All’inizio del 1799 si riaccese la guerra fra la Francia, da una parte, e Austria, Inghilterra e Russia, dall’altra.
Il 26 marzo 1799 il generale francese Gauthier entrò con le sue truppe a Firenze ed assunse senza mezzi termini il Governo del Granducato di Toscana.
Il giorno dopo, la famiglia reale del granduca lasciò Firenze.
Il Governo della Toscana venne assunto dal Ministro della Repubblica Francese Reinhard con il titolo di Commissario della Repubblica Francese.
Nello stesso giorno venne fatto prigioniero papa Pio VI che si era rifugiato nella Certosa di Firenze.
1799 - Seduta del Consiglio comunale
Il primo aprile 1799 il Gonfaloniere di Fucecchio, il canonico Giulio Taviani, in seduta consiliare, lesse il Proclama del Commissario del Governo francese e la richiesta del “patriota” (filo-francese) don Remigio Soldaini.
Il Proclama ordinava a tutti coloro che esercitavano potere giudiziario, legislativo ed esecutivo e a tutti gli apparati della burocrazia di continuare ad esercitare le loro funzioni.
Don Remigio Soldaini, in veste di capo dei “patrioti”, chiedeva l’autorizzazione ad erigere l’Albero della Libertà.
Il Consiglio Comunale incaricò don Remigio di recarsi a Firenze a chiedere lumi al Commissario di Governo.
1799 Il MEMORIALE di don Remigio Soldaini
Il passaggio da Fucecchio dei ”figli della grande rivoluzione francese” aveva suscitato in molti fucecchiesi l’aspirazione alla Libertà, alla Fraternità e all’Eguaglianza. Ne rende testimonianza il memoriale letto da don Remigio Soldaini nella seduta Consiliare del 9 aprile 1799 a conclusione dell’incarico svolto per conto del nostro Comune.
Cittadini rappresentanti,
eccovi la MEMORIA che io presentai al Commissario della Repubblica Francese in Toscana per soddisfare alla commissione di cui mi onoraste.
LIBERTA’ Cittadino Commissario, EGUAGLIANZA
I rappresentanti la Comunità di Fucecchio con l’annessa deliberazione ci deputarono all’onorevole incarico di complimentare nella vostra persona il Nuovo Governo Francese in Toscana. Con tale carattere noi ci congratuliamo presso di voi con la Repubblica Francese della felice e pacifica occupazione della Toscana eseguita dalle di lei truppe e vi presentiamo i voti di quel popolo per essere rigenerato a quella LIBERTA’ DEMOCRATICA che può costituire la maggiore Felicità di questo stato.
I nostri committenti ci incombensarono di domandarvi di poter soddisfare alle richieste dei suoi patrioti con innalzare l’Albero della Libertà e dare al popolo quelle Feste che crederanno convenienti.
Noi vi assicuriamo che saranno secondate le mire della vostra Repubblica costituita per la Felicità del Genere Umano e pieni di quella fiducia che esige la lealtà francese, si attende da voi il compimento di nostra sorte.
Consimili furono i sentimenti che io espressi nel discorso analogo alle nostre incombenze, e dopo essere stato ricevuto, unitamente al cittadino Bartolini, con mio piacere aggiunto alla deputazione, con la più grande urbanità ho il piacere di riportarvi questa risposta:
Gradisco la dimostrazione di sincero patriottismo della vostra Comune. Noi faremo il possibile per felicitarvi, voi provvederete di secondarci.
Innalzate, se volete, l’Albero della Libertà, come credete necessario. L’assistenza di una forza militare, domandatela.
Io lo assicurai della tranquillità della Patria e dell’entusiasmo con cui attendeva quella LIBERTA’ che da qualche secolo gli era stata tolta.
Credo di avere soddisfatto così all’interesse e all’onore della Patria per la quale sono pronto ad impegnarmi e vi protesto la mia gratitudine per la riconoscenza che vi devo.
Remigio Soldaini
1799 - Un altro Proclama e data della Festa dell’Albero Libertà
Nella seduta del 19 aprile , il nostro Gonfaloniere lesse un altro Proclama del Commissario francese. In questo Proclama venivano elencate le nuove MUNICIPALITA’ (province) della Toscana: Firenze, Pisa, Livorno, Siena, Arezzo, Pistoia, Prato, Volterra, Cortona, Massa Marittima e Pontremoli.
Fucecchio venne sottoposto alla Municipalità di Prato.
Subito dopo aver dato lettura del Proclama, il Gonfaloniere espose il progetto per festeggiare l’erezione dell’Albero della Libertà.
