FUCECCHIO COMUNE DELLA REPUBBLICA TOSCANA NEL 1849
1849 - Insurrezione contadina contro la Repubblica Toscana
Uno dei punti cardinali del programma elettorale di Giuseppe Montanelli era la convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente.
Il granduca Leopoldo II, dapprima favorevole, rinnegò questo punto programmatico e preferì latitare prima a Siena, poi a Porto Santo Stefano.
Il 7 febbraio 1849 il granduca salpò dal porto di S. Stefano diretto nell’esilio di Gaeta. Quel giorno medesimo il Montanelli riunì le Camere che dichiararono decaduto il Granduca.
Il giorno dopo le Camere proclamarono la nascita della REPUBBLICA TOSCANA il cui Governo provvisorio venne affidato al Triumvirato Guerrazzi, Montanelli, Mazzoni. Inoltre venne convocata un’Assemblea Costituente.
A distanza di pochi giorni, il 12 marzo 1849 il Piemonte ruppe l’armistizio di Salasco e fu ripresa la Prima Guerra di Indipendenza.
La Repubblica Toscana guidata dal triumvirato Montanelli, Guerrazzi e Mazzoni guardò con favore a questo evento.
L’esito di questa guerra, però, fu disastroso. Dopo 12 giorni di battaglie, il 24 marzo 1849, il Piemonte chiese un altro armistizio che sanzionò la fine ingloriosa della Prima Guerra di Indipendenza.
Di fronte a questo evento, tragico, la Repubblica Toscana prese due decisioni:
1- Inviò il nostro Giuseppe Montanelli a Parigi a perorare la causa della Repubblica Toscana presso Napoleone III. Montanelli avrebbe dovuto convincere Napoleone III a difenderci militarmente sia contro il granduca Leopoldo II sia contro l’Austria che con le armi avrebbe sicuramente tentato di ristabilire lo statu quo anteriore al 1848. Montanelli non ottenne niente di tutto questo;
2- Il 28 marzo 1849 il Guerrazzi fu nominato dittatore, gli vennero cioè conferiti pieni poteri per gestire al meglio lo scontro con l’esercito austriaco.
Gli Austriaci, imbaldanziti dal loro fulmineo successo bellico sul Piemonte, si apprestarono a scendere in Toscana per por fine alla nostra Repubblica e per ripristinare il granducato sotto Leopoldo II di Lorena.
L’esercito repubblicano dei toscani, appena ebbe sentore dell’avvicinarsi degli austriaci, si sfaldò.
Ma prima che l’Austria intervenisse a restaurare il governo granducale, il 12 aprile 1849, bande di contadini, entrate tumultuosamente a Firenze, rovesciarono il governo rivoluzionario, provocarono l’arresto del Guerrazzi e invitarono il granduca Leopoldo II a ritornare. Questo fatto segnò la fine della Repubblica Toscana.
Il 12 aprile 1849, mentre il povero Guerrazzi veniva rinchiuso nelle carceri di Belvedere a Firenze, anche i fucecchiesi, dimentichi della simpatia più volte dimostrata nei confronti di Giuseppe Montanelli, si ribellarono alla Repubblica Toscana. E a mezzogiorno, mentre le campane suonavano a festa per la vittoria dell’esercito austriaco, un gruppo di filo-granducali ricollocò al proprio posto lo stemma granducale fra le acclamazioni del popolo.
Soltanto Livorno non volle rassegnarsi alla restaurazione e provocò l’intervento dell’esercito austriaco. Ma anche Livorno, dopo una sanguinosa resistenza, dovette capitolare.
Il viaggio di Montanelli a Parigi, dove rimase in esilio per 10 anni, venne considerato dai toscani una fuga, addirittura un atto di tradimento.
Questo giudizio gli alienò anche la simpatia dei fucecchiesi e segnò l’ineluttabile declino della popolarità del nostro concittadino.
1849 - Frate assertore dell’indipendenza italiana
Il 22 ottobre 1848 il granduca Leopoldo II affidò l’incarico di Primo Ministro al nostro Giuseppe Montanelli.
Il 27 ottobre il nostro concittadino cominciò a poter esercitare il potere.
Il 3 novembre Giuseppe Montanelli sciolse le Camere ed indisse le elezioni per il 20 novembre.
Alcuni fucecchiesi non si lasciarono sfuggire una grossa opportunità legata a questo favorevole evento.
Il guardiano del Ritiro di piazza La Vergine, padre Tommaso Rossellini, non aveva fatto mai mistero di avere abbracciato con la mente e con il cuore l’ideale dell’indipendenza italiana. Padre Tommaso per questa sua propensione era odiato dalle “beghine” e dalle “pinzochere” che frequentavano la chiesa dei frati francescani di Fucecchio.
I “codini” non si fecero sfuggire il malcontento delle “pinzole” e denunciarono il guardiano Rossellini al Padre Provinciale accusandolo di “disoneste pratiche”.
Il Provinciale avrebbe voluto rimuovere immediatamente il Rossellini dalla carica di guardiano, ma non poté perché il frate contestato era “malato di bronchite”. Appena il guardiano fu guarito, venne subito allontanato da Fucecchio.
I fautori fucecchiesi dell’indipendenza si rivolsero allora al Primo Ministro del Granducato e lo pregarono di interporre i suoi buoni uffici per indurre il Provinciale dei francescani a rimandare a Fucecchio padre Tommaso.
Questa iniziativa popolare ebbe pieno successo: il Provinciale dei francescani non poteva dire di no al Capo del Governo del Granducato di Toscana.