A partire dal 1113, l’anno in cui si estinse la dinastia dei conti Cadolingi di Fucecchio, si misero in luce i Guilliccioni, nobili cavalieri, che costruirono le loro abitazioni nel luogo detto della Volta, cioè lungo l’ampia curva che congiunge via S. Giovanni con via Guglielmo S. Giorgio.
I Guilliccioni, per la posizione delle loro case poste sulla curva (volta o svolta) assunsero il nome di Della Volta.
Per oltre due secoli, dal 1100 al 1300, i Guilliccioni o Della Volta avevano dominato la vita politica locale e si erano arricchiti prestando i quattrini ai Comuni vicini ed imparentandosi, per mezzo di matrimoni combinati, con alcune nobili famiglie fiorentine, come gli Adimari e i Frescobaldi.
Dichiarati magnati essi furono esautorati; si ribellarono allora al Comune popolare. Il Comune confiscò i loro beni e fece incendiare molte loro case. I Della Volta più turbolenti furono cacciati dal castello. Questa sorte toccò anche a Pietro detto Montanello da cui ebbero origine le famiglie che da allora abbandonarono il cognome Della Volta per assumere quello di Montanelli. Da questo ceppo Montanelli sono discesi Giuseppe, primo ministro del Granducato di Toscana nel 1848-1849, e Indro Montanelli, giornalista-scrittore e titolare della omonima Fondazione con sede nel Palazzo Montanelli Della Volta.
Nel 1500 i pronipoti di Pietro Montanello poterono rientrare a Fucecchio. E nell’area delle loro case antiche lungo la famosa svolta fecero costruire l’attuale Palazzo.
Nel 1776, quando Giovan Battista Feliciano Montanelli Della Volta ottenne il diploma di nobiltà, il Palazzo risultava costituito da tre piani nei quali si trovavano 39 stanze. Vi erano inoltre le cantine, le stalle, i granai, un cortile e una cisterna. Il Palazzo che poggia su di una superficie di 1500 metri quadrati valeva allora 3.870 scudi.
Il Palazzo appartenne ai Montanelli fino all’inizio di questo secolo. Ai Montanelli sono subentrati in ordine di successione: Moriani Francesco, Lapi, contessa Maccarani, Comune di Fucecchio.
Nel 1970 il Palazzo era un ammasso di macerie. Esso fu salvato da un intervento della Soprintendenza che ne ricostruì ex novo il tetto.
Nel 1990 il Comune ha concesso il Palazzo in comodato all’associazione Gli Amici Del Centro Storico. Questa Associazione si è avvalsa dell’opera di volontariato dei contradaioli di S. Andrea e dei fondi messi a disposizione da Indro Montanelli per restaurare nell’arco di tre anni tutto il fabbricato dove hanno trovato la loro sede:
- la Contrada di S. Andrea che occupa tutti gli scantinati ridotti a ristorante e il piano terra adibito a sede;
- la Fondazione Montanelli-Bassi che occupa tutto il primo piano.
1500 - Gare di incanto
Le gare di incanto o di asta si svolgevano nell’attuale piazza Vittorio Veneto sopra un piccolo palco di legno posto sotto l’immagine affrescata di S. Cristoforo.
L’affresco di S. Cristoforo, simbolo di pace, era dipinta sulla facciata del Palazzo Comunale che si innalzava di fronte all’ancor presente Palazzo Pretorio.
Il giorno della gara di incanto il banditore faceva il giro delle vie del paese; ogni tanto si fermava, suonava la tromba per richiamare l’attenzione dei fucecchiesi e poi leggeva a voce alta il bando: informava cioè in quale ora della giornata si sarebbe svolta la gara d’incanto e secondo quali modalità.
All’ora stabilita, alcune persone incaricate dal Comune salivano sul piccolo palco posto sotto l’immagine di S. Cristoforo e da lì gettavano a terra, sul lastrico, un’asta chiamata beculo, oggi bacolo, che veniva raccolta da chi aumentava l’offerta precedente.
1500 - Francesi a Fucecchio
Nel quadro delle guerre di predominio sull’Italia, fra Spagna e Francia, la Toscana diventò territorio di passaggio ora per i francesi e ora per gli spagnoli.
Il passaggio di queste truppe straniere significava saccheggio e distruzione delle campagne e dei villaggi.
