Ufficio delle Ferrovie Romane, rientrò nello Studio del prof. Poggi dove conobbe l’architetto Canestrelli Antonio di cui divenne amico.
Pietro Comparini Rossi coadiuvò il prof. Poggi nella progettazione e nella realizzazione di importanti opere urbanistiche commissionate dal Comune di Firenze allorché la città del giglio venne elevata al rango di capitale d’Italia (1865-1871). Sono da ricordare:
- Piazza Cavour
- Porta alla Croce
- Loggetta del Piazzale Michelangelo
- gradinata del Monte alle Croci
L’architetto fucecchiese progettò e diresse, in proprio, la costruzione di Villa Frassineto, di Villa Oppenheim sul viale dei Colli ed il restauro di Palazzo Fenzi e di Palazzo Sarzana-Fici sul Lungarno Nuovo.
Il Comparini Rossi elaborò anche il progetto di riordinamento del Centro Storico di Firenze e quello di una nuova strada fiorentina che da Piazza S. Felice conduceva a Porta Romana.
Presentò infine un progetto grandioso per il monumento a Re Vittorio Emanuele II da innalzare in Roma.
Pietro Comparini Rossi amò, oltre ogni dire, Fucecchio di cui fu fervido e generosissimo consigliere comunale.
Nel 1881 fu colpito da una lunga e grave malattia.
Dopo alcuni mesi di cure e di forzato riposo fra le pareti domestiche si verificò un netto miglioramento: poté uscire finalmente di casa.
Il giorno dopo fu colto, nel suo studio, da una improvvisa emottisi che lo fulminò in mezzo ai suoi libri e ai disegni dei suoi progetti.
Era il 10 aprile 1882. Pietro aveva soltanto 49 anni.
Lasciò la moglie e tre figli: Mario, Annunziata e Rosa.
Fu sepolto nel cimitero vecchio.
Subito dopo la sua morte iniziarono i lavori di costruzione del nuovo cimitero da lui progettato. La direzione dei lavori fu assunta dall’amico Antonio Canestrelli. Il cimitero venne ultimato nel novembre del 1884.
La salma di Pietro Comparini Rossi venne traslata, a cura dell’Amministrazione Comunale, nella Cappella centrale del cimitero nuovo nel 1886. Questo il testo dell’epigrafe commemorativa:

QUI GIACCIONO LE SPOGLIE MORTALI
DEL CAV. PROF. ARCHITETTO
PIETRO COMPARINI ROSSI
RAPITO IMMATURAMENTE
ALL’AFFETTO DEI SUOI
ALLE SPERANZE DELL’ARTE
DI CUI LASCIAVA SPLENDIDE PROVE
NATO IL 12 DICEMBRE 1833
MORTO IL 10 APRILE 1882
IL MUNICIPIO DI FUCECCHIO

1884 - Il primo becchino del nuovo cimitero

L’attuale cimitero civico di Fucecchio, il secondo, venne consacrato dal vescovo di S. Miniato il 20 novembre 1884.
Dieci giorni dopo la consacrazione venne espletato il concorso per l’assunzione di un becchino, cioè dell’addetto all’interramento delle salme e alla custodia del cimitero secondo quanto è prescritto dal Regolamento che disciplina la loro attività.
Al concorso si presentarono cinque concorrenti
Il concorso prevedeva una prova orale, una scritta e una di lettura.
Il posto di becchino venne assegnato a Luigi Nelli, ex Capo di Guardia dell’Arciconfraternita della Misericordia di Fucecchio. I Magistrati della Venerabile Arciconfraternita non lesinarono né pompose referenze né spinte a favore del loro affiliato Luigi Nelli, ricordato da una lapide con foto sistemata sul muro del monumentale porticato o loggiato del nostro cimitero.
ANEDDOTO

I cinque concorrenti vennero invitati a redigere una comunicazione scritta indirizzata al sindaco per informarlo che il tetto della cappella centrale era rovinato.
Trascriviamo il testo della comunicazione redatto da G.C., uno dei cinque concorrenti.
“Illustrissimo Signor sindico di Fucecchio e rovinato tento della cappella de cimitero. Prego la signoria vostra inlustrissima ancopiacessi disporre per le occorrenti riparazioni.
Fucecchio 30 novembre 1884.
Sotto dercimitero G. C.

