IL TERRITORIO COMUNALE DALLA PREISTORIA ALLA STORIA
Il nostro territorio comunale ha ospitato per brevissimi periodi nelle boscaglie delle Cerbaie, ricche di selvaggina, gruppi di uomini primitivi del mesolitico, del neolitico e dell’età del bronzo.
A partire dal primo secolo dopo Cristo, al tempo dell’Impero Romano, la parte pianeggiante del nostro territorio comunale fu divisa in centurie come potrai vedere dalla cartina. Queste centurie vennero assegnate a coloni romani. I coloni si insediarono stabilmente nel nostro territorio e i loro discendenti vi sarebbero rimasti molto volentieri se non fossero stati spazzati via dalle crisi economiche, politiche e militari che sconvolsero l’Impero Romano.
Il territorio di Fucecchio dentro l’Impero Romano d’Occidente
Nel 395, l’anno in cui l’Impero Romano venne diviso in Impero Romano d’Occidente ed in Impero Romano d’Oriente, di coloni romani , a Fucecchio, non ce ne erano più. Le loro tracce vennero spazzate via dalle ricorrenti invasioni barbariche o ricoperte dalle frequenti alluvioni dell’Arno e del Padule.
Secondo il Ceseri Frullani (1536-1626), autore del libro GL’AVVENIMENTI DEL LAGO DI FUCECCHIO E MODO DEL SUO GOVERNO, le risorse ittiche del nostro Padule non erano sfuggite all’attenzione dei romani. Quasi sicuramente nei primi secoli dell’Impero essi avevano favorito la nascita di insediamenti di pescatori lungo il perimetro del Padule medesimo. Il Frullani era convinto che i 21 castelli – villaggi fortificati – sorti nel bacino dell’area del Padule fossero stati costruiti dai romani. E fra questi 21 castelli o masse c’era anche quello di Massa Piscatoria (Massarella).
Se questo fosse vero, un insediamento umano – quello di Massarella – sarebbe sopravvissuto alle crisi dell’Impero romano.
Il territorio di Fucecchio passa agli Eruli dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente
L’anno 476 segna la fine dell’Impero Romano d’Occidente: il nostro territorio, anche se disabitato, faceva parte di questo Impero.
Rimase in vita quello di Oriente che aveva la sua capitale nella lontanissima Costantinopoli.
La fine dell’Impero d’Occidente segnò l’inizio di un’epoca tragica per chi abitava nell’Italia.
Le invasioni barbariche che avevano preceduto la fine dell’Impero Romano di Occidente avevano provocato la fine delle città come centri di amministrazione, la morte dei mercati e dell’agricoltura.
Per fortuna nel nostro territorio non vi erano insediamenti umani (se fosse sopravvissuto quello di Massarella avrebbe sofferto in misura lieve delle condizioni tragiche in cui si trovò tutto il resto dell’Italia perché reso quasi inaccessibile alle invasioni barbariche dalle condizioni del territorio palustre).
Il resto dell’Italia dovette sopportare dal 476 al 493 la dominazione degli Eruli di Odoacre che ebbe il merito di far rinascere l’agricoltura.
Il nostro territorio ancora disabitato passa sotto il Regno degli Ostrogoti
Dal 493 al 555 l’Italia venne governata da sei Re Ostrogoti (*) che favorirono la rinascita dell’agricoltura e che tennero in vita le leggi e le istituzioni romane.
Il nostro territorio era allora disabitato. Degli Ostrogoti non esiste perciò nessuna traccia nel nostro territorio.
(*) I re Ostrogoti che governarono l’Italia:
493-526 Teodorico
526-535 Amalasunta
535-536 Teodato
536-540 Vitige
541-552 Totila
552-553 Teia
Il nostro territorio disabitato passa sotto i Bizantini
Nel 555 tutta l’Italia venne conquistata dai Bizantini. Gli Ostrogoti non poterono più governarci.
