1801 - Francesi a Fucecchio passato sotto il Regno d’Etruria
Napoleone riuscì a sconfiggere anche la seconda coalizione che fu costretta alla Pace di Luneville (1801) e poi a quella di Amiens (1802).
La Pace di Luneville fece cambiare volto non solo all’Italia, ma soprattutto alla Toscana.
Al nostro granduca Ferdinando III fu assegnato il granducato tedesco di Wourtsebourg.
Il nostro granducato fu tolto alla Casa Lorena e diventò il Regno d’Etruria.
Il Regno d’Etruria venne affidato a Ludovigo di Borbone, già duca di Parma e genero del re di Spagna.
Re Ludovigo, malato, fu sottoposto alla tutela dei militari francesi.
Per ristabilire l’ordine, il Regno decretò alcune misure repressive a carico delle persone discole e rissose: tre fucecchiesi finirono in prigione.
Fu ingiunto a tutti i fucecchiesi di depositare le armi in loro possesso: vennero consegnati ai francesi 4 fucili.
Ormai era in atto la dominazione francese.
1801 - La dominazione francese (dal 1801 al 1814)
Sui moduli introdotti dall’amministrazione francese, sulla carta intestata e su tutti i documenti d’archivio che abbracciano il periodo 1801-1814 si trovano ancor oggi stampigliate le parole che avevano fatto breccia nel cuore di molti fucecchiesi: Egalité, Liberté, Fraternité.
Mentre dal 1796 al 1799 il nostro granducato era stato semplicemente, almeno sulla carta, territorio di passaggio delle truppe francesi di Napoleone, dal 1801 al 1814, la Toscana diventò un dominio francese anche se ribattezzato Regno d’Etruria (1801-1807) e poi Granducato dell’Impero francese (1807-1814).
Il Comune di Fucecchio, nel corso di ognuna delle tre fasi di dominazione francese, rimase letteralmente dissanguato.
Nella prima fase, quella del passaggio delle truppe francesi, il Comune dovette provvedere all’approvvigionamento delle truppe e dei cavalli francesi. Fu in questo periodo che le chiese, i conventi e i monasteri perdettero tutti i loro ori ed argenti.
Nella seconda e nella terza fase, quelle della dominazione diretta dei francesi, il Comune dovette provvedere anche all’acquartieramento delle truppe francesi.
Una Circolare del Regno d’Etruria, datata 27 settembre 1803, prescrisse al comune di Fucecchio di provvedere ad un congruo numero di ALLOGGI e CASERME per le truppe francesi che facevano tappa nel nostro paese.
Il nostro Comune reperì 31 case per gli Ufficiali e dichiarò caserme:
- la fattoria Corsini;
- il capannone delle Vedute;
- il granaio delle monache di S. Salvatore;
- il Teatro pubblico, nuovo di zecca.
Questo fu il prezzo che dovevamo pagare ai grandi ideali della Rivoluzione Francese: Libertà, Fraternità, Eguaglianza.
1801 - Regno d’Etruria (dal 1801 al 1807)
Con la Pace di Lunéville (1801) l’Austria si ritirò dietro il fiume Adige mentre Napoleone rimase padrone dell’Italia centro-settentrionale.
Per ingrandire la sua Cisalpina, Napoleone costrinse il granduca di Toscana Ferdinando III di Lorena a rinunciare ai suoi diritti sulla nostra regione compensandolo con il Granducato di Wurtzbourg in Germania.
Napoleone cedette il Granducato di Toscana, diventato Regno d’Etruria, a Ludovigo di Borbone titolare del Ducato di Parma e Piacenza. Il Ducato passò a Napoleone.
Re Ludovigo di Borbone, malaticcio ed epilettico, insieme a sua moglie Maria Luisa, entrò in Firenze con 40 carrozze il 12 agosto 1801. Alla coppia reale furono resi gli onori militari dalle truppe francesi al comando di Gioacchino Murat. Ludovigo e la moglie Maria Luisa furono dei reali fantocci alla mercé della guarnigione militare francese che rendeva esecutivi i provvedimenti di Napoleone.