La Repubblica Fiorentina (Signoria dei Medici) era militarmente debole e perciò non poteva rifiutare il passaggio delle truppe straniere; anzi, i Commissari della nostra Repubblica impartivano ai comuni interessati l’ordine di fornire alloggi e qualche volta vettovagliamenti per le truppe e foraggi per i cavalli.
La Repubblica si impegnava a risarcire le spese, ma i risarcimenti non venivano quasi mai pagati.
Proprio nel 1500 Fucecchio dovette ospitare truppe francesi con 1500 cavalli. Molto difficoltoso risultò il reperimento dei foraggi per quei 1500 equini. L’indomani, fortunatamente, le truppe ripartirono in direzione della Lombardia.
1500 - Divertimenti del XVI secolo
I passatempi prediletti dai nostri progenitori erano costituiti da quei giochi che venivano praticati o in osteria o in casa o all’aperto.
Si giocava a carte (a primiera), a dadi, a piastrella e a palla.
Chi non riusciva a smaltire le proprie angosce esistenziali con i giochi, si ubriacava o si sollazzava con le prostitute che bazzicavano le osterie o che ricevevano i propri clienti nelle abitazioni di qualche tenutaria.
Anche gli stagionali spettacoli teatrali costituivano per molti una fonte di divertimento.
Un’altra inesauribile fonte di svago era costituita dalle feste con processione e dalle cerimonie religiose come le novene, i tridui, i Te Deum, le prediche, le Quarant’ore.
Un tipo di divertimento praticato con voluttà inusitata dai fucecchiesi era lo scherzo o burletta.
La domenica del 16 marzo, di notte, 5 amici tesero una corda attraverso una strada in discesa mentre stavano sopraggiungendo alcuni loro conoscenti che erano stati a pescare, di frodo, nel Lago di Fucecchio (Padule). I 5 burloni cominciarono ad urlare contro i pescatori di frodo. Questi ultimi, credendo di essere stati scoperti dalle guardie del Lago, imboccarono la strada in discesa di corsa, urtarono contro la fune tesa e capitombolarono per terra. Uno dei caduti si infilzò nella propria zagaglia (piccola lancia con punta di ferro) e morì.
1515 - Lago Nuovo: stato di degrado
Nel 1515 le condizioni del Lago Nuovo erano veramente disastrose.
I danni provocati dal Lago erano incalcolabili.
L’aria era ammorbata; gli ulivi delle colline che scendevano nel Padule si erano ammalati; tutto il bacino si era riempito di mota e non vi si poteva pescare; il poco pesce pescato aveva un sapore disgustoso.
Intanto la famiglia Medici di Firenze, animata dal desiderio di diventare proprietaria di vasti latifondi, cominciò a prendere in seria considerazione l’idea di acquistare il Lago Nuovo per ridurlo a terreno coltivabile tramite prosciugamento del Lago Nuovo.
Patrocinatore di questo affare era Giovanni de’ Medici, all’epoca papa Leone X. Per realizzare questo suo disegno si servì di sua cognata, donna Alfonsina Orsini vedova Medici.
1515 - Alfonsina Orsini
Alfonsina Orsini aveva sposato Pietro il Fatuo, figlio di Lorenzo de’ Medici. Dal loro matrimonio era nato Lorenzo. Agli inizi del 1500 donna Alfonsina rimase vedova.
La famiglia Medici, consigliata da papa Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, mirava ad allargare le sue proprietà terriere. Papa Leone X suggerì di acquistare il Lago Nuovo (il Padule) e di prosciugarlo. Il Padule prosciugato avrebbe offerto una grandissima superficie coltivabile.
Poiché il papa non poteva trattare in prima persona questo affare, si servì della cognata Donna Alfonsina, vedova.
Firenze era dispostissima a vendere il Padule, ma non avrebbe mai concesso il permesso di abbassare la pescaia - lo sbarramento che impediva alle acque palustri di raggiungere l’Arno - per ottenere il prosciugamento del bacino del Padule senza il consenso dei Comuni del Valdarno e soprattutto del comune di Fucecchio. Firenze era stufa delle grane sollevate continuamente dai comuni della Valdinievole e da quelli del Valdarno.