1885 - I macelli pubblici

Il mattatoio di via Sotto la Valle è stato sempre chiamato dai fucecchiesi I MACELLI.
Essi entrarono in funzione nel gennaio del 1885 in concomitanza con l’inaugurazione del nostro Cimitero Nuovo.
La storia dei nostri MACELLI cominciò il 7 luglio 1866, un mese prima della fine della cosiddetta Terza Guerra di Indipendenza che permise al Regno d’Italia di annettersi il Veneto.
Il 7 luglio 1866 venne emanata la Legge dell’Incameramento dei beni ecclesiastici che, fra le altre cose, prevedeva la soppressione di tutti i conventi.
Vennero soppressi anche gli ultimi due di Fucecchio: quello dei frati di Piazza La Vergine e quello delle monache del Poggio Salamartano.
Il 7 gennaio 1867, i 17 frati del Convento La Vergine, in ottemperanza alla Legge dell’Incameramento dei beni ecclesiastici, dovettero abbandonare il loro secolare convento che diventò proprietà dello Stato Italiano.
Il convento, su richiesta del nostro Comune, venne utilizzato come caserma per un distaccamento di soldati di stanza a Pisa. Il refettorio venne adibito a stalla.
Il piano terra del fabbricato del NOVIZIATO, esso pure richiesto ed ottenuto gratuitamente dal nostro Comune per ragioni di pubblica utilità, venne trasformato con la modica spesa di lire 1553,20 in MATTATOIO pubblico.
I nostri amministratori inseguivano da anni la realizzazione di un Mattatoio igienico e funzionale; ma non avevano i fondi finanziari per dar corpo al loro sogno..
Il mattatoio realizzato nel fabbricato del Noviziato entrò in funzione nel gennaio del 1872.
Appena i soldati se ne furono andati via, il nostro Comune palesò la sua volontà di vendere il fabbricato del Convento. Lo ricomprarono i frati il 10 giugno 1879. Spesero 15.542 lire.
Il fabbricato del Noviziato non era compreso nel contratto di vendita del Convento. Il Comune non voleva rinunciare al mattatoio tanto sognato. La convivenza della comunità francescana con il mattatoio non era affatto consona allo spirito del loro ordine.
- E se noi vi costruissimo un mattatoio nuovo di zecca, sareste disposti a restituirci in cambio il Noviziato? - proposero in sordina i frati al nostro Comune.
I nostri amministratori non se lo fecero ripetere due volte.
I frati, allora, fecero costruire a loro spese I MACELLI di via Sotto la Valle. Spesero 8.827 lire.
Nel novembre del 1884 venne siglato l’atto di permuta:
- i frati rientrarono in possesso del loro Noviziato;
- il Comune si prese il mattatoio nuovo di zecca.

Nel 1993 I MACELLI sono stati chiusi: non servivano più.

1885 - Il secondo cimitero civico (quello attuale)

Il paese di Fucecchio disponeva, soltanto dal 1788, lungo la via Pistoiese, di un cimitero civico grande 2.872 metri quadrati e nel quale potevano essere interrate annualmente non più di cento salme.
Purtroppo nel volgere di alcuni decenni il cimitero si rivelò inaffidabile oltre che insufficiente come fu a più riprese sottolineato dalle relazioni stilate da esperti in materia inviati da Firenze ad ispezionarlo.
Il 3 gennaio 1880 il nostro Consiglio Comunale, sollecitato a più riprese dagli organi provinciali, prese due decisioni:
1- Stabilì che il primo cimitero civico doveva essere conservato quale era quell’epoca e che NESSUNO per nessuna ragione avrebbe mai dovuto poterne fare uso;
2- Deliberò la costruzione di un Cimitero Nuovo (quello attuale) nel fondovalle della collina di Montellori.