Nel primo periodo del Regno d’Etruria (1801-1802) il Vicariato di Fucecchio fu sommerso da una valanga di ordini severissimi di chiara ispirazione napoleonica:
- Segnalate i discoli e, se ne è il caso, arrestateli;
- Chi è in possesso di armi le depositi presso il Vicariato;
- Siano dati alle fiamme tutti i processi criminali e di partito (con questa ordinanza si tentava di riappacificare gli animi dei fucecchiesi divisi in filo ed antifrancesi).
Le carceri locali si riempirono di discoli. Soltanto 4 persone andarono a depositare presso il Vicariato le loro armi.
Il 2 maggio 1803 re Ludovigo di Borbone morì. Il Regno d’Etruria rimase in mano della regina Maria Luisa, molto amata e stimata dalla popolazione fucecchiese.
Il 24 agosto 1805, primo giorno dei festeggiamenti in onore del patrono S. Candido, giunse a Fucecchio in visita ufficiale la regina Maria Luisa.
Il 27 ottobre 1807 Napoleone concluse a Fontainebleau un altro trattato con il re di Spagna. Napoleone assegnò alla regina d’Etruria, Maria Luisa, il Regno della Lusitania settentrionale in Portogallo ed annetté l’Etruria alla Francia. La Toscana venne assegnata, con il titolo di Reggente, ad Elisa Baiocchi, sorella di Napoleone e moglie di Felice Baiocchi.
Maria Luisa dovette far fagotto e partirsene per il Portogallo. A Cafaggiolo, presso Barberino di Mugello, il corteo di Maria Luisa incrociò quello di Elisa Baiocchi diretta a Firenze. Neppure si fermarono. Maria Luisa usciva per sempre dalle pagine della storia della Toscana.
1801 - Ritiro francescano La Vergine e dominazione napoleonica (1801-1815)
Le “picconate” del Governo napoleonico o francese furono molto più pesanti e laceranti di quelle del granduca lorenese Leopoldo I.
Nel 1807 abolirono le due franchigie (esenzioni) tanto care ai frati francescani: quella sul tabacco e quella sulla posta.
Introdussero la tassa di 4.000 franchi per ogni vestizione e professione.
Requisirono ori, argenti e libri di valore.
Il 13 settembre 1810 SOPPRESSERO il Ritiro. Il 1° novembre, dopo aver fatto la S. Comunione, i frati del Ritiro “presero seco la roba della propria cella loro rilasciata ed uscirono piangendo dal Convento che rimase chiuso del tutto. Ad ogni frate venne corrisposto un anticipo sulla pensione (dai 350 ai 600 franchi annuali); prima, però, dovette pronunciare e sottoscrivere questo giuramento:
Io ( nome e cognome) giuro obbedienza alla Costituzione dell’Impero e fedeltà all’Imperatore.
I frati poterono rientrare nel Ritiro La Vergine nel 1815, l’anno che segnò la fine politica di Napoleone confinato nell’isola di S. Elena.
1802 - Idee rivoluzionarie francesi a Fucecchio
La presenza in Fucecchio di truppe francesi (1796-1814) ben imbottite delle idee rivoluzionarie di libertà, fraternità ed eguaglianza eccitò la fantasia politica dei fucecchiesi più poveri che videro nella rivoluzione la soluzione di tutti i loro secolari problemi.
La propaganda dei militari francesi demonizzava i padroni, i ricchi, il clero, i nobili, i sovrani. Questa propaganda non si limitava soltanto a demonizzare, ma riusciva anche ad abbattere il mito della indistruttibilità delle classi dominanti.