Nella seduta del 3 maggio 1799 venne deliberato che la Festa dell’Albero della Libertà avrebbe avuto luogo il 9 maggio.
1799 - Abbattimento dell’Albero della libertà (4 maggio 1799)
Non era l’albero di Natale, ma gli somigliava moltissimo. Veniva issato in mezzo ad una piazza e vi si celebrava una festa civile che seguiva un preciso cerimoniale. La festa dell’innalzamento dell’Albero della Libertà era stata esportata in tutta Europa dai Francesi subito dopo la rivoluzione del 1789. Nel 1799 venne esportata anche a Fucecchio.
Il 26 marzo 1799 le truppe francesi di Napoleone, senza colpo ferire, erano diventate padrone della Toscana.
Tre anni prima, l’esercito napoleonico era “passato” dalla Toscana e vi era rimasto per un anno, fino all’11 maggio 1797.
Questa lunga permanenza francese aveva favorito anche a Fucecchio la nascita di un partito filo-francese che aveva sposato le tre grandi idee della Rivoluzione Francese del 1789: LIBERTA’, FRATERNITA’, EGUAGLIANZA.
Indescrivibile era stato l’entusiasmo di Don Remigio Soldaini, il capo del partito filo-francese fucecchiese, quando il 26 marzo le truppe transalpine presero il comando effettivo della Toscana.
Il Commissario del Governo Francese, di stanza a Firenze, ci subissò di Proclami che venivano affissi ad uno dei pilastri della loggia del Palazzo Pretorio nell’attuale Piazza Vittorio Veneto.
Il nostro Consiglio Comunale per far fronte a questa emergenza resa palpabile dai Proclami doveva riunirsi con una frequenza inusuale.
Alla riunione consiliare del 1° aprile 1799 prese parte anche Don Remigio Soldaini in veste di capo del partito filo-francese o dei patrioti. Don Remigio chiese ai consiglieri riuniti il permesso di innalzare in Piazza Maggiore l’ALBERO DELLA LIBERTA’.
Il nostro Consiglio comunale non si pronunciò perché temeva, così facendo, di scavalcare il Commissario di Governo Francese. Per ovviare a questo inconveniente incaricò Don Remigio Soldaini di recarsi a Firenze a “complimentare” il nuovo Governo e a chiedergli “lumi” sull’innalzamento dell’Albero della Libertà.
Don Remigio ottemperò volentieri a questo compito, ma non ottenne immediata risposta per quanto concerneva l’Albero della Libertà.
Il Governo Francese, all’inizio di maggio, fece sapere che la Festa dell’innalzamento dell’Albero della Libertà si sarebbe svolta in quasi tutti i comuni della Toscana il 9 maggio alle ore 14.
Don Remigio Soldaini, il 3 maggio 1799, fece portare tutto l’occorrente in Piazza Maggiore. Sulla cima dell’albero venne fissato il berretto frigio. Subito dopo l’albero venne piantato in mezzo alla piazza. Gli addetti, aiutandosi con delle scale a pioli, trapuntarono i rami di coccarde e nastri tricolori; poi vi fissarono dei cartelli con la scritta LIBERTA’, FRATERNITA’, EGUAGLIANZA. Piazza Maggiore aveva cambiato fisionomia. Tutti si fermavano a curiosare e a chiedere quando si sarebbe svolta la festa dell’Albero della Libertà.
La mattina del 4 maggio, mentre il Vicario Regio e il Gonfaloniere (sindaco) osservavano con interesse dai loro rispettivi palazzi il maestoso Albero della Libertà, le campane della torre civica cominciarono a suonare a distesa. Il suono a distesa delle campane fu il segnale a lungo atteso dai fucecchiesi antifrancesi.
Torme di popolani fucecchiesi armati di scuri, di coltellacci, di fucili, di spade, di torce accese e di secchi colmi di orina e di feci si riversarono in Piazza Maggiore da ogni parte.
- Abbasso i Francesi! A morte i patrioti fucecchiesi! - gridavano inferociti.
Si strinsero attorno all’Albero della Libertà, lo spogliarono e lo abbatterono. Con le torce accese appiccarono il fuoco alle coccarde, alle bandiere, ai nastri, ai cartelli e all’albero. Poi, per parodiare la danza con cui i Francesi concludevano la festa intorno all’Albero, i popolani cominciarono a fare il girotondo intorno al falò e a vuotarvi i secchi pieni di “ bottino “.