L’elaborazione del progetto venne affidata al nostro architetto e consigliere comunale Pietro Comparini Rossi che esercitava la sua professione a Firenze.
Il Comparini Rossi nel giro di 40 giorni presentò il progetto senza esigere alcun compenso.
A luglio del 1880 furono pubblicati gli avvisi d’asta per l’appalto dei lavori.
Tutto filava a gonfie vele, ma due dei tre proprietari dei terreni su cui doveva sorgere il cimitero misero il loro bastone fra le ruote all’avvio dei lavori di costruzione del cimitero: il Principe Corsini si accordò subito con il Comune sul prezzo del suo terreno; le due famiglie Checchi, l’una proprietaria di mq 7.153 e l’altra di mq 1.881, costrinsero il nostro Comune a sborsare ai due strozzini le ragguardevoli somme di £ 3.000 e di £ 1.350.
All’inizio del 1882 l’impresario Giovan Battista Soldaini, vincitore della gara di appalto, era pronto a partire, ma l’ordine di partenza non arrivava mai perché l’architetto Comparini Rossi al quale spettava la direzione dei lavori si ammalò così gravemente che il 10 aprile 1882, all’età di 49 anni, morì.
La direzione venne allora affidata ad Antonio Canestrelli socio di Comparini Rossi nello Studio di Firenze. Il Canestrelli non volle alcun compenso; pretese soltanto il rimborso spese.
I lavori iniziarono il 19 giugno 1882.
Il progetto prevedeva la realizzazione di 8 quadri per l’interramento delle salme, il muro di cinta, una cappella centrale, due stanze mortuarie a fianco della cappella e un porticato monumentale a 14 arcate.
I lavori furono terminati il 12 novembre 1884, anche se il porticato rimaneva incompiuto dato che presentava soltanto 6 delle 14 arcate.
Il 20 novembre 1884, alle ore 14, il cimitero venne consacrato dal vescovo di S. Miniato.
Il cimitero entrò in funzione il 1° gennaio 1885.
Le altre 8 arcate del porticato monumentale vennero portate a termine nell’agosto del 1892 e collaudate il 31 dicembre del medesimo anno.
Nel 1990 sono iniziati i lavori per il raddoppio dell’area cimiteriale. Sono stati acquistati i terreni a confine del lato destro del cimitero.

1889 - Asilo infantile

Venne fondato il 2 ottobre 1889
Venne eretto in ente il 26 aprile 1894
Si dotò di Statuto il 3 agosto 1894
Si dette un Regolamento ed una Pianta stabile il 25 febbraio 1903

Le sedi dell’Asilo infantile froebeliano

Venne realizzato nel 1889 dal Monte dei Sussidi (ente sorto per assicurare agli analfabeti scuole serali e festive).
Esso venne installato in due locali della scuola elementare femminile sita in Via Manzoni o Gattavaia, sul retro del Palazzo dell’Opera Pia Landini Marchiani di Via Donateschi.
Nato come Ente di Beneficenza venne elevato nel 1894 in Ente Morale e Legale, titoli che gli consentivano di poter ereditare e di poter usufruire di lasciti.
Nel 1901 l’Asilo venne installato nel fabbricato di via Castruccio che attualmente ospita la portineria e gli uffici dell’Ospedale.
Nel 1913, per conformarsi alle leggi vigenti, l’Ente Morale e Legale si trasformò in Istituto dell’educazione infantile e a tale scopo si impegnò:
- ad assumere una direttrice didattica munita di titoli e di esperienza;
- ad acquistare materiale froebeliano;
- a rendere i locali conformi alle normative igieniche e didattiche;
- a provvedere allo spostamento della sede in zona più centrale qualora ne fosse stata ravvisata la necessità.
La sede dell’Asilo a partire dal 1937 venne spostata al piano terra del grande Palazzo Comparini in via Castruccio.
Nel dopoguerra l’Asilo venne trasferito in due aule al piano terra della scuola elementare di Piazza XX Settembre.

1889 - Pretura di Fucecchio soppressione rientrata

Nel 1883 la Pretura venne trasferita nel Palazzo di piazza Vittorio Veneto che ospita il Liceo Scientifico. Il Palazzo Pretorio, nel medesimo anno, venne ridotto a Caserma dei carabinieri.
L’11 maggio 1889 il deputato toscano on. Guicciardini informò il sindaco Carlo Landini Marchiani che la Procura Generale di Roma voleva sopprimere anche la Pretura Mandamentale di Fucecchio.
Il 6 maggio 1889 il Ministro di Giustizia aveva presentato al Parlamento un disegno di Legge con il quale chiedeva l’autorizzazione a sopprimere un terzo delle Preture del Regno giudicate improduttive ed inutili. Nell’elenco delle Preture improduttive ed inutili figurava anche quella di Fucecchio.
L’Onorevole Guicciardini suggerì al nostro sindaco Carlo Landini Marchiani di redigere una memoria storica allo scopo di suffragare con date e con dati la necessità della conservazione della nostra Pretura istituita fin dal 1780 dal granduca lorenese Leopoldo I. Il Guicciardini raccomandò anche al nostro sindaco di trasmettere la memoria Storica al Governo del Re per farlo recedere dal proposito della soppressione.
Carlo Landini Marchiani, memore della grana piantataci nel 1881 dal comune di Castelfranco di Sotto, risfoderò la memoria storica del 1881, la fece integrare con altri dati e date e la sottopose all’approvazione del Consiglio Comunale in data 17 maggio 1889. Il documento (memoria storica) venne approvato all’unanimità e venne sottoscritto anche dai consigli comunali di Santa Croce, Castelfranco e Santa Maria a Monte. Di tale memoria storica vennero stampate, sotto forma di libretto, 300 copie.
Appena la tipografia consegnò al Comune le 300 copie, venne subito messa in moto la macchina anti-soppressione.
La memoria storica venne recapitata a 128 personalità.
Vennero mobilitati tutti i notabili fucecchiesi residenti a Roma e a Firenze.
I deputati toscani vennero pressati incessantemente. Ne seppe qualcosa il povero ministro della Giustizia, lo Zanardelli, che venne letteralmente sommerso da lettere, documenti, richieste e da tutte le altre forme possibili di pressione.
- Perfino il Ministro della Marina Mercantile perorò la nostra causa.