Prima di rendere esecutivo il progetto della Famiglia Medici occorreva convincere il comune di Fucecchio a dare il suo assenso all’abbassamento della pescaia di Ponte a Cappiano.
Alfonsina, sapientemente pilotata, chiese ed ottenne la cittadinanza fucecchiese. In pochissime settimane la vedova convinse i nostri amministratori sulla convenienza derivante dalla bonifica del Padule: promise un quarto delle terre prosciugate ed assicurò che i nostri pescatori avrebbero triplicato il loro pescato.
Dal 5 al 15 settembre 1515 Donna Alfonsina fece sottoscrivere a tutti i comuni rivieraschi del Padule gli accordi relativi al prosciugamento del Lago Nuovo.
Sulla base di questi accordi, Firenze, in data 3 ottobre 1515, ordinò l’abbassamento della pescaia di Cappiano. Le acque del Lago Nuovo poterono finalmente defluire nell’Arno.
Il 15 novembre del medesimo anno, Donna Alfonsina stipulò con Firenze un affitto quinquennale del Lago Nuovo, delle calle di Cappiano,del monopolio della pesca e della concessione delle licenze; inoltre si impegnò ad inviare ogni anno a Firenze 22 tonnellate di pescato (lucci, tinche ed anguille).
Sotto la saggia amministrazione di Donna Alfonsina cominciò per i contadini e per i pescatori del bacino del Padule una vera e propria Età dell’oro. Le ragioni che consentirono il verificarsi di un’età dell’oro sono due:
1- le decisioni prese da donna Alfonsina;
2- il metodo usato per far rispettare il Regolamento prescritto.
Le DECISIONI prese da donna Alfonsina per ridurre il perimetro del Lago Nuovo e guadagnare così terreni coltivabili e non ammorbati da aria putrescente furono tre:
1- fece demolire le pescaie di Cappiano;
2- fece costruire ex novo il Fosso della Madonna, largo e profondo, nel quale vennero convogliate le acque degli immissari del Padule;
3- fece scavare tanti canaletti per impedire il ristagno delle acque che avrebbero ammorbato l’aria.
Grazie a questi tre interventi i terreni coltivabili rimanevano scoperti per tutto l’anno; i pesci provenienti dagli immissari finivano tutti nel Fosso della Madonna; e nel medesimo fosso finivano tutte le anguille provenienti dal mare.
Il rispetto del Regolamento venne garantito dall’assunzione di due fattori ben retribuiti e alloggiati nel Casone di Stabbia.
Un fattore controllava il tratto di bacino compreso fra Stabbia e Ponte a Cappiano; L’altro fattore controllava il rimanente bacino.
L’acqua corrente del Fosso della Madonna impediva l’ammorbamento dell’aria.
I due fattori impedivano la pesca di frodo e di conseguenza l’estinzione del patrimonio ittico del Padule.
I contadini della Valdinievole, grazie ai nuovi terreni ricavati dal Padule prosciugato, realizzarono raccolti di grano e di biade talmente grandiosi che non si sapeva dove riporli. Per immagazzinare il grano invenduto, nonostante l’abbassamento dei prezzi, furono scavate ben 40 buche (silos) nel Palazzo di Stabbia dove risiedevano i due fattori di Donna Alfonsina.
L’abbondanza della raccolta di biade e di fieni indusse moltissimi contadini ad allevare vacche, pecore e porci. Non si era mai visto in Padule un così gran numero di bestie.
Il mercato della carne da macello diventò così fiorente che dovettero essere ripristinate antiche strade per poter raggiungere i mercati di Empoli e di altre località dei dintorni.
Ed anche chi non praticava l’allevamento poteva mangiare tanta carne perché i prezzi erano molto bassi.
I pescatori furono addirittura più fortunati dei contadini. In nessuna epoca della storia furono catturate tante centinaia di quintali di anguille come in quella di Donna Alfonsina. Queste anguille , oltre che a Firenze, venivano vendute perfino a Milano e a Roma. Ed era tale l’abbondanza del pescato che si rese necessaria la costruzione di vivai disseminati un po’ dappertutto per assicurare a Firenze e ad altre città l’approvvigionamento ittico nel periodo della Quaresima.
Inoltre tutti i contadini avevano in casa decine di chilogrammi di anguille sotto sale.
L’età dell’oro durò soltanto tre anni.
