capitolo23 - STORIA di FUCECCHIO FATTI, PERSONAGGI ED EVENTI - di Mario Catastini a cura di Giacomo Pierozzi

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CAPITOLI
XXIII

FUCECCHIO COMUNE DEL REGNO DEL PIEMONTE
DAL 1860 AL 1861


1860 - Plebiscito per l’annessione al Regno di Sardegna

Il 1860 fu per i fucecchiesi l’anno del plebiscito e della spedizione dei Mille.
L’11 e il 12 marzo 1860 si svolse anche a Fucecchio il plebiscito per l’annessione o meno della Toscana al Regno del Piemonte.
Sulla scheda gli elettori trovarono questo quesito:
VUOI L’ANNESSIONE AL REGNO DI SARDEGNA?
Si doveva rispondere con un SI o con un NO.
Giuseppe Montanelli, ex premier del Granducato di Toscana ed ex triumviro della Repubblica Toscana, cercò di convincere i Toscani a votare per il NO. Il vento della Storia, però, non spirava più in poppa al nostro Giuseppe Montanelli.
Il verdetto del plebiscito non lasciò posto a nessuna ombra di dubbio. I SI ( cioè i favorevoli all’annessione della Toscana al Regno di Sardegna) furono 386.445; i NO soltanto 14.925).
A Fucecchio, su 1604 votanti, 1529 si espressero per l’unione, 41 per il regno separato e 34 furono i voti nulli.


Il plebiscito non si era svolto soltanto in Toscana, ma anche nell’Emilia e nella Romagna che avevano scelto esse pure l’annessione al Regno del Piemonte.
Due mesi dopo lo svolgimento dei plebisciti, e precisamente nel maggio 1860 Giuseppe Garibaldi intraprese la spedizione dei Mille per far diventare italiana tutta l’Italia Meridionale ed il Lazio.
Grazie anche all’intervento dell’esercito piemontese, questa spedizione ,conclusasi a Gaeta il 13 febbraio 1861,determinò l’annessione delle Marche, dell’Umbria e di tutta l’Italia Meridionale al Regno del Piemonte.
All’unità del futuro Regno d’Italia mancavano ancora quattro regioni:
- il Lazio
- il Veneto
- il Trentino-Alto Afigr
- il Friuli Venezia Giulia
I Fucecchiesi, questa volta, seguirono con grande interesse le affermazioni sui campi di battaglia dell’’esercito di Giuseppe Garibaldi e di quello del Regno del Piemonte.

1860 - Indulgenza plenaria

Il 3 agosto 1860 il pontefice Pio IX trasmise all’Arciconfraternita della Misericordia di Fucecchio una lettera pastorale con la quale le accordava un’indulgenza plenaria.

“... avendo appreso che in un Oratorio di Fucecchio (quello di S. Antonio posto in via Franco Bracci) esiste una pia e devota confraternita di fedeli di ambo i sessi sotto il titolo della Misericordia eretta canonicamente, i cui confratelli e consorelle furono soliti ed intendono di praticare moltissime opere di carità e di pietà, Noi, a ciò ogni giorno più detta confraternita prenda incremento, concediamo plenaria indulgenza di tutti i peccati a tutti i fedeli di ambo i sessi, che entreranno in detta confraternita, il primo giorno del loro ingresso.”

In esecuzione di tale importante concessione papale, il vescovo di S. Miniato, usando della facoltà a lui concessa dalla suddetta lettera pastorale, stabiliva i seguenti giorni per l’acquisto delle sacre indulgenze:
- 8 settembre, natività di Maria SS titolare patrona della Misericordia;
- 8 febbraio, festa di S. Pietro Igneo abate del Monastero di S. Salvatore;
- 19 marzo, festa di S. Giuseppe;
- 29 agosto, giorno della ricorrenza della decollazione di S. Giovanni Battista.

Siccome il 1° febbraio 1917 il vescovo Carlo Falcini proclamò patrona della Misericordia Maria SS di Lourdes con l’ordine di celebrare in perpetuo ogni anno, in data 11 febbraio, la festa dell’apparizione della Madonna, l’indulgenza plenaria fissata per il giorno 8 settembre venne spostata al giorno 11 febbraio.

1860 - Crocifisso venduto dal Capitolo della Collegiata

Il Capitolo della Collegiata (i 10 canonici amministratori della medesima) non doveva avere una grande fiducia nella Divina Provvidenza né doveva credere troppo nel valore delle opere d’arte ereditate dai nostri... trapassati.
I canonici del Capitolo, invece, avevano un gran bisogno di soldi per poter far fronte alle spese di conduzione della Collegiata. La politica dei quattro granduchi lorenesi aveva ridotto all’osso le entrate del Capitolo.
E allora non rimaneva che una strada da percorrere per raggranellare un po’ di denaro fresco: vendere le opere d’arte visto che gli ori e gli argenti di tutte le chiese locali erano stati requisiti nel 1799 dai francesi di Napoleone.
Nel 1856 il nostro Capitolo aveva venduto al Toscanelli due quadri:
- S. FRANCESCO RICEVE LE STIGMATE
- VERGINE IN TRONO CON SANTI E ANIMALI
I due quadri, venduti nel 1856, vennero pagati e ritirati dal Toscanelli, e dietro ingiunzione, nel 1862.
Nel 1860 un conte milanese offrì al Capitolo per una croce smaltata con la figura di Gesù d’argento la somma di mille lire.
Il Capitolo, prima di sottoscrivere l’atto di vendita, inviò a Firenze i canonici Pietro Comparini e Giovanni Benvenuti affinché consultassero due antiquari di fama: Giorgio Maltin e Curzio Fioravanti.
I due antiquari dissero ai nostri canonici che la croce smaltata valeva trecento lire.
Confortato da questa stima, il Capitolo, in data 28 novembre 1860, sottoscrisse l’atto di vendita della croce smaltata che finì a Milano.

1861 - Festeggiamenti per Gaeta italiana

La Spedizione dei Mille (6 maggio - 2 ottobre 1860), l’intervento militare piemontese (7 settembre - 18 settembre 1860) e il plebiscito per l’annessione del Regno delle due Sicilie al Piemonte (21/22 ottobre 1860) non erano riusciti a liberare la città di Gaeta che era rimasta in mano al re Borbone Francesco II.
La presenza, poi, in Gaeta di re Francesco II e della giovane regina Sofia di Baviera aveva galvanizzato le milizie borboniche rinchiuse nella fortezza.
Inutilmente l’esercito piemontese cercava di fiaccare la resistenza borbonica che, fortunatamente, poteva avvalersi della protezione marittima della flotta francese di Napoleone III.
Con l’aiuto determinante dell’Inghilterra il Piemonte riuscì ad indurre la flotta francese ad abbandonare Gaeta.
Francesco II e la giovane regina Sofia, a bordo di una nave francese, fuggirono a Roma.
Le truppe borboniche asserragliate nella fortezza si arresero.
Il 13 febbraio 1861, un mese prima della dichiarazione del Regno d’Italia avvenuta il 14 marzo 1861, la città di Gaeta cadde in mano del Piemonte.
La notizia della caduta di Gaeta giunse a Fucecchio il 15 febbraio.
Subito furono messe le bandiere alle finestre dei palazzi.
Il festeggiamento della liberazione di Gaeta con Banda, falò e razzi venne rimandato al 20 febbraio 1861.


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