Il Ministro della Giustizia Zanardelli, di fronte a questa valanga di “buoni uffici” capitolò. E Fucecchio mantenne la sua Pretura.

1892 - Piazza dell’Ospedale S. Pietro Igneo

L’area dell’attuale piazza dell’ospedale era stata interamente occupata dal 1334 al 1891 dalla chiesa e dal monastero di S. Andrea e dalle case del Conventino.
All’Ospedale S. Pietro Igneo inaugurato ufficialmente nel 1857 vi si accedeva per mezzo della Via del Conventino.
La chiesa ed il monastero di S. Andrea, soppressi nel 1783, erano stati venduti ad un privato e ridotti a magazzini nel 1785.
Nel 1840 il Comune prese in affitto la ex chiesa ed l’ex convento di S. Andrea e li ridusse a Scuola Elementare Maschile.
Nel 1857 la ex chiesa e l’ex convento di S. Andrea furono acquistati dalla neonata Arciconfraternita della Misericordia. A partire dal 1857 il Comune pagò l’affitto per la sua Scuola Elementare Maschile alla Misericordia.
Nel 1872 il Comune rescisse il contratto di affitto con la Misericordia perché, in conseguenza dell’introduzione della legge sull’obbligo scolastico, i locali si rilevarono insufficienti e soprattutto pericolanti. Il Comune trasferì la Scuola Elementare Maschile nell’attuale foresteria del Monastero di S. Salvatore.
Le case del Conventino e anche i fabbricati della chiesa e del convento di S. Andrea minacciavano continuamente rovina e mettevano in pericolo la vita di quei “miserabili” che di notte andavano a dormirvi.
Nella seduta del Consiglio Comunale del 17 aprile 1873, l’architetto Pietro Comparini Rossi, consigliere comunale, avanzò questa proposta:
- Apriamo davanti all’ospedale S. Pietro Igneo una bella PIAZZA demolendo la ex chiesa e l’ex convento di S. Andrea e le case pericolanti del Conventino. Voi direte che questa operazione verrebbe a costare troppi soldi e che il Comune non ne ha. Invece vi assicuro che la realizzazione del mio progetto non ci costerà nemmeno una lira. Come?
Alla Misericordia, in cambio dei soldi , offriremo la chiesa e la tinaia di S. Salvatore che ci verranno regalate dal Fondo per il Culto. Inoltre le doneremo anche la statua della Madonna di Piazza. Come pagheremo le case del Conventino che dovremo espropriare per poi poterle demolire? I soldi che ricaveremo dalla rivendita del materiale di demolizione (mattoni, tegole, travi, travicelli, porte, finestre, pietre, architravi, stipiti...) copriranno sicuramente le spese per l’esproprio delle case del Conventino.

Il progetto fu salutato con un lungo applauso,ma non fu accompagnato da nessuna delibera: rimase sulla carta.
Nel 1880 il Comune commissionò all’ingegnere municipale Alcibiade Melani il progetto di riduzione dell’area occupata dalla chiesa, dal convento e dalle case del Conventino. Il progetto dell’ingegner Melani venne cestinato.
Nel 1888 venne approvato il progetto dell’ingegner Ballantini. L’ingegner Comparini Rossi era morto improvvisamente nel 1882.
I lavori per la demolizione e la riduzione a piazza dell’ex area S. Andrea vennero assegnati il 27 febbraio 1891 e ne venne sollecitata l’esecuzione il 15 febbraio 1892 visto che la piazza sarebbe stata inaugurata in concomitanza con lo scoprimento del monumento a Giuseppe Montanelli previsto per il 17 luglio 1892.
Ai primi di luglio la piazza antistante l’ospedale S. Pietro Igneo era pronta. Essa venne intitolata al principe Amedeo di Savoia morto il 19 gennaio 1890 e compianto particolarmente a Fucecchio.