Nella notte tra il 25 e il 26 gennaio del 1802, un gruppo di fucecchiesi, i più scontenti, fecero il giro del paese. Tutte le volte che si trovavano davanti al portone di una famiglia facoltosa, bussavano, scalciavano, suonavano le campanelle e gridavano: Birbe! Ladri! Baron Fottuti!
Siccome nessun baron reagiva, i nostri compaesani si scatenarono contro le mogli dei ricconi apostrofandole con due epiteti micidiali: troie e buggerone.
Nemmeno questa volta i notabili abboccarono e la protesta andò a vuoto.
1802 - Processi alle fiamme
Nel Regno d’Etruria re Ludovigo di Borbone non contava niente. Il potere effettivo veniva esercitato dagli uomini di fiducia di Napoleone Bonaparte.
Uno dei primi provvedimenti del governo ombra francese fu molto eclatante: Fu decretato di dare alle fiamme i processi criminali di natura politica.
Tutti gli atti giacenti nel nostro Vicariato che aveva sede nel Palazzo Pretorio vennero pubblicamente bruciati in mezzo alla Piazza Maggiore (piazza Vittorio Veneto). Con questo falò si tentava di favorire la riconciliazione fra filo-francesi ed antifrancesi.
L’obiettivo, almeno a Fucecchio, non fu raggiunto. Alcuni popolani fucecchiesi, filo-francesi, effettuavano con cadenza quasi giornaliera delle spedizioni punitive, di natura verbale, a carico delle persone benestanti notoriamente antifrancesi.
Poiché la situazione stava sfuggendo dalle mani dei nuovi padroni, furono adottate delle misure repressive contro i discoli (i filo-francesi).
Il nostro Vicario, Broccardi, prese alla lettera il decreto “repressivo” e trasmise subito a Firenze l’elenco dei discoli che finirono tutti quanti in prigione.
I francesi si resero conto che il Broccardi era stato troppo severo e lo indussero a rimettere in libertà i meno discoli.
1802 - La famiglia del canonico Giulio Taviani
Il canonico Giulio Taviani è stato un personaggio storico della nostra comunità. Nessuno, infatti, più di lui, ha prodotto tanti cambiamenti nel nostro modo di vivere.
Se il Taviani non fosse esistito, oggi non potremmo vantarci della bella chiesa Collegiata e soprattutto non potremmo disporre delle numerose memorie storiche da lui trasmesseci sia sotto forma di Diari sia sotto forma di trascrizioni di documenti. Il canonico Taviani amò molto se stesso ma molto di più il decoro del nostro paese e delle nostre chiese.
Da un attestato rilasciatogli dal Comune di Fucecchio il 16 settembre 1802 abbiamo saputo:
- che la famiglia Taviani era una delle principali famiglie del paese;
- che era una famiglia nobile;
- che godeva a tutto il 1802 di un patrimonio cospicuo;
- che aveva fondato da tempo remoto Cappelle, Benefizi e Legati;
- che era una famiglia benemerita per avere dato alla patria personaggi di “riguardo e di merito”;
- che possedeva una villa, la Palagina, in quel di Ponte a Cappiano;
- che da tutti era “riconosciuta dotata di tutte le buone virtù e distintivi di onore”.
1802 - Banda musicale
Nel 1802 , per iniziativa di 33 bandisti, venne istituita con tanto di Statuto e di Regolamento una “SOCIETA’ MUSICALE non tanto per distrarre la gioventù del paese dall’ozio, quanto per decoro e lustro del paese stesso “
Lo Statuto di questa nuova ed utilissima istituzione venne approvato con reale rescritto - il Granducato di Toscana, per effetto della dominazione napoleonica, era stato convertito in Regno d’Etruria - nel 1803.
Qualche anno dopo Fucecchio ebbe addirittura due bande musicali: quella degli ingiuesi e quella degli insuesi.
Nel 1856, per merito di due notabili, l’ingiuese Antonio Panicacci e l’insuese Enrico Montanelli Ducci, vennero riunificate le due bande.