I Bizantini erano i romani dell’impero d’Oriente. Era stato l’Imperatore romano d’Oriente, Giustiniano, che aveva scatenato delle guerre per ricostituire l’antico Impero Romano. I bizantini posero la loro capitale a Ravenna.
È probabile che i 21 castelli del Padule, abbandonati forse al tempo degli Eruli e degli Ostrogoti, si siano ripopolati. Se questo fosse vero, i Massigiani avrebbero subito la dominazione dei Bizantini, quasi sicuramente peggiore di quella degli Ostrogoti.
Il nostro territorio, dopo una guerra di 20 anni, passa sotto il Regno dei Longobardi
Nel 568 l’Italia governata dai Bizantini venne invasa da 120.000 barbari Longobardi. I Bizantini non riuscirono a fermarli.
Non fu agevole per i Longobardi conquistare le nostre Cerbaie energicamente difese dai Bizantini di stanza a Pistoia. Le Cerbaie costituirono addirittura la linea del fronte di guerra fra Longobardi, provenienti da Lucca, e Bizantini.
Soltanto nel 593, dopo venti anni di piccole battaglie, i Longobardi ebbero ragione dei Bizantini. Se i 21 castelli di origine romana sul perimetro del Padule fossero veramente esistiti, sicuramente nel ventennio di guerra 573-593 sarebbero stati abbandonati dai loro abitanti e sarebbero stati distrutti dai Longobardi.
I nuovi barbari occuparono e governarono con i loro re* l’Italia settentrionale, parte dell’Italia centrale e i ducati di Spoleto e di Benevento. Essi scelsero come capitale la città di Pavia.
(*) I re longobardi che governarono anche la Toscana dal 568 al 774
568-573 Alboino 1°
573-574 Clefi 2°
574-584 interregno
584-590 Autari 3°
590-615 Agilulfo 4°
615-625 Adolaldo 5°
625-636 Arioaldo 6°
636-652 Rotari 7°
652-712 anarchia
712-744 Liutprando 8°
744-749 Rachis 9°
749-766 Astolfo 10°
757-774 Desiderio 11°
Mentre i Longobardi cercavano di sottrarre tutta l’Italia ai Bizantini, nacque e si andò diffondendo anche in Italia il monachesimo. In Arabia, nel 622, nacque una nuova religione che si diffuse a macchia d’olio anche nelle ex province meridionali dell’Impero Romano: la religione musulmana.
L’arrivo dei Longobardi, la nascita del monachesimo cristiano e della religione musulmana nel giro di un secolo e mezzo si riveleranno determinanti per la nascita di Fucecchio.
766 - Cappiano nasce con due secoli di anticipo su Fucecchio
I longobardi, a partire dal 600 si erano convertiti in massa al cattolicesimo per merito della loro regina Teodolinda. Il loro obiettivo principale era quello di sottrarre tutta l’Italia ai Bizantini e di esercitare la loro leadership sul pontefice.
I papi non volevano che i longobardi conquistassero tutta l’Italia perché temevano di diventare loro servi. I pontefici avevano piacere che i Bizantini rimanessero in Italia perché soltanto loro avrebbero potuto fermare i longobardi protesi alla conquista di tutta l’Italia.
I monaci benedettini erano molto preoccupati per le malattie morali e spirituali che avevano colpito soprattutto i Papi. Inoltre si erano resi conto che il potere esercitato dagli eruli, dagli ostrogoti e dai longobardi poteva provocare la morte definitiva della cultura e della civiltà greco-romana. I monaci si erano prefissi perciò tre obiettivi:
- impedire alla Chiesa dei papi e dei vescovi di compiere delle pericolose sbandate spirituali;
- salvare la cultura greco-romana sopravvissuta alle distruzioni dei barbari;
- ripristinare le attività agricole ed artigianali così come ci erano state trasmesse dalla civiltà greco-romana.