Piazza dell’Ospedale S. Pietro Igneo venne inaugurata nel 1892 in concomitanza con l’inaugurazione del Tiro a segno e con lo scoprimento del Monumento a Giuseppe Montanelli.

1892 - Monumento a Giuseppe Montanelli

Fin dai primi mesi del 1890 il nostro Comune aveva programmato l’erezione di un monumento in onore di Giuseppe Montanelli da sistemare in piazza delle Vedute.
Il monumento venne commissionato allo scultore fiorentino prof. Raffaello Romanelli.
Per sopperire alle non indifferenti spese per l’approntamento della statua (2.4000 lire) e a quelle per i festeggiamenti, venne istituito un Comitato la cui presidenza venne affidata al conte Antonio Fantoni.
Il 30° anniversario della morte cadeva il 17 giugno 1892, ma questa data fu scartata perché, nonostante la generosità della popolazione, il Comitato non disponeva né delle 2.400 lire per pagare lo scultore Romanelli né di un palazzo dove ospitare convenientemente personalità illustri come Sidney Sonnino, Crispi, Nicotera, Ferdinando Martini, Giosuè Carducci, Renato Fucini e Alessandro d’Ancona.
Il 21 giugno 1892 la Società Operaia notificò al conte Antonio Fantoni che avrebbe messo subito a disposizione del Comitato le 2.400 lire richieste dallo scultore. Il Romanelli, che non aveva peli sulla lingua, aveva avvisato chi di dovere che lui non avrebbe spedito la statua di Montanelli, pronta da diversi mesi, se prima non fosse stato pagato.

Il 7 luglio il Comune fece affiggere il manifesto con il programma dei festeggiamenti a corredo dell’inaugurazione del monumento a Giuseppe Montanelli che sarebbe avvenuta il 17 luglio 1892.

La domenica mattina del 17 luglio, alle ore 10, ci fu il CORTEGGIO. Partì da via Lamarmora e percorse Borgo Valori, piazza Vittorio Veneto, via S. Giovanni, via Clorinda Soldaini, via S. Andrea; da qui ritornò indietro, scese per via Donateschi, svoltò in via Arturo Checchi, entrò in corso Matteotti e si diresse nell’attuale piazza Montanelli.
A conclusione del corteggio venne scoperto il monumento alla presenza di tutta la popolazione e degli invitati.
Alle 13,30 ci fu un sontuoso banchetto nel salone delle feste del Regio Teatro Pacini.
Alle ore 19 si svolse la corsa dei cavalli.
Alle ore 21 la piazza venne illuminata a giorno dal sig. Sandri di Pescia.

Il lunedì mattina del 18 luglio, alle ore 10, nel Teatro Pacini venne pronunciato il discorso commemorativo del 30° dal Prof. Cav. Avv. Gaetano Pini.
Alle ore 19 ci fu un’altra corsa di cavalli.
Alle ore 20,30 vennero fatti fuochi d’artificio nella neonata piazza dell’Ospedale.

In entrambi i giorni il servizio musicale fu effettuato da otto Bande:
1- quella di Rigoroso;
2- quella di Sant’Anna di Pisa;
3- quella di Monsummano;
4- quella di S. Maria a Monte;
5- quella di S. Miniato;
6- quella di Cerreto Guidi;
7- quella di S. Croce sull’Arno;
8- quella di Fucecchio.

La Filarmonica di Rigoroso, comune di Arquata Scrivia in provincia di Alessandria, intervenne ai festeggiamenti a spese proprie per iniziativa del suo direttore Antonio Guasqui, fucecchiese, meglio conosciuto come Tonino di Trana.

1892 - Le grandi iniziative della Misericordia

La Confraternita della Misericordia sia nel passato che nel presente non si è mai limitata soltanto a svolgere i servizi caritativi previsti dal suo Statuto: essa si è resa protagonista di iniziative che hanno fortemente inciso nel nostro modo di vivere.
Ha aderito sempre alle campagne di solidarietà in occasioni di grandi calamità a livello nazionale ed internazionale.
Nel 1892 istituì DOTI MATRIMONIALI annuali da assegnare a ragazze povere di età compresa fra i 15 e i 30 anni iscritte alla Misericordia.
Il 1° settembre 1901 istituì per i mesi invernali una “ CUCINA ECONOMICA “ , una mensa vera e propria dove ai poveri, per pochi centesimi di lira, venivano serviti un pranzo ed una cena caldi.
Nel 1964 su iniziativa del Governatore Tommaso Cardini venne fondato a Fucecchio il Gruppo Donatori Sangue denominato FRATRES.
Nel 1992 la Misericordia si è dotata di una sezione di Protezione Civile.