Poiché Donna Alfonsina non aveva potuto provvedere nei tempi previsti, al pagamento dei canoni pattuiti, la Repubblica di Firenze mise all’asta il Padule in data 25 febbraio 1518.
I Medici si aggiudicarono l’asta per 2.500 scudi.
Donna Alfonsina di lì a pochi mesi morì. E anche il figlio Lorenzo, sempre nel 1519, passò a miglior vita.
Poco dopo i Medici vennero cacciati da Firenze e si aprì per il nostro Padule un’altra pagina, nera, della sua storia.
1523 - Massarella si ripopola
Le devastazioni di Castruccio Castracani, avvenute tra il 1320 e il 1328, e la morìa provocata dalla peste del 1348 indussero i pochi sopravvissuti di Massarella all’esodo.
Qualche massigiano si rifugiò a Fucecchio e qualche altro nella città del suo vescovo: Pistoia.
Qualche pescatore forestiero si insediò in Cavallaia allorché il Padule venne ridotto a Lago Nuovo (1435) e poi a Lago di Fucecchio (1549).
L’avvio al ripopolamento delle colline delle Cerbaie di cui Massarella fa parte fu dato dalla nostra amministrazione comunale a partire dal 1500.
Le Cerbaie erano una proprietà del Comune. I nostri amministratori provarono a concederle in affitto.
Nel 1523, tramite una gara di incanto, il nostro Comune cedette in affitto al ricco Bastiano di Giovanni di Vito tutta l’area dell’ex castello di Massarella.
Bastiano doveva corrispondere al Comune di Fucecchio 4 quintali di grano ogni anno.
Nel contratto di concessione Bastiano si impegnò a non asportare mattoni dalle mura dell’ex castello e a non tagliare gli alberi esistenti, né quelli piccoli né quelli di grandi dimensioni.
L’affittuario, Bastiano, arruolò diverse famiglie di contadini in cerca di lavoro e le fece insediare a Massarella.
La medesima operazione venne compiuta da un altro affittuario: il Lampaggi. E anche il Lampaggi fece insediare altre famiglie di agricoltori nel territorio dell’ex Comune rurale di Massarella.
Iniziò così il ripopolamento di Massarella.
1526 - Pala della cappella battesimale della chiesa Collegiata
Sabato 8 aprile 1995 è stata ricollocata sopra l’altare della Cappella Battesimale della Collegiata la pala restaurata da Sandra Pucci e da Pietro Gori.
La pala, mt 5x2, si compone di due parti sovrapposte:
- la parte in basso rappresenta la Sacra Conversazione e mostra la Vergine col Bambino circondata da 4 santi: S. Giovanni Battista e S. Marco a sinistra; S. Pietro e S. Andrea, a destra;
- la parte in alto rappresenta il Battesimo di Gesù.
La pala apparteneva alla Compagnia di S. Giovanni Battista che l’aveva commissionata ad un pittore il 10 giugno 1526.
A seguito della soppressione della medesima Compagnia avvenuta nel 1783, la pala venne assegnata al Capitolo della Collegiata che la destinò alla Cappella Battesimale della nuova Collegiata che venne inaugurata il 3 ottobre 1787. La pala venne collocata nella Cappella attuale il 2 giugno 1790.
Sul nome dell’autore del dipinto sono state fatte soltanto delle ipotesi:
- il pittore fucecchiese Alessandro Masini, autore della Relazione delle pitture esistenti nella Diocesi di S. Miniato, l’attribuisce a Giovanni Antonio SOGLIANI;
- Il Berenson l’attribuisce a MICHELE di Ridolfo del Ghirlandaio. Analoga l’attribuzione di Mara Roani Villani;
- Laura Pagnotta l’attribuisce a Pier Francesco FOSCHI, uno del gruppo del Maestro della Carità di Copenaghen, al secolo Giuliano Bugiardini. Questa attribuzione sembra la più accreditata.
Le spese del restauro sono state sostenute dalla Fondazione Montanelli-Bassi (Presidente l’avv. Piero Malvolti) e dal Rotary Club (Presidente il dott. Giuseppe Bertoncini).