Gli Arabi, riscattati dal loro isolazionismo da Maometto e protesi alla conquista di tutto il bacino mediterraneo, esercitavano la pirateria anche sulle coste della Toscana. Lungo la costa tirrenica della toscana passava l’antica via Aurelia, opera della civiltà romana. I carriaggi longobardi e i pellegrini che la percorrevano per portarsi a Roma o a Lucca venivano quotidianamente depredati dai pirati arabi. Le navi di questi predoni erano attraccate a poche centinaia di metri dalla costa. I pirati caricavano il bottino sui loro barconi e lo scaricavano poi sulle navi.
Per qualche anno i longobardi avevano cercato di assicurare una protezione militare ai carriaggi delle merci e ai pellegrini che percorrevano l’Aurelia lungo la costa tirrenica della Toscana. Ben presto si resero conto che questa operazione era impossibile. E allora disegnarono il tracciato di una strada nuova che passava all’interno della Toscana dove i pirati non potevano giungere. La nuova via che raccordava Lucca con Siena e quindi con Roma si chiamò Via Romea.
Questa Via, proveniente da Lucca, raggiungeva Altopascio, proseguiva verso il Galleno, attraversava le boscaglie delle Cerbaie e si fermava nell’attuale Cappiano davanti alla all’Usciana, alias Gusciana. Siccome il letto dell’Usciana è stretto, i longobardi vi costruirono sopra un robusto ponte in legno. La Romea, superato il ponte, passava per l’attuale Fucecchio e raggiungeva un guado sull’Arno di cui non conosciamo l’ubicazione (è presumibile che si trovasse nella zona dell’attuale Pieve a Ripoli visto che anche lì c’era una chiesa pievana. Al di là dell’Arno la Romea si agganciava a Siena).
Lungo il tracciato di questa nuova via interna alla Toscana i longobardi costruirono anche delle poste per il riposo ed il cambio delle cavalcature. Una di queste poste venne realizzata in prossimità del ponte in legno di Cappiano.
Accanto alle poste per gli animali da trasporto vennero subito realizzati da privati, quasi sicuramente lucchesi, anche locande, ospitali (gli attuali Motel) per il pernottamento, botteghe artigiane e negozietti. La realizzazione di questi fabbricati era estremamente rapida. Non venivano usati i mattoni. Si fabbricavano delle capanne con pali, ramaglie, argilla, paglia e tavole di legno. Gli esercenti di locande, negozietti, botteghe dovettero provvedersi anche di capanna per uso abitazione. Questo centro di servizi intorno alla posta per cavalli si trasformò in un insediamento umano permanente.
L’anno 742 è una data storica per tutta l’umanità. Il fatto accaduto in quell’anno determinerà un cambiamento nella vita di tutta l’umanità che si protrarrà fino al 20 settembre 1870. I longobardi in quell’anno sottrassero con le armi l’esarcato e la pentapoli (l’Italia Centrale bizantina) ai Bizantini e li donarono al Papa. La Santa sede diventò uno stato. Il Papa cominciò ad esercitare anche il potere temporale. Nel 742 possiamo veder disegnati sulla carta d’Italia tre stati: il regno Longobardo; lo stato Pontificio, il regno bizantino.
Nel 742 arrivò a Lucca dalla Palestina il Volto Santo di Gesù. Il Volto Santo diventò oggetto di venerazione, richiamò moltissimi pellegrini e valorizzò ulteriormente la via Romea e soprattutto i luoghi delle poste o stazioni. Poiché l’insediamento di Cappiano cresceva a vista d’occhio, la diocesi di Lucca molto interessata alle fortune della Via Romea dotò questa stazione cappianese di una chiesa addirittura pievana, di una chiesa cioè dove si potevano battezzare coloro che volevano diventare cristiani.