1892 - Partito Socialista Italiano

Questo movimento politico venne fondato al Congresso di Genova da Filippo Turati, Andrea Costa e Gregorio Agnini.
Anche a Fucecchio venne costituita una sezione del Partito Socialista. Ne furono promotori e fondatori Lelio Simoncini, Virgilio Papini, Alessandro Mariotti e Benvenuti Paolo.
Nel 1893, in occasione delle Elezioni Comunali, la sezione locale del partito socialista presentò come proprio candidato uno dei suoi fondatori, l’ex garibaldino Lelio Simoncini. Il Simoncini non venne eletto.
A Fucecchio il partito socialista raccoglieva il consenso del mondo del lavoro, ma non riusciva mai a piazzare nemmeno un suo rappresentante nel Consiglio Comunale. La ragione era semplicissima: i lavoratori erano esclusi dal voto. Soltanto nel 1913 venne approvato dal Parlamento Italiano il suffragio universale, anche se limitato al mondo maschile.
In occasione delle elezioni comunali del 1908 i socialisti aderirono inizialmente ad una LISTA DI UNIONE POPOLARE da cui però si ritirarono quasi subito. Presentarono allora una lista di minoranza unitamente al Partito Democratico Anticlericale nato da poco. Di questa lista non venne eletto nessuno.
Questo ennesimo insuccesso elettorale provocò, in campo giovanile, una divisione che approdò alla costituzione di due sezioni socialiste: quella riformista e quella massimalista diretta da Gaetano Pacchi.
I socialisti fucecchiesi trovavano mine dappertutto: quella dell’ala massimalista; quella del sindacalismo rivoluzionario in aperta concorrenza con i socialisti per quanto concerneva le rivendicazioni della classe operaia; quella degli anticlericali che con le loro manifestazioni seminavano il panico e soprattutto un’irriducibile idiosincrasia nei confronti dei “rossi”, i socialisti.

1893 - La Lega Socialista a Fucecchio

Sul finire dell’estate del 1893 si costituì una Lega socialista, ispirata e fondata da Andrea Benvenuti che riscuoteva la simpatia ed il rispetto di tutta la popolazione e l’amore degli operai. Il Benvenuti, conferenziere sul tema “Quale è l’operaio che non è socialista?” fece parte del Comitato regionale del Partito socialista nato a Genova nel 1892.
Gli altri dirigenti o iscritti alla Lega locale socialista furono Guglielmo Cenci, Egidio Falorni e Raffaello Benvenuti. Degli ideali di questa Sezione, che vedeva nell’abolizione del Capitale il fondamento per la fondazione di una società basata sull’amore, sull’eguaglianza e sulla giustizia, si fece interprete l’avvocato Francesco Pacchi esponente di grido della intellighenzia cittadina.
La Lega operaia socialista uscì, però, di scena nei primi mesi del 1894. La polverizzazione dell’apparato produttivo fu all’origine di questa prematura fine.
Questo è il quadro delle attività produttive presenti a Fucecchio nel 1895:
-2 fabbriche di paste da minestra con 4 occupati;
-3 torchi da olio con 6 occupati;
-9 esercizi di tessitura del cotone con 435 occupati;
-7 botteghe per la tintura e l’imbiancatura dei filati e dei tessuti con 29 occupati;
-2 fabbriche di cappelli con 9 occupati;
-1 tipografia con 2 occupati;
- 12 fabbriche di mobili ed altri lavori in legno con 25 occupati;
-2 fabbriche di botti, barili e tini con 3 occupati;
-3 tratture della seta con 78 occupati;
-2 officine per lavorazione del ferro con 28 occupati;
-1 fabbrica di solfuro di carbonio e sapone con 15 operai;
-5 fabbriche di pasta da minestra con 30 occupati;
-2 fabbriche di paste con 6 occupati
-14 torchi da olio con 65 occupati;
- fabbricazione a domicilio delle trecce e di cappelli di paglia con 1070 occupati;
- lavorazione dei panieri di vimini con 2 occupati.

1893 - Lapide in memoria degli 11 volontari di Curtatone e Montanara

Il 29 maggio, per iniziativa di un Comitato cittadino presieduto da Luigi Freschi, si svolse a Fucecchio la commemorazione del 45° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara (1848).
Alle ore 16,30 si formò un corteo nel piazzale della Ferruzza.
Il corteo si concluse in piazza Vittorio Veneto dove era stato approntato un palco dal quale pronunciò il discorso commemorativo, alle ore 17, il conte Francesco Guicciardini.
Al termine del discorso venne scoperta una lapide commemorativa posta sulla facciata del palazzo della Pretura (Liceo Scientifico) .