Insuperbiti dal successo, i rivoltosi entrarono di forza nella casa della signora Tuccini, una patriota filo-francese, e la saccheggiarono. Indescrivibile era la confusione che regnava nella piazza.
Il Vicario Regio (una specie di Pretore), impaurito, mandò una staffetta a Empoli a chiedere aiuto alle truppe francesi che vi stazionavano.
Poco dopo mezzogiorno, mentre i patrioti tracannavano i fiaschi di vino sottratti dalla cantina della signora Tuccini, arrivarono i soldati francesi guidati dal comandante Expert. Vistisi accerchiati, i rivoltosi fucecchiesi ammutolirono di colpo e si arresero senza opporre nessuna resistenza.
Il comandante francese decise di dirottare tutti i prigionieri nel carcere di Empoli visto che quello di Fucecchio non ne poteva contenere nemmeno la metà. Ma... Con il pagamento di una tangente di 400 scudi al comandante Expert, il nostro Gonfaloniere, il canonico Giulio Taviani, fece rimettere in libertà tutti i prigionieri ad eccezione dei capi della rivolta antifrancese.
Un mese dopo, e precisamente il 9 giugno 1799, la nostra amministrazione comunale dovette risarcire tutti i danni provocati dall’insurrezione antifrancese. Vennero corrisposti 600 scudi alla signora Tuccini.
Furono stanziate 1122 lire a favore delle truppe francesi venute da Empoli per ristabilire l’ordine a Fucecchio.
Vennero spese 185 lire per pagare i 7 barrocciai che avevano portato a Prato le Armi e le polveri requisite in Fucecchio dopo l’abbattimento dell’Albero della Libertà.
Fu saldato il debito di 212 lire contratto per l’acquisto dell’Albero e degli addobbi.
Infine vennero versate 63 lire per la rimozione degli stemmi gentilizi dalla facciata del Palazzo Pretorio ingiuntaci, forse per ripicca, dal Governo Francese.
1799 - Repressione dopo l’abbattimento dell’ Albero della Libertà
Il 4 maggio gli antifrancesi fucecchiesi abbatterono l’Albero della Libertà e fecero baldoria intorno ai resti dell’Albero.
Dopo qualche ora scattò la repressione operata dalle truppe francesi di stanza ad Empoli comandate dal tenente Expert. Molti antifrancesi furono catturati e sarebbero finiti in prigione se il nostro Gonfaloniere non avesse versato nelle tasche del comandante francese la cospicua somma di 400 scudi.
1799 - Tuccini Teresa
Il 4 maggio 1799 un nutrito gruppo di fucecchiesi antifrancesi abbatterono l’Albero della Libertà chi i “patrioti” locali, filo-francesi, avevano innalzato in mezzo alla piazza Vittorio Veneto.
I nostri antifrancesi non si limitarono ad abbattere l’Albero della Libertà, a lordarlo e a bruciarlo, ma saccheggiarono anche il palazzo -o meglio le cantine- della signora Teresa Tuccini notoriamente filo-francese.
Le truppe francesi di stanza ad Empoli, appena avvisate, vennero a Fucecchio, quel 4 maggio, e in un amen ristabilirono l’ordine; ma non poterono restituire alla signora Tuccini tutte le cose che le avevano rubato.
La Tuccini non si dette per vinta: segnalò l’accaduto alle autorità militari francesi insediate a Firenze.
Il comandante francese Reinard, in data 14 maggio, ingiunse al nostro Comune di sborsare alla signora Teresa Tuccini 600 scudi.
Fu salato il prezzo che il nostro Comune dovette pagare per farsi perdonare l’abbattimento dell’Albero della Libertà da parte di un nutrito gruppo di facinorosi antifrancesi.
1799 - Oro e argento delle chiese requisiti dai francesi
Il nuovo Vangelo predicato dai francesi nel 1796 cominciò a dare i suoi frutti più vistosi nel 1799.
A molti fucecchiesi i francesi apparvero come gli antesignani di un nuovo mondo baciato dalla luce e dal calore del Regno di Dio.
Gli ideali di Eguaglianza, Libertà e Fraternità aveva fatto breccia nei loro cuori.
Anche quando dovettero sopportare l’onore degli approvvigionamenti e degli acquartieramenti delle truppe francesi pensarono che si trattasse di semplici contingenze e continuarono a sperare nella Felicità Francese.
Nel 1798, tramite il nostro vescovo, i francesi ingiunsero ai titolari di tutte le chiese e di tutti conventi e monasteri di compilare l’INVENTARIO dei loro ori ed argenti.