La nuova banda venne denominata CORPO RIUNITO DI BANDA MUSICALE.
Il 1° agosto 1856 venne stilato un Atto con il quale venivano integrati lo Statuto e il Regolamento del 1802.
Lo Statuto si componeva ora di 38 Capitoli, mentre il Regolamento era costituito da 171 articoli.
L’applicazione del Regolamento non riuscì a contenere l’indisciplina dei musicanti e nemmeno le loro diserzioni.
Nonostante ciò, nel 1861 la nostra filarmonica fu elevata a dignità di BANDA NAZIONALE ed ebbe l’alto onore ed il privilegio di portare, a complemento della “montura”, la sciabola e l’elmo col pennacchio sostituito in anni successivi con il chiodo.
Il privilegio della sciabola venne tolto ai nostri bandisti nel 1910 perché la sciabola veniva usata come corpo contundente. Infatti i musicanti di nuovo divisi in due bande, quella del Fustagno e quella del Casentino, si prendevano regolarmente a pugni e a sciabolate ogni volta che si incontravano nonostante fossero entrambe dirette dai fratelli Menicucci.
Prima del 1940 la nostra banda venne insignita di medaglia d’oro a Siena. Questa medaglia è andata perduta nel corso dell’ultima guerra - 1940/1945 -
Nel 1969 è stata istituita a Fucecchio la Scuola di Musica per bandisti grazie all’interessamento del dirigente Ornato Brucci e del direttore Didattico Giulio Vezzosi.
EPISODIO CURIOSO DEL 1817: Tutti gli anni alla processione del Corpus Domini prendevano parte due bande: quella di Fucecchio e quella di San Miniato.
Ognuna si collocava , a proprio piacimento, nel corpo della processione ed eseguiva il suo repertorio.
Molte volte le due bande suonavano simultaneamente creando disappunto e confusione fra i processionanti e gli spettatori.
Al termine della processione le due bande si accusavano di prevaricazione e ne scaturivano litigi e tumulti.
Alcuni fucecchiesi, allo scopo di dirimere una volta per sempre questa brutta faccenda, chiesero nel 1817 l’intervento del granduca.
E il granduca con incredibile tempestività decretò:
1- che le Marce da eseguire dovevano essere stabilite dal maestro di Cappella;
2- che il posto delle bande nel corpo della processione doveva essere assegnato dal vescovo.
Questo decreto mise l’anima in pace ai fedeli e piacque anche al maestro della nostra Banda, il signor Giuseppe Benucci, che i sanminiatesi avevano tentato di soffiarci offrendogli uno stipendio più alto del nostro.
1803 - Chiese nel comune di Fucecchio
Al tempo del Regno d’Etruria (1801-1807), e precisamente nel 1803 rientrò a Firenze il Re Ludovico I, ex duca di Parma e Piacenza.
I ritorni dei sovrani erano salutati con i “doppi” delle campane (suono a festa).
In questa occasione il Capitolo della Collegiata fece sapere a tutte le chiese del territorio di unirsi alla Collegiata nel suono delle campane.
Chiese del CAPOLUOGO
- Collegiata
- La Vergine delle Priscille o delle 5 Vie
- S. Maria delle Vedute
- S. Margherita di Porta Bernarda
- S. Antonio a Porta del Canto
- S. Salvatore Regio Conservatorio
Chiese di PERIFERIA
- S. Pietro in Aguzzano (S. Pierino)
- S. Bartolomeo di Cappiano
- S. Giuseppe di Cappiano
- S. Gregorio di Ultrario (Torre)
1803 - Cerimoniale della presa di possesso della Collegiata
La presa di possesso, da parte in un nuovo arciprete, della Collegiata prevedeva un cerimoniale di tutto rispetto.
Il 13 novembre 1803, al tempo del Regno d’Etruria, prese possesso della Collegiata il sacerdote Antonio Govini, di Marti, vincitore del concorso effettuato il 2 giugno 1803.