La lapide doveva essere murata nel pilastro dei bandi del Palazzo Pretorio; poi, però, gli si preferì la facciata della Pretura.
Esisteva, è vero, un’altra lapide commemorativa della battaglia di Curtatone e Montanara alla quale avevano preso parte 11 volontari fucecchiesi.
Questa prima lapide commemorativa era stata collocata sulla facciata del Palazzo Comunale in via Lamarmora il 29 maggio 1891. In essa, però, erano stati omessi i nomi degli 11 volontari. Vi si legge infatti:


IL 29 MAGGIO 1848
L’ORGOGLIO DEGLI OPPRESSORI FIACCAVASI
CONTRO IL VALORE DEGLI OPPRESSI
ALLE LOMBARDE TERMOPILI
FUCECCHIO
CHE AVEVA NEL SACRO STUOLO I SUOI FIGLI PIU’ CARI
INNANZI A TUTTI
GIUSEPPE MONTANELLI
AD ETERNARE L’AMORE ALLA LIBERTA’
LA DEVOZIONE ALLA PATRIA
QUESTO MARMO PONEVA
IL 29 MAGGIO 1891

Il Comitato presieduto da Luigi Fraschi, con questa seconda lapide aveva inteso supplire alla grave omissione della prima.

Nella lapide di piazza Vittorio Veneto per la quale aveva versato un contributo di cento lire anche la nostra Amministrazione Comunale si legge:

DAL SOLO AMORE DI PATRIA INSPIRATI
LASCIARONO NEL 1848 LA FAMIGLIA
PER CORRERE SUI PIANI LOMBARDI
A COMBATTERE
LE PRIME BATTAGLIE DELLA REDENZIONE ITALICA
I CITTADINI FUCECCHIESI
MONTANELLI PROF. GIUSEPPE ferito
BASCHIERI ING. LUIGI ferito
SIMONCINI PIETRO ferito
BANTI AVV. CINO
BARONTINI FRANCESCO
MENICHETTI AVV. TITO
NELLI DOTT. GIOVANNI
SIMONCINI FRANCESCO
SIMONCINI GIOVACCHINO
SOLDAINI GIOVANNI FU ANTONIO
BERTOLACCI CAV. AVV. GIOVANNI
29 MAGGIO 1893

1893 - Camera del Lavoro

La Camera del Lavoro è in effetti il sindacato che tutela gli interessi e i diritti dei lavoratori.
Essa nacque a Firenze nel 1893 come si legge nel manifesto affisso in tutti i comuni della provincia e recante la data 7 maggio 1893.
Questo il testo del manifesto:
LAVORATORI

Per iniziativa della Camera di Commercio e con il concorso di 45 Società Operaie, in Firenze si è costituita la Camera del Lavoro, i cui scopi precipui sono:
- di propugnare gli interessi dei lavoratori della mano e della penna in ogni contingenza della vita economica;
- di provvederli di un collocamento senza veruna spesa e alle migliori condizioni;
- di studiare le cause intime della disoccupazione ed avvisarne i rimedi;
- di intervenire equa moderatrice nelle questioni che possono sorgere tra principali e sottoposti e nell’interesse comune migliorarne i rapporti.
Voi tutti lavoratori dei campi,della cave, delle officine e di ogni arte e mestiere, organizzatevi, unitevi alla Camera del Lavoro, la quale sarà a voi provvida di benefizi oltre ad essere la rivendicazione del diritto di umanità, acciocché il lavoratore non sia strumento, ordigno o automa, anziché uomo e che la sua famiglia viva non di stenti o languori, ma nutrita di corpo ed educata di mente.
Firenze, 7 maggio 1893
La tassa annua di iscrizione era di 50 centesimi.