La chiesa venne intitolata a S. Pietro. La sua presenza è documentata da un atto notarile del 766. Da questo atto risulta che il prete di Cappiano, Teudiprando, nome di chiara origine longobarda, donò alla chiesa pievana di S. Pietro di Cappiano una casa in “tufo” ed un’altra sul monte “per rimediare all’anima sua”.
Il nostro territorio passa sotto il dominio dei Franchi
Nell’anno 774 il papa chiamò in Italia i Franchi perché lo liberassero dal pericolo di essere sottomesso dai Longobardi che miravano a conquistare tutta l’Italia, Stato Pontificio compreso. I Franchi accorsero immediatamente, sconfissero e sottomisero i Longobardi e diventarono i sovrani di tutta l’Italia Settentrionale e di quella Centrale ad eccezione dello Stato Pontificio.
Ai Longobardi rimasero soltanto i ducati di Spoleto e Benevento. I Bizantini continuarono a governare l’Italia meridionale e quella insulare.
Questo cambio di guardia favorì le fortune dei cappianesi che videro aumentare il numero dei carriaggi e dei pellegrini diretti a Roma ed anche a Parigi e passanti per Cappiano.
Il capo dei Franchi, Carlo Magno, analfabeta, ma politicamente saggio e militarmente forte, volle ridar vita all’Impero Romano di Occidente. E ci riuscì come potrete vedere dalla cartina politica annessa.
Nell’anno 800 la Chiesa Cattolica commise consapevolmente un errore, anzi un peccato ben più grave, a mio parere, di quello del povero Adamo: il papa incoronò Imperatore Carlo Magno con questa tragica formula . “In nome di Dio, io incorono te imperatore” La storia di tutta l’Europa sarà macchiata per un millennio dall’eresia contenuta in quella formula. Tradotta in soldoni quella formula significa: “Tu sei diventato imperatore perché Dio lo vuole. E se Dio lo vuole, tutto quello che farai sarà legittimo, buono, corrispondente ai Suoi disegni”.
Siccome Dio non sbaglia mai e l’imperatore era stato voluto da Dio, nemmeno lui, l’imperatore, poteva sbagliare. L’imperatore incoronato dal Papa diventava politicamente infallibile, come lo era il papa dal punto di vista dogmatico.
Il nostro territorio, dopo l’anno 800, rimase inglobato nel Sacro Romano Impero – così venne chiamato l’impero di Carlo Magno.
Soltanto gli abitanti di Cappiano dovettero fare i conti con i nuovi ordinamenti amministrativi escogitati dall’imperatore Carlo Magno e conservati dai suoi discendenti. E’ presumibile che Cappiano fosse un possedimento del feudo di Lucca. I FEUDI furono la creatura amministrativa escogitata da Carlo Magno e tenuta in vita dagli altri imperatori carolingi:
800 – 814 Carlo Magno
814 – 840 Ludovico I - il Pio
840 – 849 Lotario
849 – 875 Ludovico II
875 – 877 Carlo II - il Calvo
881 – 888 Carlo III - il Grosso
896 – 899 Arnolfo di Carinzia
901 – 927 Ludovico III - il Cieco
Fucecchio durante il governo di questa lunga serie di imperatori carolingi non esisteva.
Soltanto Cappiano dal 927 al 955 fece esperienza delle atrocità dei barbari Unni provenienti dall’Asia Centrale. I re d’Italia, Ugo e poi Berengario, riuscirono ad arginarne l’avanzata soltanto due volte con il pagamento di pesanti riscatti in oro e in argento. I re d’Italia non disponevano di un esercito e per questo non avevano potuto contrastare militarmente le incursioni di questi barbari decisamente più crudeli dei nazisti.
Le stragi degli Ungari finirono nel 955 perché l’imperatore del Sacro Romano Impero ne sterminò centomila in una memorabile battaglia. Dopo questa biblica disfatta gli Ungari si ritirarono definitivamente nella Pannonia (Ungheria).