Ci volevano proprio i francesi per sapere con esattezza cosa c’è nelle nostre chiese e nelle sagrestie. Ora, finalmente, i preti e i frati non potranno rubare più niente - dicevano sottovoce molti fucecchiesi.
Il 10 maggio 1799 arrivò la doccia fredda.
Il Commissario del Governo Francese, per bocca dei vescovi e dei provinciali, ordinò alle chiese, ai conventi e ai monasteri di consegnare entro 3 giorni alla Regia Zecca l’oro e l’argento in loro possesso, esclusi gli ostensori e i calici.
Nessuno poté nascondere nemmeno una medaglia perché i francesi erano in possesso degli inventari degli ori e degli argenti di tutti i luoghi pii.
I francesi ci portarono via tutto. Dopo questa spoliazione, nessuno credette più nel Paradiso dei francesi.
1799 - Coscrizione napoleonica
La dominazione napoleonica che si protrasse anche nel nostro comune dal 1799 al 1814 introdusse anche l’innovazione della coscrizione.
Coscrizione significava arruolamento di giovani fucecchiesi nell’esercito francese di Napoleone. Questa “innovazione” suscitò proteste più o meno larvate, ma soprattutto tanta antipatia nei confronti di Napoleone e della Francia.
Come avveniva il reclutamento?
Il governo francese preposto al Granducato di Toscana trasmetteva al Vicario oppure al maire un ordine scritto in cui si prescriveva l’arruolamento di un determinato numero di giovani.
Ad esempio, il 29 gennaio 1808, giunse al nostro Vicario l’ordine di reclutare 200 giovani da destinarsi al servizio militare. Molti furono i giovani richiamati nell’ambito della giurisdizione del Vicariato che comprendeva sei comuni (Fucecchio, Santa Croce, Castelfranco, S. Maria a Monte, Montecalvoli, Montopoli), ma la maggior parte tentò di imboscarsi chiedendo di vestire l’abito di seminaristi (i seminaristi erano esentati dal servizio militare).
Il governo francese non tardò ad accorgersene e per scoraggiare i sacerdoti compiacenti adottò una misura draconiana: proibì tassativamente al clero la QUESTUA in denaro e in altri generi nelle chiese e fuori di esse. La chiusura di questo importante rubinetto di entrate per le chiese locali indusse a più miti consigli tutti i sacerdoti. E l’imboscamento dietro gli abiti dei seminaristi e dei novizi ebbe termine.
Ne seppe qualcosa il Montanelli Brunone che dovette seguire Napoleone nella battaglia di Lutzen in Germania Orientale nel 1813. La battaglia contro Russi e Prussiani fu vinta da Napoleone; ma il povero Brunone poté rientrare a Fucecchio soltanto nel 1816, mentre Napoleone si trovava già da un anno nell’isola di S. Elena.
1799 - Palazzo Pretorio: la fine degli stemmi
Le facciate di molti Palazzi Pretori della Toscana sono ancor oggi tappezzate di stemmi gentilizi in pietra, in marmo, in ceramica. La facciata del Pretorio di Fucecchio, invece, è nuda. Perché?
Nel 1799 Fucecchio “era in mano” dei francesi di Napoleone.
I Fucecchiesi si erano divisi in due fazioni: quella dei filo-francesi, chiamati “i patrioti” (sic), e quella degli antifrancesi.
A maggio gli antifrancesi avevano abbattuto l’Albero della Libertà innalzato dai “patrioti” per organizzarvi, intorno, una grande festa. L’ordine venne ristabilito da un contingente di soldati francesi di stanza ad Empoli comandati dall’ufficiale Expert.
Il 10 giugno 1799 i nuovi padroni, i napoleonici, fecero demolire la Cappella del carcere vicariale, al piano terra del nostro Pretorio, e ne fecero rimuovere tutti gli stemmi dalla facciata e dalle pareti interne.
Ecco perché la facciata del nostro Pretorio è nuda.
1799 - Fine del Governo francese
Nella seduta consiliare del 10 giugno vennero fatti registrare i 400 scudi donati ad Expert e i 63 che erano stati spesi per far rimuovere dal Palazzo Pretorio tutti gli stemmi gentilizi come era stato prescritto dal Commissario del Governo Francese.
Fortunatamente per noi si formò in Europa una seconda coalizione antifrancese.
L’8 luglio 1799 finì il Governo francese: i francesi si ritirarono molto velocemente dalla Toscana.
Pochi giorni dopo rientrò a Firenze il granduca Ferdinando III.