1527 - Oratorio di S. Rocco extra muros
L’11 marzo 1525 gli Anziani ed il Vessillifero del Comune stabilirono e stanziarono una certa somma, pari a “libras duecentum denariorum” per la costruzione di un Oratorio dedicato a S. Rocco, il santo della peste, da edificarsi fuori delle mura del castello, nel luogo dove ora si trova la chiesa di S. Maria delle Vedute.
Questo Oratorio venne chiamato S. Rocco extra muros per distinguerlo da quello esistente allora in Piazza Maggiore detto comunemente Oratorio di S. Rocchino.
L’Oratorio di S. Rocco extra muros venne costruito nel 1527 e vi si accedeva passando sopra un ponticello. Sempre nel 1527 il Comune istituì l’Opera (Consiglio di Amministrazione) di S. Rocco extra muros che gestiva le entrate e la manutenzione dell’Oratorio.
Nonostante gli stanziamenti annuali del Comune, il fabbricato, a partire dal 1650, cominciò a dare segni di decadimento.
Nel 1688, a seguito di una visita pastorale, il vescovo di S. Miniato ingiunse l’interdizione dell’Oratorio se nel volgere di 4 mesi non si fosse provveduto ai lavori di restauro di cui l’Oratorio abbisognava. Naturalmente si provvide immediatamente ai lavori del caso.
Il 18 maggio 1730 vi venne traslata l’immagine della Madonna delle Vedute. Subito dopo iniziarono i lavori di riduzione dell’Oratorio in chiesa a tre navate.
1529 - Attavani, capitano della Repubblica di Firenze, a Fucecchio
Fra il 1521 e il 1544 ci furono ben quattro guerre fra il re di Francia, Francesco I, e l’imperatore Carlo V che per una serie di circostanze favorevoli - eredità e matrimonio - poté esercitare il suo domino su Spagna, Regno di Napoli con la Sicilia e la Sardegna, nuove terre d’America, Austria, Boemia,Ungheria, Fiandre, Artois, Franca contea.
Nel 1527, mentre era in corso la seconda delle quattro guerre, i Fiorentini, approfittando delle difficoltà in cui si trovava il papa mediceo Clemente VII, nemico di Carlo V, cacciarono nuovamente i Medici e restaurarono la Repubblica.
Papa Clemente VII, per effetto delle ripetute sconfitte subite, fu costretto ad abbandonare gli alleati e a stipulare con l’imperatore, nel 1529, il pesante Trattato di Barcellona.
Al Trattato di Barcellona fecero seguito la Pace di Cambrai (1529) fra tutti i belligeranti ed il Congresso di Bologna (1529-1530).
Per effetto del Trattato e della susseguente Pace, Carlo V era diventato anche Re d’Italia.
Nel Congresso di Bologna fu ridisegnato l’assetto politico che l’Italia avrebbe dovuto assumere visto che era diventata un Regno. Naturalmente venne decretata la fine della Repubblica di Firenze di cui faceva parte integrante anche il Comune di Fucecchio. I Fiorentini non accettarono il dictat e si disposero alla guerra contro l’esercito di Carlo V.
Verso la fine del 1529 Firenze mandò a Fucecchio il Capitano della Repubblica Fiorentina, Attavani.
Il Capitano ispezionò per cinque giorni il nostro castello e vi predispose la truppa per una eventuale resistenza da opporre all’esercito spagnolo.
Dall’ispezione, però, risultò che gli uomini e le munizioni erano insufficienti per opporre una valida e lunga resistenza.
Gli spagnoli, infatti, poterono saccheggiare e distruggere a loro piacimento le nostre campagne.
Poco dopo anche Firenze, attaccata dall’esercito imperiale e pontificio comandato da Filiberto d’Orange, per quanto eroicamente difesa dai suoi cittadini fra cui Michelangelo e Francesco Ferrucci, fu costretta dopo dieci mesi di assedio ad arrendersi , grazie anche al tradimento di Malatesta Baglioni.
Il governo di Firenze fu affidato nel 1530 ad Alessandro de’ Medici, figlio naturale di Lorenzo il Magnifico.
Nel 1532 Alessandro ottenne il titolo di duca. La Signoria di Firenze diventò un Principato.
A nulla era dunque valsa l’ispezione del Capitano Attavani.
Fucecchio, che aveva già fatto parte della Repubblica e poi della Signoria di Firenze, diventò distretto del Principato di Firenze.