“Il Govini si portò con il suo seguito alla porta maggiore della Collegiata dove era schierato al completo il Capitolo.
Al Capitolo il neo Arciprete presentò la Bolla della sua nomina e l’Exsequator Regio che il canonico Taviani, in qualità di Cancelliere Capitolare, lesse ad alta voce.
Dopo la lettura, il Govini venne vestito delle insegne arcipretali.
Poi venne portato alla Cappella del SS. Sacramento dove gli fu consegnata la chiave del Ciborio che il nuovo arciprete dovette aprire e chiudere in segno di effettivo possesso.
Dalla cappella venne condotto nella Sala Capitolare ( quella degli affreschi del Bamberini).
Qui, dopo essersi seduto nello stallo d’onore, “dette la pace a tutti i capitolari” benedicendoli, accomunandoli a se stesso nella pace dello spirito.
Dopo aver dato “la pace”, giurò ad alta voce di osservare “le costituzioni e le consuetudini della chiesa nostra Pieve Collegiata in Salamartana”.
Da qui passò al Coro dove sedette nel proprio stallo, quindi salì sulla predella dell’Altar Maggiore per baciare la mensa prima sulla estremità dalla parte dell’Epistola e poi da quella del Vangelo.
Dopo il canto dell’Antifona e la recita dell’Orazione, il Govini salì sul pulpito da dove pronunciò una dotta Omelìa.
1805 - Requisizioni
Durante il periodo del Regno d’Etruria (1801-1807) ci fu un anno particolarmente pesante per noi: il 1805.
In questo anno Fucecchio diventò sede di tappa per le truppe francesi di passaggio.
Fra la fine di ottobre ed i primi di novembre il nostro vicario Braccardi dovette assicurare ad una colonna di cinquemila soldati francesi alloggi, pane, carne, vino, legumi secchi, olio, legna e foraggi.
C’era di che strapparsi i capelli.
Di fronte alla reticenza del Braccardi che aveva già spremuto anche i comuni del Vicariato, il Governo ombra del Regno gli ordinò la REQUISIZIONE.
Broccardi dovette quindi requisire tutto ciò di cui aveva bisogno per far fronte all’emergenza dei 5.000 soldati francesi.
Nella tenaglia della requisizione finirono anche l’arciprete Govini e i comuni del Vicariato.
Quando il Broccardi non seppe più dove sbattere la testa estese l’ordine di requisizione anche al Vicariato di Empoli. E tutti dovettero obbedire.
Il Vicario di Empoli, però, si legò al dito la requisizione ordinata dal Broccardi.
Nel novembre del 1805 il Vicario di Empoli contraccambiò il “piacere” ricevuto: ordinò al Broccardi di spedirgli 25 paia di buoi per il “trasporto delle truppe francesi”.
1805 - Fame
L’alluvione del 1804 e soprattutto i frequenti passaggi delle truppe francesi di Napoleone avevano creato notevoli disagi alla nostra popolazione.
Il nostro Re Ludovigo era morto e sua moglie Maria Luisa, la regina, non era che una pedina nelle mani dei Francesi.
Maria Luisa , nel 1805, venne anche a Fucecchio per presenziare ai festeggiamenti, in onore del patrono S. Candido, che si svolsero nei giorni 24-25-26 agosto
La sua presenza nel nostro paese fu particolarmente accetta ai fucecchiesi, ma non valse a risolvere le due grandi calamità che ci affliggevano: la FAME e le MALEODORANZE.
Le requisizioni di generi alimentari ordinate dal nostro Vicario per rifocillare le truppe napoleoniche che passavano e sostavano ogni giorno nel nostro paese avevano svuotato tutti i granai: anche quelli delle clarisse di S. Salvatore e quelli della Fattoria Corsini.
E i granai vuoti significano FAME.
Le strade piene di immondizia e le fogne intasate emanavano un fetore che rendeva l’aria irrespirabile.