1894 - Opera Pia Landini Marchiani

La Regia Opera Pia Landini-Marchiani venne istituita dal Re Umberto I con Decreto del 5 agosto 1894.
Carlo Landini Marchiani, morto il 25 aprile 1892, nel testamento da lui stilato nel 1888, aveva nominato erede universale di tutto il suo patrimonio (una villa-fattoria con 24 poderi ed alcuni fabbricati come il palazzo di sua residenza in Corso Matteotti e quello che ospita la sede dell’Arciconfraternita della Misericordia) l’allora Re d’Italia, Umberto I. Al re Umberto I, competeva l’obbligo, per volontà testamentaria del Landini Marchiani, di fondare in Fucecchio “con assegno perpetuo una qualche Istituzione che, tornando utile alla gioventù studiosa del suo paese, potesse ancora, in qualche modo, ricordare ai posteri il suo nome e casato”.
Due anni dopo, con Decreto del 5 agosto 1894, re Umberto I costituì in Fucecchio la “Regia Opera Pia Landini-Marchiani” il cui patrimonio era costituito da fondi rustici, amministrati col sistema della mezzadria, e da alcuni fabbricati posti nel capoluogo.
Per volontà del Landini Marchiani, alla contessa Giuseppina Niccolini, da lui sposata in seconde nozze, veniva lasciato, vita natural durante, l’usufrutto del Palazzo di Corso Matteotti (quello dove si trova il Monte de Paschi) ed una quota pari al 50% della rendita patrimoniale. Tale quota sarebbe stata ridotta ad un terzo nel caso che avesse contratto un altro matrimonio. Nel 1893 la contessa Giuseppina si sposò con il conte Bombicci-Pontelli e perciò rimase usufruttuaria del Palazzo di Corso Matteotti e di un terzo della rendita patrimoniale.
L’Opera Pia si assegnò lo scopo di “estendere e favorire l’educazione e l’istruzione della gioventù di Fucecchio a beneficio dell’intera popolazione, ma più particolarmente di quella della classe disagiata, con la istituzione di scuole” Venne inoltre contemplata anche la possibilità, in second’ordine, di concedere sussidi di studio agli alunni più bisognosi nella misura consentita dalle disponibilità di bilancio.
Il Consiglio di Amministrazione dell’Opera Pia, come stabilito nello statuto, era composto da 5 membri, compreso il Presidente che era nominato fra i medesimi. I 5 componenti venivano così nominati:
1 dal Prefetto di Firenze;
1 dal Provveditore agli Studi;
1 dall’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura;
2 dal Consiglio Comunale di Fucecchio.

I membri duravano in carica 4 anni e potevano essere confermati senza interruzione.

1894 - Gioielleria Sabatini

Nel 1984 Fucecchio registrò un avvenimento singolare, foriero di tempi nuovi più belli e più ricchi di risorse.
Nell’angolo magico di Piazza Montanelli che segna l’inizio di Corso Matteotti e di Via Nazario Sauro, venne aperta, incredibile a dirsi, una gioielleria, la Gioielleria SABATINI ancor oggi esistente.

1895 - Loggia massonica

La Massoneria era un’associazione segreta che si prefiggeva di demolire il vecchio ordine di cose e di costruirne uno nuovo.
La Massoneria aveva anche una spiccata connotazione anticlericale.
Nel 1895 la “gente bene” di Fucecchio fu scandalizzata da un evento assolutamente imprevedibile: venne istituita anche in Fucecchio, e precisamente in via Dante, una Loggia (sede) Massonica.
I Massoni venivano considerati come personificazioni vere e proprie di Satana.
I massoni demistificavano tutto, dissacravano tutto, si proclamavano persone libere.
Per molti benpensanti cattolici locali questa Loggia fu aditata come luogo di profanazione del valori nei quali la maggior parte dei fucecchiesi si riconoscevano: la Famiglia e la Religione.
Il nostro vescovo monsignor Del Corona si mostrò talmente preoccupato per la presenza in Fucecchio di questa Loggia Massonica che scrisse una lettera pastorale per enumerare i pericoli e le forme di atteggiamento che i fedeli dovevano assumere nei confronti dei novelli apostati.
Questi sono alcuni passi significativi della lettera pastorale:
“ Nella Loggia si appiatta ed impera il padre della menzogna, l’omicida dello spirito.
Come padre della menzogna dice:
- Non date retta a Cristo e ai suoi preti. Tornate al vecchio errore che io stabilii nel mondo, errore che blandisce i sensi, allarga gli istinti e vi dà il diritto di godere e stragodere.
Come omicida vi dice:
- Date di piglio nel sangue, levate via dalla terra questo o quello che vi contende il piacere. Non v’impaurisca il pugnale, adusatevi a maneggiarlo alla svelta e senza ribrezzo..”

Il vescovo concludeva la sua lettera con questo appello accorato:

“ Popolo di Fucecchio che sei in tutela di S. Candido e del Venerabile Teofilo, due campioni di quella Fede che vinse il mondo, si tenta di offuscare la gloriosa reputazione di che godi da secoli.....ora pensa che a questa Religione si fa villanìa.... e il suo Figlio è bestemmiato. “


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